
La casa editrice Delos Digital presenta, a partire da ottobre, la nuova collana Fantascienza Resistente a cura di Laura Coci e Roberto Del Piano. La nuova collana viene presentata così sul gruppo Facebook ad essa dedicato:
Un altro gruppo che si occupa di fantascienza? Sì, ma questo è chiaramente schierato dalla parte dei più deboli, delle donne, degli ultimi, degli “alieni”, contro tutti i totalitarismi, i nazionalismi, i fascismi. Che dia importanza alla solidarietà, allo spirito di comunità, alle donne e al femminismo, a chi subisce perché diverso.
“Fantascienza resistente” sarà anche la denominazione di una nuova collana edita da Delos Digital, diretta dalla FantaFactory, vale a dire Laura Coci e Roberto Del Piano il cui debutto verrà presentato in occasione dell’edizione 2024 di Stranimondi.
Il primo titolo è Meglio porco che fascista! che raccoglie gli otto racconti finalisti alla prima edizione del premio per il miglior racconto di fantascienza comunist(ic)a, Porco Rosso che dava come compito ai partecipanti quello di scegliere come protagonisti della propria narrazione diritti fondamentali e utopie possibili, individuare le smagliature del nostro tempo per pensare (e legittimare) un futuro alternativo a quello che già incombe, riparare alle ingiustizie del tempo presente assumendo il punto di vista degli ultimi, dei deboli, dei diversi. Meglio porco che fascista! Sarà l’oggetto di un prossimo post, ma ciò di cui voglio scrivere qui riguarda il secondo titolo proposto dalla collana: Rubare al cielo, opera d’esordio di Emanuela Rosso. La presentazione – tratta dall’introduzione di Laura Coci – è la seguente:
Rubare al cielo è un romanzo a tutti gli effetti femminista, consapevole della capacità delle donne (non tutte, è evidente, ma alcune sì) di progettare modalità differenti di concepire la vita su Terra e di tentare di renderle possibili. E, del resto, esistono creature più aliene delle donne? No, probabilmente, dunque chi può essere più rivoluzionaria di una donna aliena e umana a un tempo, e delle sue sorelle in pectore? La migliore fantascienza (delle donne e non solo) è femminista, per il portato visionario che essere tale comporta, mettendo in discussione e destrutturando i rapporti gerarchici dati, dal patriarcato al neoliberismo.
Come poteva non essere irresistibilmente attratto da questa presentazione chi – come ovviamente me – ha messo tra i suoi libri preferiti dell’anno trascorso straordinarie opere di fantascienza femminista come Lingua nativa di Suzette Haden Elgin, Ancillary di Ann Leckie o La mano sinistra delle tenebre di Ursula K. Le Guin?
Il romanzo è ambientato in un prossimo futuro dove lo scienziato Eric Lawford è riuscito a sviluppare dei cloni umani privi di mente utilizzati per la ricerca medica. La storia vede tre giovani donne – Aria, l’hacker Andromeda e la figlia dello scienziato Ivory – incrociare le rispettive vite presso il centro di ricerca del professore a Gila Bend, nel deserto dell’Arizona. In cui però la CIA conduce ricerche top secret su un misterioso alieno (che si scoprirà essere un’aliena) catturato in Alaska. Andromeda ha l’obiettivo proprio di scoperchiare la segretezza sul centro di ricerca e coinvolgerà le altre due per raggiungerlo. Ovvio il coinvolgimento di Ivory che – pur detestando il padre – si serve dei suoi cloni per le ricerche sui tumori. Meno ovvio quello di Aria. Ed è proprio Aria il personaggio centrale della narrazione, l’unico raccontato in prima persona. Orfana e allevata da due zii che più MAGA non si può: le impediscono di studiare e boicottano la sua iscrizione all’università col risultato che la disperazione la porta ad un tentativo di suicidio e al successivo ricovero in un ospedale psichiatrico. All’inizio della storia la troviamo appena dimessa dall’ospedale e lasciata a tornare a casa da sola dai parenti, solo per essere immediatamente derisa pubblicamente dalla zia per il tentativo di suicidio. Solo un caso che riesca a farsi assumere dal centro di ricerca come receptionist, ma questo invece di renderla più gradita agli occhi dei parenti fa sì che sia sbattuta fuori di casa. Non avendo altro posto in cui rifugiarsi, si nasconde nel centro di ricerca ed è proprio in quel momento che viene coinvolta dalla fuga che Andromeda e Ivory stanno organizzando per l’aliena.
Rubare al cielo è sicuramente un romanzo scorrevole e piacevole da leggere. Trovo tuttavia che tutta l’enfasi posta dalla curatrice sull’etichetta di romanzo femminista che combatte contro il patriarcato sia decisamente esagerata. L’unico personaggio maschile presente di un certo spessore è lo scienziato Eric Lawford, che si scopre alla fine un pusillanime oltre che non così geniale come amava farsi considerare. I personaggi veramente – mefistofelicamente – cattivi sono due donne: l’agente Morris della CIA e la zia di Aria. Da una parte abbiamo la perfetta agente cattiva stereotipata da film di cassetta che compirebbe qualsiasi misfatto per perseguire lo scopo che presuppone essere quello giusto per il suo Paese (nel caso del romanzo, studiare un’aliena per potenziare le capacità dei soldati) mentre dall’altro un vero e proprio incubo umano che l’autrice riesce a raffigurare perfettamente con poche, efficaci pennellate. La zia (assieme al marito e alla figlia) è una persona gretta e incapace di vedere oltre la soglia del proprio negozietto, che sembra provare enorme gusto nel soffocare qualsiasi aspirazione alla nipote e viene vissuta da Aria come un fastidio e un pericolo maggiore delle anonime forze armate della CIA che dovrà affrontare. A livello di personaggi stereotipati non va particolarmente meglio con le figure positive: Andromeda sembra l’alter ego di Lisbeth Salander (dalla serie Millennium) e Ivory è, più anonimamente, una qualsiasi donna in carriera in difficili rapporti col proprio genitore. Non spostano particolarmente gli equilibri neppure l’aliena o l’IA, figure narrativamente poco approfondite, e in particolare questo è un peccato per Nexilia, l’IA del centro di ricerca che, inaspettatamente, “decide” di aiutare il tentativo di fuga dell’aliena. Per questo sarebbe stato interessante, da un punto di vista narrativo, approfondire maggiormente la figura di Aria: lasciare a lei la maggior parte, se non tutta la scena.
Proprio come in un film “action”, nel romanzo ci sono passaggi deboli e difficilmente spiegabili (ad esempio: perché, quando gli agenti della CIA catturano le eroine, le portano dove loro vorrebbero andare e non dove sarebbe logico condurle da parte dell’agenzia?), ma – come in un film “action” – queste domande, da lettrici e lettori, le conserviamo per la fine e durante la lettura ci lasciamo piacevolmente travolgere dal flusso degli eventi. La cosa che forse mi ha dato maggiormente fastidio non sono allora le piccole incongruenze narrative, ma piuttosto la macroscopica incongruenza etica alla fine: Andromeda & Co. hanno fatto tutto il casino narrato per supportare il principio etico di non utilizzare esseri umani (anche quando non terrestri) come cavie da laboratorio e poi se ne vanno felici e contente dalla Terra senza porsi il problema di come lasciare le conoscenze mediche possedute dall’aliena agli esseri umani terrestri?
Nonostante le perplessità – e considerando anche che si tratta di un’opera prima che si augura sia seguita da altre, più corpose e cesellate – Rubare al cielo è un romanzo che si legge d’un fiato. Non dice a lettrici e lettori nulla di particolarmente rilevante sul femminismo o sul patriarcato, ma se si cerca una storia coinvolgente è decisamente un romanzo che vale la pena leggere.
Link nel post:
- pagina dedicata alla collana Fantascienza Resistente sul sito di Delos Digital: https://delos.digital/collection/200/fantascienza-resistente
- gruppo Facebook dedicato a Fantascienza Resistente: https://www.facebook.com/groups/495801239827561/
- pagina dedicata a Rubare al cielo sul sito di Delos Digital: https://delos.digital/9788825431292/rubare-al-cielo
- mio post su Lingua nativa: https://ossessionicontaminazioni.blogspot.com/2024/01/suzette-haden-elgin-e-il-problema-della.html
- mio post su Ancillary: https://ossessionicontaminazioni.blogspot.com/2024/03/ancillary-e-il-femminile-sovraesteso.html

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