Quest’anno sono usciti due meravigliosi albi di erotismo a fumetti: la ristampa di Artigli d’angelo di Jodorowsky e Moebius per Edizioni BD e LUST di Giuseppe Palumbo per Cut-Up Publishing. Entrambi i volumi sono rilegati con copertina rigida e cura grafica decisamente eccellente. Entrambi soffrono invece purtroppo della mancanza di un apparato redazionale che contestualizzi le storie.

Artigli d’angelo, originariamente pubblicato nel 1994 (col titolo originale Griffes d’ange), ha almeno già una pubblicazione italiana nel 1998 da Castelvecchi, anche se sono abbastanza certo che la storia o almeno alcune sue tavole siano uscite anche su riviste a fumetti dedicate al fumetto erotico. Per di più non è possibile in realtà parlare di “fumetto” in quanto Artigli d’angelo è piuttosto una storia illustrata con sulla pagina di sinistra il testo di Alejandro Jodorowsky e su quella di destra la relativa illustrazione di Moebius (aka Jean Giraud). Tra l’altro alcune delle illustrazioni, oltre ad essere firmate, sono anche datate e le date presenti sono 92 e 93. Considerando inoltre che la donna (o le donne) rappresentate non sono sempre le stesse, mentre è una sola la “protagonista” della narrazione di Jodorowsky, è legittimo il sospetto che non siano i disegni ad illustrare la storia, ma piuttosto che sia stato Jodorowsky a costruire una narrazione attorno ad una scelta di disegni erotici di Moebius. Sicuramente la storia è in perfetto stile jodorowskiano: ermetica e onirica, psichedelica e misticheggiante. E si affianca perfettamente ai disegni moebiusiani: apparentemente fotografie prive di movimento ma che contemporaneamente comprimono in ogni immagine una quantità enorme di possibili narrazioni. Prendiamo ad esempio la prima (che riporto anche qui sotto) con una donna nuda raggomitolata su se stessa ai bordi di (un abisso? Un fossato? Un gradino?) e di fronte a lei ad osservarla una folla di uomini e donne, di cui scorgiamo solo le scarpe e i lembi inferiori degli abiti. In più il suolo è coperto di foglie ma c’è anche una corda, di cui un capo si perde nell’abisso sottostante. Quante storie possono essere immaginate a partire da questa immagine e da tutti i dettagli presenti! Così testo di Jodorosky e immagini di Moebius, piuttosto che illustrarsi a vicenda, formano un dialogo, in alcuni casi aspro e dissonante, tra narrazioni complementari. Le immagini di Moebius – c’è bisogno che lo dica? – sono semplicemente stupende, e il loro raffigurare una sessualità anche abbastanza indirizzata verso l’ostentata pornografia e il BDSM, le rende ancora più intriganti. In questo senso il colore sarebbe davvero di troppo a guastare il virginale bianco e nero che santifica sessi ed altri orifizi esibiti, sperma, urina e sangue, incontri e scontri di mucose.

Ancora meno indicazioni sono presenti per il volume di Palumbo di cui si dice unicamente trattarsi di un archivio di “storie oscene”, “disegni erotici” e di “fantasie morbose” editi e inediti. In realtà Giuseppe Palumbo – oggi disegnatore regolare di Diabolik – inizia ad essere conosciuto nel mondo del fumetto nella seconda metà degli anni ‘80 grazie alle storie di Ramarro, il primo supereroe masochista. C’è già quindi alla radice del suo fare storie a fumetti l’osceno, l’erotico, il morboso. L’unica indicazione temporale che sono riuscito a ritrovare nelle tavole e nelle storie contenute nel volume (dato che Palumbo, a differenza di Moebius, non data nessuna sua tavola) sono due personaggi contenuti nella storia Fico Macigno. Incubo da maschiaccia armata pesantemente: Alma Parietti e Suor Imene Diretti, che ovviamente richiamano i due noti personaggi pubblici e il periodo del loro massimo splendore mediatico (fine ‘80-inizio ‘90). E non è comunque garantita una prossimità temporale tra tutte le tavole e le storie brevi presenti. Storie qui che possono a pieno titolo essere definite fumetti, con l’eccezione forse di Cunnus, sorta di manuale del cunnilingus su testi di Daniele Brolli, in cui l’“azione” si condensa in singoli disegni che illustrano il testo. Molto vario anche lo stile che va dall’undergrond vicino alle storie di Ramarro per Benta e per le due storie in cui è protagonista il macho Fico Macigno, agli acquerelli di Mangiare bere, ai colori caldi e accesi della taranta narrata in Nella canicola, ecc. Proprio le illustrazioni per Cunnus sono quelle che più si avvicinano stilisticamente al Moebius di Artigli d’angelo, dato che la bollente eroticità che dipingono viene fermata – ghiacciata – dal fermo immagine della loro natura. Ma nei “veri e propri” fumetti, e in special modo in Nella canicola, Palumbo dimostra di sapere usare con maestria anche gli strumenti grafici che danno a lettori e lettrici l’idea del movimento e del dinamismo. Non c’è, in LUST, l’esoterismo portato a Moebius da Jodorowsky, ma non necessariamente è un male. Le storie di Palumbo sono sì piccanti, ma anche divertenti, evidentemente non solo per lettori e lettrici ma anche per l’autore nello scriverle e disegnarle. Fedele inoltre al proposito d’avere natura “archivistica”, il volume presenta anche un inedito, Crateri, in cui ai testi di Maurizio Canosa corrispondono solo schizzi e abbozzi di vignette e tavole, ma anche un quaderno scansionato con un alfabeto di atti sessuali, così come tavole singole sparse qua e là tra le storie.

Insomma due volumi da leggere e rileggere e che faranno la loro porca figura (non solo in senso figurato) nella propria libreria.

 

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Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

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