S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl è uno sparatutto in prima persona pubblicato lo scorso novembre, seguito della serie di S.T.A.L.K.E.R. che vede il primo gioco – Shadow of Chernobyl – risalire al 2007 e poi due seguiti non numerati (ma non semplici espansioni) – Clear Sky e Call of Pripyat rispettivamente al 2008 e 2009. Tutti e quattro sviluppati dalla ucraina GSC Game World, i primi tre con un proprio motore grafico (X-Ray) e l’ultimo con l’Unreal Engine 5. Personalmente a suo tempo avevo giocato col primo e sto ora giocando con l’ultimo. L’ambientazione è l’area contaminata dal disastro nucleare di Chernobyl che il primo titolo immagina interessato nell’allora prossimo futuro da un ulteriore seconda catastrofe nucleare ed in seguito isolata dal resto del mondo. In essa – come nel film di Tarkovskij (e nel racconto dei fratelli Strugackij a cui è ispirato) – gli “stalker” sono cercatori di reperti all’interno della Zona contaminata. Zona a sua volta è interessata da anomalie e abitata da mutanti sempre pericolosi e da predoni organizzati in bande oltre a fazioni militari che si contendono il controllo dei preziosi centri di ricerca sulle anomalie.

All’inizio del gioco ci ritroviamo nei panni di Skif, una persona la cui casa viene distrutta da un’anomalia che si espande eccezionalmente fuori dalla Zona. Per rimborsarci del danno pensiamo di avventurarci nella zona a caccia di reperti grazie ad uno scanner, ma ben presto veniamo assaliti da una banda che ci priva sia dello scanner sia del reperto che ci ha distrutto la casa e che possedeva preziose peculiarità. Non possiamo far quindi altro che esplorare la Zona in cerca di alleanze per riprenderci scanner e reperto. Ovviamente dovremo evitare per quanto possibile le creature mutate (che invariabilmente ci attaccheranno e sono sempre più letali a partire da ratti e cani, per arrivare agli uomini e a creature ancor più terribili) nonché le bande che ci faremo nemiche nello svolgimento della storia (con diverse opzioni possibili) o che invece ci attaccheranno fin da subito. Le armi non sono molto varie ma sono ampiamente personalizzabili grazie ai tecnici che troveremo nelle varie comunità della Zona, a cui dovremo spesso rivolgerci anche per sistemare l’equipaggiamento che si deteriora con l’uso. Troveremo tante munizioni sparse in giro (nei nascondigli di altri stalker, sui corpi dei cadaveri, in casse sparpagliate negli edifici in rovina) ma dovremo fare estrema attenzione anche perché un’arma deve essere equipaggiata con il tipo e il calibro di munizioni corrette (a seconda anche delle modifiche che vi abbiamo applicato) ed armi e munizioni saranno una delle principali fonti di peso che ben presto – per non essere rallentati (il gioco usa un sistema di stamina) – dovremo decidere come ottimizzare e cosa lasciare anche noi in qualche deposito.

L’ambientazione è estremamente realistica ed è realmente ispirata all’area di Chernobyl: zone brulle e aree paludose contaminate si alternano a alberi malaticci, il tutto sotto ad una quasi incessante pioggia. Nella campagna sono disseminate strutture rurali, per lo più in rovina, e edifici industriali per utilizzati come sede dalle bande e dalle fazioni della Zona. Sia seguendo le missioni principali e secondarie, sia esplorando in modo autonomo la Zona, scopriremo sempre nuovi spazi, edifici, strutture, che ci porteranno a nuove missioni.

Il gioco è bello e l’ambientazione è convincente. Tuttavia sembra un po’ di stare in un Far Cry senza nemici affascinanti come Vaas, Pagan Min o i fratelli Seed: in questo senso è un gioco molto “russo”: termine indubbiamente offensivo per un gioco ucraino, ma che intende solo far pensare ad un mood di storia in cui non ci sono né veri eroi né veri “villain” è il tutto è annegato in una sorta di grigiore morale che fa da contraltare alla desolata ambientazione.

Ma il difetto di S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl è un altro: la presenza di bug anche decisamente fastidiosi che costringono a ricaricare il gioco o addirittura a moddarlo per utilizzare le cheat. Dalla uscita sono già state distribuite da GSC Game World diverse patch correttive ma purtroppo capita ancora di trovarci bloccati in qualche situazione (ad esempio quando per proseguire in una missione dobbiamo incontrare un personaggio ma questo non è nel luogo a cui ci ha fatto arrivare la bussola) che ci spingerà, disperati, a cercare una soluzione sul web.

Link nel post:

Una replica a “S.T.A.L.K.E.R. 2: un Far Cry senza nemici affascinanti”

  1. Avatar While We Wait Here e le scelte etiche nei giochi filosofici – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta

    […] Bad Vices Games, ma avevo atteso per iniziarlo d’aver messo le mani su giochi più “corposi” (S.T.A.L.K.E.R. 2 e Forgive Me Father 2). While Wait Here (disponibile per PC su Steam, itch.io, Epic, per PS4, PS5, […]

Scrivi una risposta a While We Wait Here e le scelte etiche nei giochi filosofici – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta Cancella risposta

GOCCIA DI SAGGEZZA

Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

~ Watzlawick, Beavin e Jackson