Finito di leggere il nuovo romanzo di Cormac McCarthy: Il passeggero (Einaudi). Non è (da solo) al pari di vette letterarie quali Meridiano di sangue o La strada (ho scritto un pezzo all’epoca dell’uscita di La strada sul Mucchio Selvaggio; la versione “extended” di quel pezzo può essere trovata negli archivi di questo blog, anche se, pubblicata a suo tempo su una diversa piattaforma, ha importato non so per quali motivi la foto di Apparat).
Il passeggero è la storia dell’amore impossibile di Robert (detto Bobby) Western per Alicia. Impossibile per tre motivi (in ordine crescente d’importanza):
- Alicia (per quanto genio matematico assoluto) è pazza e soffre di allucinazioni da quando ha avuto le prime mestruazioni che l’hanno vista internata a più riprese in istituti psichiatrici;
- Alicia è morta: si è suicidata per evitare contemporaneamente l’assunzione di farmaci debilitanti, la permanenza negli istituti e la convivenza con le persone che solo lei vedeva ad allestirle quotidianamente spettacoli deliranti;
- Alicia è sua sorella.
Entrambi figli di uno scienziato che ha partecipato alla realizzazione della bomba atomica, entrambi scienziati di rilievo (Bobby fisico). Entrambi costretti a dedicarsi ad altro e a non potere esprimere i loro sentimenti (nonostante sia le creature immaginarie che circondano Alicia sia quelle reali [?] che circondano Bobby siano perfettamente a coscienza di essi).
Dopo aver dilapidato buona parte della propria quota del patrimonio paterno in corse automobilistiche in Europa, Bobby si rifugia sotto la superficie dell’oceano recuperando relitti, ma è proprio da qui che partono gli avvenimenti del romanzo. Bobby e i suoi colleghi vengono chiamati a recuperare il relitto di un’aereo precipitato. L’aereo, sotto la superficie del mare, è ancora intatto, coi passeggeri ordinatamente seduti ai loro posti come se stessero ancora attendendo di sbarcare. Ma quando Bobby & Co. riescono ad entrare tagliando i portelli con la fiamma ossidrica scoprono che un passaggero (di quelli previsti dal piano di volo) è scomparso e che manca la scatola nera dell’aereo. Da quel momento agenti del governo iniziano a perseguitare in modo sempre più deciso e spietato Bobby e i suoi colleghi (che cominciano pure a morire). A confronto con quello in cui s’è imbattuto Bobby, il mistero dell’assassinio Kennedy è una bazzecola risolta in poche pagine. Ma si tratta di un mistero destinato a restare tale, mentre Bobby si divincola in maniere sempre più disperata tra le maglie del sistema.
Ed è proprio per questo motivo per cui (per ora) non inserirei Il passeggero tra le sue opere migliori: per la presenza di questi “sentieri interrotti” che contemporaneamente danno forma alla storia ma che alla fine restano irrisolti.
E quello del passeggero mancante non è l’unico “sentiero interrotto”: occorre menzionarne almeno un secondo: quello degli “operatori”. Che cosa siano gli “operatori” è spiegato splendidamente nel libro di Barbara O’Brien Operatori e Cose. Diario di una schizofrenica (Adelphi, 2021 – ma il libro originale è della fine degli anni ‘50): sono gli esseri immaginari che la mente dello schizofrenico crea come forma compensativa per i traumi che si trova ad affrontare. Questi esseri immaginari possono sprofondare ancora di più la mente nell’incapacità di distinguere (e gestire) la realtà, ma possono essere – come sono stati per l’autrice – un’ancora di salvezza suggerendole in forma metaforica mezzi per salvaguardare se stessa e la propria integrità mentale. Barbara O’Brien nel suo testo li definisce “operatori” perché pretendono di guidare la persona a cui appaiono. I capitoli che raccontano i flashback di Alicia (in corsivo) sono sempre dedicati al confronto tra Alicia e i suoi operatori, ed in particolare il Kid: una sorta di foca umanizzata. Anche Bobby, verso la fine della storia, riceverà una visita dal Kid ma pure all’inizio si rivolge ai suoi colleghi, mentre sono occupati dal tentativo di recupero del relitto dell’aereo sott’acqua, col termine “operatori”. Il fatto che anche Bobby veda il Kid o un altro essere che chiaramente non può essere reale (almeno a livello del sentire quotidiano e scientifico) ci fa domandare se anche gli altri operatori siano persone reali o immaginarie. E se fossero creature immaginarie? l’intera struttura ad intrigo della storia potrebbe forse rivelarsi la dimensione paranoica di una mente disturbata?
Questi sentieri aperti che lasciano il lettore sperduto nel bosco della narrazione ci impediscono (per ora) di dichiarare il livello dell’opera. Per ora, perché Il passeggero non è un’opera a se stante, ma il primo volume di un dittico di cui sembra già uscito ovunque tranne che in Italia il secondo e conclusivo volume: Stella Maris. Appuntamento dunque alla conclusione…

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