
Sono stato attratto da Clear, miniserie a fumetti scritta da Scott Snyder e disegnata da Francis Manapul (pubblicata in volume il mese scorso in Italia da Astra, divisione editoriale di Star Comics), dalla trama che mi ricordava uno dei romanzi cyberbunk che ho amato di più: Noir di K.W. Jeter (originariamente pubblicato nel 1998 e in Italia nel 2000 nella collana Solaria di Fanucci). In Noir il protagonista – un investigatore privato nella Los Angeles del prossimo futuro – si è fatto modificare gli occhi per vedere il mondo in bianco e nero come se si trovasse in una pellicola dei noir cinematografici classici (tipo Il mistero del falco, tratto dal romanzo di Dashiell Hammett, o Il grande sonno, tratto dal romanzo di Raymond Chandler). In Clear, apparentemente, succede esattamente l’opposto: l’investigatore privato Sam Dunes è un “clear” cioè rifiuta di usare un “veil”, che gli permetterebbe – come a quasi tutto il resto della popolazione – di vedere il mondo come più gli aggrada. I veil permettono alla gente di sovrapporre alla realtà un velo (di Maya?) per vedere la realtà come se vivessero in un cartone animato, nel mondo edulcorato delle case di bambole, o anche in un film noir degli anni ‘40. È proprio in questo modo che lo spiega lo stesso Sam all’inizio della storia:
È iniziato con l’evoluzione di Internet, con le Big Tech che creavano qualcosa con cui potessimo connetterci direttamente. Niente più computer, solo… noi.
Dopo tutto siamo circuiti stampati viventi… era solo una questione di tempo. La tua mente è l’hard disk, i tuoi occhi lo schermo.
Subito dopo sono arrivati i veil, e hanno preso il volo. Filtri per il mondo reale. Vedilo come vuoi vederlo. Certo la struttura sottostante è sempre quella, ma l’aspetto, il velo… sceglilo tu.
[…]
Cioè, ha senso. Perché non stendere sul mondo un velo “glamour bianco e nero anni quaranta”? O ridisegnarlo come “cartone animato super-allegro”?
Sam lo troviamo impegnato in un’indagine abbastanza squallida – per cui deve scoprire quale veil illegale acquista un facoltoso magnate nel settore delle server farm per “velare” l’immagine della moglie – per conto di quest’ultima. Ma mentre è impegnato a fare a cazzotti con le guardie del corpo dell’imprenditore, viene a sapere della morte della sua ex moglie. Kendra si è lanciata dal Golden Gate (siamo infatti nella San Francisco del futuro) ed è annegata. Ma Sam sospetta subito che non si tratti di un suicidio e ne ha la conferma quando riceve un pacco speditogli dalla ex moglie prima di morire col messaggio “mi hanno assassinata”. Sam – nonostante la superfiga tuta da motociclista con tanto di casco su cui stampa due rosse impronte di mani – durante l’indagine ne piglia più di quel che riesce a darne, ma nonostante ciò scopre su cosa stava lavorando la ex moglie. Un veil condiviso: cosa vietatissima perché renderebbe incontrollabili le persone che ne fanno uso e che diventerebbero una sorta di entità collettiva. Ma l’obiettivo della ex moglie era molto diverso nel creare il veil Baxter – lo stesso nome del figlio la cui morte, proprio a causa di un bug in un veil, ne aveva causato il dissidio e la separazione – e aveva a che fare col mostrare la vera natura dei “wrk”, gli “androidi” che si occupano di tutti i lavori pesanti e manuali in questo futuro.
Faticosamente Sam dovrà scoprire la realtà che sta dietro all’apparenza, aprendo gli occhi anche sul fatto che la sua stessa visione non è così “clear” come avrebbe voluto. Curiosamente (e non so se volutamente) “Clear” è anche lo stato in cui l’individuo è in grado di “funzionare” al pieno delle proprie potenzialità secondo la Dianetica, la disciplina creata da L. Ron Hubbard per migliorare le proprie condizioni mentali e fisiche e che è inserita in Scientology. Se il riferimento è voluto, l’opera è anche una critica alla Dianetica dato che lo stato di Clear di Sam si rivela alla fine nient’altro che l’ennesima illusione.
Nonostante qualche buco, Clear è una bella storia cyberpunk, grazie anche ai disegni di Francis Manapul (già disegnatore su Witchblade e Flash) che ci porta in un’ambientazione urbana che ricorda molto Blade Runner. Si è detto di qualche buco nella narrazione, ma questo mina davvero poco nella piacevolezza della storia ideata da Scott Snyder (autore pluripremiato e attivo per DC Comics, Marvel e Image oltre che con editori indipendenti): soprattutto non toglie nulla al forte messaggio finale che ci mostra un destino che nella nostra società ha le sue radici e possiamo già vederlo intorno a noi (sempre che lo vogliamo vedere). Basta così per non eccedere con lo spoiler, ma la lettura di Clear è vivamente consigliata!








Link nel post:
pagina dedicata a Clear sul sito di Star Comics: https://www.starcomics.com/fumetto/clear

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