
Red Planet Blues è il romanzo di Robert J. Sawyer (autore canadese vincitore di Hugo e Nebula otre che di svariati altri premi) pubblicato nel n. 70 della collana Urania Jumbo di Mondadori ad agosto. Il romanzo è un noir fantascientifico ispirato a cinema e romanzi hard boiled della prima metà del Novecento anche se, in realtà, dopo l’inizio perfettamente in questo stile, si perde in una fin troppo cervellotica trama fantascientifica. Aspetta! Non ho già scritto di recente qualcosa di simile?
Ma certo! L’ho fatto a proposito di Irontown Blues di John Varley uscito nel numero di giugno di Urania! E, guarda caso, ritorna anche il “blues” nel titolo, e in entrambi non si tratta di una pensata dell’editor italiano ma i due titoli sono così anche in originale, anche se in realtà di musica non ce n’è né nel primo né nel secondo.
In realtà l’inizio di Red Planet Blues è divertente ed estremamente in tema. Nell’ufficio dell’unico investigatore privato dell’unica città marziana, New Klondike, entra la proverbiale “femme fatale” perché Alex Lomax accetti di indagare sul povero marito scomparso. In realtà Cassandra Wilkins non fa particolarmente fatica ad assumere il ruolo della “femme fatale” soprattutto perché è una “trasferita”, cioè ha fatto trasferire la sua coscienza dal corpo biologico e deperibile ad uno artificiale teoricamente indistruttibile e immortale e soprattutto con livelli assolutamente elevati di… bellezza fisica. Alex Lomax, nonostante sia un “biologico”, si è mantenuto in forma combattendo la bassa gravità e soprattutto ha una inguaribile passione per film e romanzi noir di cui conosce attori e battute. In realtà a trovare il marito (ovviamente smascherando il classico doppio gioco della femme fatale) Lomax ci arriva a pagina 101: cosa succede nelle restanti 282 pagine?
Nei ringraziamenti finali dell’autore veniamo a sapere che in realtà il romanzo era stato pensato come un racconto (Identity Theft), commissionato a Sawyer nel 2004 da Mike Resnick, che ha vinto il Premio UPC de Ciencia Ficción spagnolo dello stesso anno. Successivamente il racconto è stato ampliato aggiungendo tutto un complesso plot legato alla scoperta su Marte di fossili indigeni con un enorme valore sia scientifico sia collezionistico a cui danno la caccia la gran parte degli abitanti di New Klondike, in un contesto simile a quello della caccia all’oro statunitense. In particolare due esploratori privati erano nei decenni precedenti riusciti a scoprire una vasto giacimento di fossili – il Deposito Alfa – ma erano morti durante il rientro sulla Terra del loro terzo viaggio, apparentemente portando con se l’ubicazione del deposito. Tuttavia questo non ha impedito la costruzione della cupola che contiene New Klondike e l’arrivo dei cercatori che, fino agli eventi narrati da Sawyer, si sono dovuti accontentare degli scarsi ritrovamenti setacciando il bacino di Isidis Planitia (un’area con un diametro di circa 1.200 km). Ovviamente gli intrighi che deve sbrogliare Lomax (tutto sommato incluso quello iniziale) sono legati al ritrovamento del Deposito Alfa. E, per aumentare le dimensioni del romanzo, Sawyer cosa fa? Aggiunge personaggi: trasferiti potenziati, femme fatale come se piovesse, e sparatorie a gogo. E, parlando di sparatorie, in conclusione c’è un vero e proprio “showdown” tra praticamente tutti i personaggi rilevanti rimasti in vita (tenendo anche conto che diversi dati per morti poi rispuntano nella storia manco fossimo in un fumetto Marvel): una situazione che viene stiracchiata per pagine, anzi interi capitoli, una sorta di interminabile partita di pallone di Holly e Benji, con personaggi che spuntano fuori all’occorrenza come conigli dal cilindro.
Da questo punto di vista, Irontown Blues ha il vantaggio di avere dimensioni più contenute e personaggi più divertenti (come ad esempio il cane co-protagonista). Indubbiamente Red Planet Blues ha invece una ambientazione maggiormente credibile e tutto sommato ottimamente descritta: la “città di frontiera” New Klondike e gli effetti dell’atmosfera e della gravità marziana sugli esseri umani. Piccolo dettaglio che in realtà non inficia la lettura (più di quanto non faccia tutto quanto già descritto sopra) è l’assoluta imprecisione delle basi relative al “trasferimento” degli esseri umani nei corpi artificiali:
Ma la mente è soltanto software e, fin dagli albori dell’informatica, il software è stato spostato da una piattaforma all’altra… (p. 38)
In realtà ormai chi studia la mente non è più disposto ad accettare una visione talmente semplicistica. La mente (nel senso di autocoscienza, l’“io”) non è limitata ad un software che gira su un hardware (il cervello) ma piuttosto è una consapevolezza che necessita del corpo e del rapporto del corpo col cervello e con le sue strutture interne. Ne ho scritto presentando diversi libri nei miei studi sull’origine del linguaggio (La mente è un flusso di immagini e Coscienza, gioco, linguaggio: suggestioni dalla lettura di La fonte nascosta di Mark Solms). Ma appunto non si tratta di un elemento decisivo: ben più grave il fatto che il romanzo sia contemporaneamente prevedibile (nelle svolte narrative) e irragionevole (nell’introduzione a caso o su necessità di personaggi). Per lo meno fa sorridere gli appassionati con le sue citazioni sovrabbondanti da film e da romanzi.
Ma il più bel romanzo noir di fantascienza (o, se preferite, di fantascienza noir) resta Noir di K.W. Jeter (in Italia pubblicato da Fanucci nel 2000).

Link nel post:
- Sito di Robert J. Sawyer: https://www.sfwriter.com/index.htm
- Blog della collana Urania (e relative sottocollane) Mondadori: https://www.oscarmondadori.it/blogs/urania
- Mio post su Ironwood Blues: https://ossessionicontaminazioni.com/2025/06/24/noir-lunare
- Isidis Planitia su Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Isidis_Planitia
- Mio post su La mente è un flusso di immagini: https://ossessionicontaminazioni.blogspot.com/2022/03/la-mente-e-un-flusso-di-immagini.html
- Mio post su Coscienza, gioco, linguaggio: suggestioni dalla lettura di La fonte nascosta di Mark Solms: https://ossessionicontaminazioni.blogspot.com/2023/12/coscienza-gioco-linguaggio-suggestioni.html

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