
Mi sono cimentato nella lettura del nuovo libro di Mauro Guerrini Il bibliotecario. Riflessioni in dialogo (Bibliografica, 2025) anche per le vicissitudini personali che mi hanno spinto alla mobilità tra l’altro per ribadire la mia professionalità (ne ho scritto qui). Il libro è composto di due parti: una a cura di Raffaele De Magistris che fa una dettagliata cronistoria del riconoscimento della professione bibliotecaria in Italia ed un’altra a cura di Guerrini che si inoltra tra le molteplici “definizioni” di “bibliotecario” che sono state date nella storia (soprattutto occidentale) della professione.
In particolare la trattazione guerriniana è una sorta di “antologia” di citazioni di vari autori e autrici che hanno trattato un aspetto o l’altro relativo alla definizione di questa professione. E proprio in questo senso è da intendersi il sottotitolo “riflessioni in dialogo”: Guerrini riprende le singole riflessioni dei vari autori e le mette in dialogo tra loro, senza necessariamente riservarsi una conclusione “definitiva”.
Di base alla domanda: “chi è il bibliotecario?” (ovviamente il termine va inteso come maschile sovraesteso, ma è il primo Guerrini ad ammettere che la categoria è composta prevalentemente da donne), “che cosa fa il bibliotecario?” avrei risposto ingenuamente: chi lavora in biblioteca. In realtà la risposta non è così ingenua come sembra. Intanto perché è in effetti una delle risposte offerte dagli autori riportati nel libro e lega la professione di bibliotecario alla mutevolezza della biblioteca come istituzione che dalla funzione principale se non esclusiva di raccolta e conservazione dei libri si è progressivamente evoluta a servizio focalizzato a dare risposta alle esigenze informative dell’utenza o addirittura – nella dimensione lankesiana (che ho esplorato in un convegno di oltre dieci anni fa) – di creare “conversazioni” che costruiscano cultura. Poi perché – all’epoca in cui per due mandati sono stato rappresentante dei bibliotecari nel Comitato Esecutivo Regionale della Regione Emilia-Romagna (dal 2011 al 2017) dell’Associazione Italiana Biblioteche – ho cercato di rendere più “elastico” il Regolamento di Iscrizione AIB (approvato il 29/11/2013) con cui si è andato a costituire l’Elenco degli associati la cui pubblicazione è necessaria ai sensi dell’inquadramento delle professioni non ordinistiche (di cui è possibile leggere dettagliatamente nella parte curata da De Magistris). In quel Regolamento i requisiti previsti per l’iscrizione erano i seguenti (art. 5):
laurea a indirizzo biblioteconomico, dottorato di ricerca o altro titolo post laurea in biblioteconomia, previa verifica da parte della Commissione della congruità dei contenuti curriculari;
laurea non specifica unitamente a uno più corsi di formazione professionale per bibliotecari con valutazione finale, della durata complessiva di almeno 100 ore di didattica, o ad almeno 2 anni di esperienza professionale documentata – anche non continuativa purché riferita agli ultimi 5 (cinque) anni – con le caratteristiche descritte al precedente art. 2. [Dall’art. 2: È bibliotecario chiunque eserciti o possegga i requisiti di qualificazione professionale per esercitare, indipendentemente dai differenti contesti organizzativi e specializzazioni funzionali, attività di carattere professionale nell’ambito dei servizi bibliografici, informativi, di documentazione, di conservazione e di promozione culturale di una biblioteca o sistema bibliotecario, che richiedano indipendenza di giudizio, interpretazione di regole e procedure, analisi di problematiche tecniche e gestionali e formulazione di soluzioni che comportino il ricorso a conoscenze e competenze nel campo della biblioteconomia e delle discipline affini, finalizzate a promuovere l’accesso alla conoscenza, all’informazione, alla lettura e a favorire la creazione di nuova conoscenza da parte della comunità di riferimento.]
In più una norma transitoria, all’art. 14, consente l’iscrizione anche a:
i bibliotecari che esercitano attività professionale con le caratteristiche descritte al precedente art. 2, in possesso di un diploma di scuola media superiore e di una o più attestazioni di formazione specifica di durata complessiva non inferiore a un anno (ovvero a 300 ore di attività didattica) con valutazione finale, unitamente ad almeno tre anni di esperienza professionale documentata, anche non continuativi:
i bibliotecari che esercitano attività professionale con le caratteristiche descritte al precedente art. 2, in possesso di un diploma di scuola media superiore unitamente ad almeno sei anni di esperienza professionale documentata, anche non continuativi.
Nonostante l’ampiezza – in via transitoria – dell’accesso agli elenchi professionali, il fatto che la biblioteca spesso abbia funzionato e funzioni anche oggi nelle scuole e negli enti locali come luogo in cui “parcheggiare” dipendenti con criticità e problematiche varie, indipendentemente da qualsiasi valutazione sulle rispettive competenze, ha fatto sì che alcuni di loro – appassionatisi alla nuova funzione e desiderosi di essere formalmente riconosciuti bibliotecari (anch’io utilizzo il maschile sovraesteso pur consapevole dello squilibrio) – ne erano impossibilitati per la mancanza anche di questi requisiti pur laschi (nello specifico ho trattato – purtroppo senza successo – il caso di una bibliotecaria non riconosciuta tale perché in possesso solo di un diploma di Scuola magistrale triennale). Io stesso, se presentassi oggi la domanda d’iscrizione, non sarei incluso nell’elenco perché, nonostante i 38 anni di lavoro in biblioteca, non ho una laurea o esami specifici nel mio curriculum formativo (sono infatti laureato in Pedagogia). Paradossalmente rappresento il caso esemplare del ragazzo entrato in biblioteca (quando ancora stava studiando all’Università) per amore dei libri, preparatosi per il concorso in via del tutto personale sfruttando la benevolenza e i consigli dei bibliotecari della Biblioteca Palatina di Parma, all’epoca mia seconda casa durante il lavoro per la tesi. E in questi 38 anni ho avuto collaboratrici e collaboratori – sia personale destinato alla biblioteca da spostamenti decisi dall’Amministrazione, sia personale volontario all’interno dell’istituto del Servizio Civile o “libero” – che, se non possono essere considerati bibliotecari da un punto di vista formale, lo sono stati sia da un punto di vista sostanziale sia – cosa ancora più importante – nella considerazione degli utenti (anche qui uso il maschile sovraesteso pur nella consapevolezza che la maggioranza degli utenti della biblioteca è di sesso femminile). Tornerò più avanti sulla questione.
Guerrini critica la posizione lankesiana che sposta la centralità del bibliotecario dalla collezione all’utente, ma è proprio l’attenzione e l’interesse che ho per tale posizione che avrebbe dovuto farmi riflettere sull’“ingenuità” della mia risposta sul chi è e cosa fa il bibliotecario. Per descrivere la posizione di Lankes con le parole di Guerrini:
Lankes interpreta il concetto di bibliotecario facilitatore come un bibliotecario che costruisce comunità e non solo raccolte bibliografiche. Il focus della sua attività è sul lettore e non sul libro. Il bibliotecario coniuga la sua competenza professionale alla sua capacità creativa e alla sua fantasia per assumere la fisionomia di un formatore che stimola gli interessi della comunità di riferimento e aiuta i cittadini, sempre più informati, a costruire percorsi di conoscenza dei quali egli stesso è partecipe fruitore. La sua missione è migliorare la società facilitando la creazione di conoscenza nelle comunità. È sbagliato, come fatto finora, definire i bibliotecari partendo dalle biblioteche; vale l’opposto, ovvero, occorre partire dal lavoro dei bibliotecari per definire le biblioteche. Sono i bibliotecari che gestiscono in maniera etica uno spazio progettato a supporto della comunità per sostenere e aumentare la motivazione ad apprendere; spazio reso sempre migliore tramite la promozione di corsi di apprendimento formale e non formale. I bibliotecari facilitano, così, la creazione di nuova conoscenza, rendendo disponibile l’accesso alle risorse bibliografiche per arricchire le conversazioni, cioè le relazioni con il lettore. (pp. 103-104)
Dunque dovrei essere il primo a rivedere la mia risposta “il bibliotecario è chi lavora in biblioteca” ribaltandola in “la biblioteca è creata dal lavoro del bibliotecario”. Guerrini contesta questa posizione – in realtà provocazione – lankesiana moderandola tramite la dialettica di tre elementi: collezioni, bibliotecari, utenti. Il tutto unito, come vuole Ferrieri, dalla lettura: attività che è compito dei bibliotecari far uscire dalle aride secche della consultazione veloce tipica dei social per farla approdare nell’oceano della lettura profonda in grado di “educare” chi legge (e non solo di fornire conferme e gratifiche istantanee ed effimere: vedi Maryann Wolf). Bibliotecario educatore quindi, ma anche bibliotecario politico. Guerrini riprende per questo vari autori (tra cui ovviamente anche Virginia Carini Dainotti) e principalmente Michael Gorman, da cui riporta il seguente passo:
…tutti i valori e le idee che dominano la teoria e la pratica bibliotecaria appartengono anche alla democrazia: la libertà intellettuale, il bene comune, lo spirito di servizio verso gli altri, la trasmissione delle conoscenze umane alle generazioni future, il libero accesso alle informazioni e alla conoscenza, la non discriminazione e così via. Un bibliotecario che non sia un democratico è del tutto inconcepibile; le biblioteche sono cresciute e fiorite sul terreno della democrazia e il nostro destino vi è indistricabilmente connesso. (p. 155)
La citazione è ripresa da I nostri valori, rivisti. La biblioteconomia in un mondo in trasformazione (nuova edizione del classico gormaniano la cui edizione italiana per Firenze University Press nel 2018 è stata curata dallo stesso Guerrini) e non si discosta dall’immagine della biblioteca come rifugio (non posso non citare Bob Dylan: “shelter from the storm”) in momenti critici e di disordine della società come descritta da Lankes in Biblioteche innovative in un mondo che cambia. Una sfida di fronte alla complessità attuale (Bibliografica, 2020; del libro ho scritto sul manifesto e su AIBnotizie). Gorman (e Lankes, e Carini Dainotti) assegnano però in questo modo un compito eminentemente politico al bibliotecario: essere democratico e quindi contrastare in tutti i modi possibili quanto va contro libertà intellettuale, bene comune, spirito di servizio verso gli altri, trasmissione delle conoscenze umane alle generazioni future, libero accesso alle informazioni e alla conoscenza, non discriminazione, ecc. Compito che viene attaccato oggi (ma non solo) in maniera diretta e palese dalla nuova Amministrazione statunitense. Dal sito di American Library Association infatti è possibile apprendere che il 14 marzo il Presidente Trump ha emesso un Ordine Esecutivo inteso a smantellare l’unica agenzia federale dedicata al finanziamento dei servizi bibliotecari, l’Institute of Museum and Library Services (IMLS), così come altre sei agenzie. L’Ordine Esecutivo 14238 dispone che sette agenzie, incluso l’Institute of Museum and Library Services (IMLS), siano eliminate nella massima misura consentita dalla legge e ordina alle agenzie di ridurre i propri servizi e il personale al minimo necessario per svolgere le funzioni richieste dalla legge. L’annuncio ordina inoltre all’agenzia federale per il bilancio, l’Office of Management and Budget (OMB), di respingere qualsiasi richiesta di budget da parte dell’IMLS (e delle altre sei agenzie nominate) diversa dai fondi necessari per chiudere l’agenzia. Per questo L’ALA sta lottando affinché l’IMLS venga preservato e continui a supportare le 125.000 biblioteche pubbliche, scolastiche, accademiche e speciali statunitensi. Il team ALA per l’advocacy a Washington DC sta lavorando con partner e sostenitori delle biblioteche in tutto il paese per sostenere l’IMLS. Il 6 aprile l’ALA, congiuntamente alla Federazione Americana dei Lavoratori Statali, Contee e Municipali, ha presentato una causa federale e il 10 aprile una mozione per un’ingiunzione preliminare per fermare lo smantellamento dell’IMLS. Inoltre, i leader di ALA stanno sensibilizzando i media sull’impatto devastante che l’eliminazione dell’IMLS avrà sulle comunità. L’ALA sta anche lavorando con le sezioni per coinvolgere i membri del Congresso nel rispettivo stato e per sensibilizzare i funzionari eletti sull’impatto dei fondi federali destinati alle biblioteche per i loro elettori. Infine sta mobilitando i membri e gli amici delle biblioteche ovunque affinché contattino i loro membri del Congresso e facciano sentire le loro voci (1). Sarebbero, o forse meglio sarebbe dire saranno in grado i bibliotecari italiani di fronteggiare una simile sfida? I miei dubbi li ho già espressi in epoca COVID quando buona parte dei bibliotecari, prima sulle barricate perché quello bibliotecario fosse considerato un servizio essenziale, si ritraeva a riccio scatenandosi perché qualsiasi servizio di natura bibliotecaria fosse chiuso nel lockdown. L’incapacità dei bibliotecari (solo di quelli italiani?) di farsi corpo professionalmente omogeneo è testimoniato ancor più dal fatto che diversi tra essi (tra cui conoscenti e addirittura amici, cosa che mi deprime profondamente), una volta raggiunta la stabilità lavorativa, non si iscrivono neppure più all’associazione professionale. E non si tratta solo di una questione economica (il risparmio della quota d’iscrizione) o d’insofferenza per certa burocrazia ritenuta eccessiva, dato che il loro nominativo non è presente neppure negli elenchi dei professionisti bibliotecari istituito dal Ministero della Cultura, inserimento gratuito a seguito della verifica dei requisiti. In sostanza si accontentano di essere quello che io ho lottato per non essere: un funzionario “qualunque” il cui compito è eseguire qualsiasi cosa venga indicato dall’Amministrazione di turno. Anche, brugnarianamente, togliere dagli scaffali classici come Piccolo blu e piccolo giallo perché considerati strumento di propaganda dell’ideologia “gender”. O, comunque, accettare di essere considerati pedine interscambiabili all’interno della macchina amministrativa.
Proprio per questo continuo a non ritenere sufficiente – a fronte dell’insieme composito di persone che lavora nelle biblioteche – la possibilità di iscriversi ad AIB messa a disposizione solo a chi abbia una formazione formalmente adeguata. Certo, c’è anche la possibilità d’iscriversi come “amico”, ma a me questa possibilità sembra un po’ una presa in giro. Dovrebbe esserci la possibilità di attivare anche per chi, pur non rientrando perfettamente nel profilo formale del bibliotecario, lavorando in biblioteca ed essendo percepito dagli utenti come bibliotecario, profili para- quasi- pre- o checaspitasivoglia- professionali, profili comunque che diano loro voce all’interno dell’Associazione. E che essi possano avere un percorso specifico per poter rientrare ad essere riconosciuto a pieno titolo – anche formale – bibliotecario. Altrimenti il destino mi sembra essere quello della creazione di una sempre più ristretta “aristocrazia” professionale che si parla molto addosso ma che è tenuta in proporzione inversa in considerazione dai decisori politici. In conclusione allora forse quella del bibliotecario non è tanto una professione (semmai è un “bouquet” di competenze molto variegato, descritto per altro molto bene nel libro di Guerrini) ma una “mission”: ed è proprio questa mission da privilegiare su caratteristiche professionali comunque elastiche e in evoluzione. Anche come programma politico-culturale contro la deriva totalitaria che sta spirando dalle opposte polarizzazioni.
NOTE:
- Aggiornamento #1: Il 1° maggio, la Corte Distrettuale degli Stati Uniti per il Distretto di Columbia ha concesso un ordine restrittivo temporaneo per bloccare lo smantellamento dell’Institute of Museum and Library Services (IMLS). La decisione è stata emessa in risposta a una causa intentata dall’American Library Association (ALA) e dall’American Federation of State, County and Municipal Employees (AFSCME), rappresentate da Democracy Forward e Gair Gallo Eberhard LLP.
Aggiornamento #2: Un giudice federale nel Rhode Island ha stabilito che lo smantellamento dell’Institute of Museum and Library Services è probabilmente illegale. Questa è la SECONDA corte federale a pronunciarsi contro il taglio dell’unica agenzia federale dedicata al finanziamento delle biblioteche.
https://www.linkedin.com/posts/american-library-association_new-a-federal-judge-in-rhode-island-has-activity-7325621643555287040-qP20?utm_source=social_share_send&utm_medium=member_desktop_web&rcm=ACoAAAUsABoBcDEMuntrdOFPzxs3qFzVNxKF0jY
Per ulteriori aggiornamenti vedere qui: https://www.ala.org/advocacy/IMLS-lawsuit

Link nel post:
- Pagina di Wikipedia dedicata a Mauro Guerrini: https://it.wikipedia.org/wiki/Mauro_Guerrini
- Pagina dedicata a Il bibliotecario sul sito di Editrice Bibliografica: https://www.editricebibliografica.it/scheda-libro/mauro-guerrini/il-bibliotecario-9788893576819-581460.html
- Mio post su “Cosa resta di un bibliotecario”: https://ossessionicontaminazioni.com/2022/12/23/cosa-resta-di-un-bibliotecario/
- Testo ampliato dell’intervento in qualità di Presidente del Comitato scientifico di ReteINDACO al convegno Cultura & Turismo 2.0: Il territorio in rete, organizzato da Comune di Ravenna, Ravenna 2014 e Rete Bibliotecaria di Romagna e San Marino, in collaborazione con Data Management PA a Ravenna l’11 giugno 2014: https://www.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xvii-2/mazzetta.htm
- Regolamento di iscrizione AIB del 2013: https://www.aib.it/documenti/regolamento-iscrizioni/#capitolo-3
- Elenco associati AIB: https://www.aib.it/chi-siamo/elenco-associati/
- Mio post su Lettore vieni a casa di Maryanne Wolf: https://ossessionicontaminazioni.com/2019/02/20/il-cervello-che-legge-e-la-letteratura-ergodica/
- Mio post su I nostri valori, rivisti di Michael Gorman: https://ossessionicontaminazioni.blogspot.com/2019/01/i-nostri-valori-rivisti_21.html
- Pagina dedicata a Biblioteche innovative in un mondo che cambia sul sito di Editrice Bibliografica: https://www.editricebibliografica.it/scheda-libro/r-david-lankes/biblioteche-innovative-in-un-mondo-che-cambia-9788893571043-579345.html
- Mia recensione di Biblioteche innovative in un mondo che cambia sul manifesto: https://ilmanifesto.it/come-rendere-migliori-le-biblioteche-secondo-david-lankes
- Mia intervista a Lankes su AIBnotizie: https://aibnotizie.aib.it/cosa-attendersi-dalle-biblioteche-dopo-la-pandemia-due-domande-a-r-david-lankes/
- Pagina FAQ di ALA sull’ordine esecutivo di Trump per il definanziamento delle biblioteche: https://www.ala.org/faq-executive-order-targeting-imls
- Mio post sui bibliotecari durante il lockdown: https://ossessionicontaminazioni.blogspot.com/2020/03/bibliotecari-o-sbirri.html
- Elenchi dei professionisti dei Beni culturali (professioni non regolamentate) istituito dal Ministero della Cultura: https://professionisti.cultura.gov.it/elenco-professioni-non-regolamentate
- Articolo sui libri censurati dal Sindaco di Venezia: https://left.it/2015/07/01/il-sindaco-di-venezia-censura-sui-libri-per-linfanzia/

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