Da giovane ho sempre schifato il country, con le sue chitarre “miagolanti” accoppiandolo nel disgusto al liscio (unico genere apprezzato dai genitori). Ma addentrarmi nella musica americana – sia pure lato Lou Reed, Sonic Youth, Paisley Underground, Bob Dylan, Tom Petty, John Hiatt, ecc. – rendeva inevitabile che lambissi anche questo genere. Tra l’altro uno dei miei rocker preferiti – Steve Earle – è sempre stato considerato negli States un autore country, per quanto alt-. E che dire di Odealy, adorato album di Beck del 1996, che non esitavo a definire “country cubista”? La vera e propria svolta nel mio apprezzamento del genere avviene però in seguito a tre fattori.

Il primo: l’album Nashville di Bill Frisell, pubblicato nel 1997. Bill Frisell era uno dei componenti dei Naked City di John Zorn (di cui avevo anche scritto sul Mucchio Selvaggio) e un chitarrista che adoravo così non potevo comunque perdermi la sua interpretazione jazz del sound country. E Nashville continua ancor oggi ad essere l’album di Frisell che ascolto più volentieri, anche perché l’artista col tempo si è allineato ad un jazz maggiormente tradizionale e meno nelle mie corde.

Qui una canzone da Nashville in versione live:

Il secondo: il film Fratello, dove sei dei fratelli Coen con la sua colonna sonora. Entrambi esaltati all’epoca (2000) dal Mucchio Selvaggio. A proposito della colonna sonora Evan Cater su Allmusic scrive:

Il parere della critica cinematografica sul 2000 era che fosse stato uno degli anni più deboli della memoria recente. Il che potrebbe essere vero, nonostante Fratello, dove sei?, la deliziosamente calorosa e bizzarra rilettura dei fratelli Coen dell’Odissea di Omero ambientata durante la Grande Depressione. Ma per gli amanti della musica, il 2000 è stato un anno straordinario al cinema, e ha prodotto diverse eccellenti compilation di colonne sonore tra cui Quasi Famosi, Dancer in the Dark, Wonder BoysAlta Fedeltà. Anche con una concorrenza così agguerrita, l’album della colonna sonora di Fratello, dove sei? potrebbe essere il migliore dell’anno. Per catturare il suono del Mississippi intorno al 1932, i Coen incaricarono T-Bone Burnett, un produttore magistrale il cui lavoro con artisti come Elvis Costello, Sam Phillips, Joseph Arthur e Counting Crows gli è valso un posto speciale nella hall of fame del folk-rock, di ricercare e ricreare il country, il bluegrass, il folk, il gospel e il blues dell’epoca. I Coen furono così colpiti dalle scoperte di Burnett che il film divenne una sorta di rivista musicale unica nel suo genere.

All’interno della colonna sonora un posto di rilievo l’ha l’allora non ancora famosissima Alison Krauss che appare in diverse delle canzoni, grazie alla sua voce davvero stupenda, ma in particolare in Down To The River To Pray. Pubblicato la prima volta nel 1867 in una raccolta di canti degli schiavi, la versione sull’album della colonna sonora è un irresistibile gospel a cappella bianco reso semplicemente meraviglioso dalla voce della Krauss.

Qui la versione della canzone nel film:

E qui una versione live:

Infine, nel 2001 il (primo) viaggio con mia moglie negli States dove (area visitata il sudovest) nei canali televisivi degli alberghi non si ascoltava altro che country. All’epoca il tormentone era costituito da When God-Fearin’ Women Get The Blues singolo e video appena pubblicati di Martina McBride:

Una volta a casa non solo mi sono visto costretto a rivedere le mie posizioni, ma ho anche vissuto un periodo “country” in cui ascoltavo qualunque cosa mi capitasse a tiro, compresi Dolly Parton, Dwight Yoakam e Garth Brooks. Ovviamente, e per fortuna, il periodo è superato, anche se ha lasciato un apprezzamento tutt’altro che passeggero. Ad esempio proprio per Alison Krauss la cui discografia, che (soprattutto post Fratello, dove sei?) non è eccessivamente prolifica, ho quasi tutta.

Ad iniziare da New Favorite, album uscito nel 2001 e non a caso pubblicizzato in copertina con uno sticker che recita: “artist featured on: O Brother, Where Art Thou? Detto fra noi Allmusic vota questo album come il peggiore tra quelli realizzati dalla Krauss in collaborazione con gli Union Station, ma la cosa mi trova in totale disaccordo. Su New Favorite ci sono delle canzoni che ancora oggi dopo 24 anni anni non possono fare a meno di emozionarmi. Ne cito solo tre perché sono quelle da cui sono stati tratti i video che posso riportare: Let Me Touch You For Awhile, The Lucky One e la title track dolcissima e tristissima sulla fine di un amore.

L’ultimo album della Krauss in collaborazione con gli Union Station è Paper Airplane del 2011. Dopo quello sono usciti solo Windy City in “solitaria” nel 2017 (che mi manca) e Raise the Roof nel 2021, secondo album della Krauss assieme a Robert Plant a seguire Raising Sand del 2007. Almeno fino ad ora, dato che pochi giorni fa è stato pubblicato il nuovo album di Alison Krauss & Union Station Arcadia a rinnovare la magia unica raggiunta dalla cantante assieme a questa band. Non ci sono (ancora) video e non ho trovato neppure prime versioni live delle nuove canzoni, per cui lascio solo il link all’album su Bandcamp, ma su Youtube le canzoni si possono ascoltare comunque tutte in versione solo audio.

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