Solita premessa: si tratta degli album – usciti nel 2023 – che ho più ascoltato. Non necessariamente quelli più belli, ma quelli che sono piaciuti di più a me.
Electric Jihad Dictator Ship
Hard rock al fulmicotone dalla Svezia. Mi ricordano un po’ gli Urge Overkill di Saturation e già questo da solo è un immenso complimento (dato che considero Saturation uno dei miei album preferiti in assoluto).
John Mellencamp Orpheus Descending
Un ritorno inatteso, per la piacevolezza delle soluzioni musicali che rimandano ai classici di Mellencamp ma anche per testi ispirati e significativi.
The Kills God Games
I Kills li ho sempre adorati, almeno a partire da No Wow per cui ho parlato di attitudine punk, non in senso di approccio politico (alla Clash) ma piuttosto di nichilismo strafottente che non cerca di piacere ma a cui importa di piacersi nello sputare in faccia soluzioni volutamente non belle ma musicalmente maledettamente interessanti. Nonostante sia Jamie Hince sia Alison Mosshart si siano non poco infighettati e le loro soluzioni musicali sono diventate più limate e complesse, restiamo sempre di fronte a loro a chiederci se, dietro quegli abiti firmati e quelle mise da party altolocato non ci siano alter ego di Patrick Bateman che attendono solo il momento giusti per accettarci e scuoiarci.
Agnese Toniutti John Cage: Sonatas and Interludes
Agnese Toniutti suona Sonate e Interludi di Cage su piano preparato con una sensibilità e una passione che non ho ritrovato da parte di altri interpreti. Un capolavoro della musica del Novecento che grazie all’interprete non mi stanco di riascoltare.
Natalie Merchant Keep Your Courage
Seguo – seppur discontinuamente – Natalie Merchant fin dai tempi dei 10.000 Maniacs e la cosa che sempre mi affascina è la sua capacità di proporre canzoni semplicemente (fin troppo) perfette: non è da meno quest’ultimo album in cui ogni canzone è un piccolo mondo musicale da assaporare.
Bully Lucky For You
Alicia Bognanno ci urla in ogni canzone di questo album disagio e rabbia, dolore personale e lotte universali. Il tutto con ritmiche serrate e volumi a manetta. L’album più “rock” del mucchio.
Volker Lankov Music for Sleepy Times
Drone music infarcita di field recordings. Una musica volutamente di sottofondo. Anche se a me piace particolarmente ascoltarla di sera, per rilassarmi dopo una giornata stressante o come sfondo di una lettura non troppo impegnata.
Ryuichi Sakamoto 12
12 è l’ultimo album di Sakamoto prima della sua morte. È composto da 12 brevi riflessioni poetiche in musica registrate tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 (il titolo di ognuna è la data). Il compositore, consapevole di essere arrivato al termine della propria vita, non cerca effetti ma semplicemente un rapporto intimo con i suoni e con coloro che vorranno ascoltarli.
Polaris Fatalism
Già nel 2020 avevo messo nel mucchio di fine anno il precedente Polaris – The Death of Me – e in realtà la formula non cambia granché con il nuovo album della band australiana un metal diviso tra spazi più lirici e assalti all’arma bianca del rumore. Una formula che comunque continua ad essere apprezzabile e che per ora non mostra segni di cedimento.
Black Country, New Road Live at Bush Hall
Come per altri album qui presenti in elenco ho saputo di questo album da Rumore (anche se poi nessuno dei giornalisti/editori ha segnalato né questo né gli altri album qui presenti nelle liste di fine anno). Live at Bush Hall è un album particolare, un live sì, ma di canzoni appositamente realizzate. Le vicende a seguito delle quali è stato realizzato sono così raccontate da Timothy Monger su Allmusic:
Pochi giorni prima dell’uscita della loro tanto pubblicizzata seconda uscita nel febbraio 2022, Black Country, New Road hanno assistito all’improvvisa uscita del loro frontman, Isaac Wood. Piuttosto che promuovere le canzoni dei loro primi due album senza di lui, la band art-folk britannica cancellò il loro primo tour americano e iniziò immediatamente a scrivere materiale diverso per popolare i live set. Il caos era già parte della mitologia della band e questo rapido passaggio ad una nuova fase si è rivelato più emozionante che dirompente. Invece di sostituire Wood, il sestetto ha ridistribuito le voci tra loro con il bassista Tyler Hyde, il sassofonista Lewis Evans e il tastierista May Kershaw come solista e gli altri tre membri – la violinista Georgia Ellery, il chitarrista Luke Mark e il batterista Charlie Wayne – che si sono uniti a loro. Questo vivace approccio pratico li ha portati attraverso numerosi tour e ha portato a uno dei rari eventi del rock: un album dal vivo di materiale completamente nuovo.
Live at Bush Hall che può praticamente essere ascoltato in maniera integrale su YouTube è un approccio splendidamente kurtweiliano al pop. Contemporaneamente musica “leggera” e “classica” che non mi stanco mai di riascoltare.
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