
Il libro di Elena Corniglia Libri accessibili, letture possibili. Risorse e pratiche per coltivare il diritto alle storie (pubblicato l’anno scorso da Edizioni Junior) era già da un po’ che avevo messo in conto di leggerlo e non ho più atteso vedendo che l’autrice sarà protagonista di un intervento al Convegno nazionale Niente su di noi, senza di noi. Biblioteche per l’inclusione organizzato a Napoli i prossimi 21 e 22 novembre dall’Associazione Italiana Biblioteche. Tanto più che non mi sarà possibile partecipare al Convegno per la distanza e per i contemporanei eventi legati a International Games Month @ your library.
Elena Corniglia, specializzata in Letteratura per l’infanzia con una tesi sull’album tattile illustrato, lavora dal 2010 per l’associazione Area onlus di Torino per la quale coordina il Centro di Documentazione e Ricerca sul Libro Accessibile “Vietato Non Sfogliare” e cura un database specializzato di recensioni, le formazioni per adulti e i laboratori per bambini; collabora inoltre con la rivista LiBeR. Libri per bambini e ragazzi e fa parte della commissione italiana di IBBY per la selezione bibliografica d’eccellenza dell’Outstanding Books for Young People with Disabilities. Un curriculum di tutto rispetto, così come le iniziative curate: il database di recensioni (purtroppo meno completo di quanto mi sarei aspettato, almeno relativamente ai libri in simboli) e la mostra itinerante “Vietato Non Sfogliare” che ho potuto visitare durante la prima edizione della Fiera Lettori alla Pari svoltasi a Terlizzi (BA) nel 2021. Anche Libri accessibili, letture possibili è un testo da leggere assolutamente che per me è stato utile per approfondire quanto già appreso in altri testi come Un posto anche per me. Biblioteche e accessibilità (La Meridiana, 2023), Libri senza barriere. Percorsi di editoria accessibile e inclusiva (Edizioni Santa Caterina, 2023) e Accessibilità comunicativa. Progettare contenuti per tutti (Rai Libri, 2024). Corniglia in esso esamina tutte le declinazioni di libri accessibili e realmente inclusivi: dedicati cioè non esclusivamente a bambine/i e ragazze/i con disabilità, ma che possono essere letti con piacere da tutte/i, anche quindi da bambine/i e ragazze/i prive/i di quella disabilità per cui pure quel libro è stato specificatamente progettato. Il libro presenta le varie tipologie di libri accessibili (chiarendo che si tratta di una categorizzazione di comodo, dato che esistono fortunati intrecci e contaminazioni): libri tattili, libri in lingua dei segni, libri in simboli, libri ad alta leggibilità, libri senza parole, audiolibri ed ebook, fumetti, libri-gioco (ed altro). A differenza di Fabio Venuda (nel suo saggio presente nel citato Un posto anche per me), Corniglia avvisa, relativamente al fumetto, di non trattarsi di un medium immediatamente e per tutte le opere considerabile accessibile (solo per la presenza di immagini che accompagnano il testo) perché vi sono opere a fumetti in cui la relazione dei due linguaggi testo e immagine viene spinta a livelli espressivi elevati e quindi non immediatamente fruibili senza avere una literacy adeguata per entrambi. Spetta quindi a genitore, educatore, bibliotecario, insegnante, logopedista di turno valutare quali opere a fumetti possono essere adeguate di volta in volta al/la lettore/lettrice che si trova di fronte. Come Venuda invece, Corniglia utilizza in modo acritico la definizione di “libro-gioco” che entrambi per altro riprendono dalla “inventrice” di questi prodotti, Loredana Farina. A proposito dei “libri-gioco” sia Farina (in Il libro-gioco. Un po’ mestiere un po’ passione, 2004) sia Corniglia riprendono Munari tranne che quando egli scrive che quelli di Farina sono “libri giocattolo” (e non “libri-gioco”). Munari evidentemente sa benissimo che gioco non è uno o un insieme più o meno strutturato di oggetti ma un insieme di regole, problema che Corniglia non si pone (ma che Farina e, in qualità di studioso, Venuda avrebbero invece dovuto porsi: ne ho scritto qui).
Ma ciò che nel libro – per altro assolutamente interessante e da leggere – mi ha lasciato maggiormente perplesso, è il giudizio negativo che Corniglia esprime sui libri che i progetti bibliotecari realizzano per sopperire alla scarsità editoriale di risorse per bambine/i disabili. Riporto qui un ampio estratto della sua argomentazione:
[…] il mercato editoriale manifesta ancora evidenti lacune rispetto all’offerta di libri adatti anche a bambini con difficoltà sensoriali, comunicative e cognitive e per far fronte a queste lacune la comunità educante si attiva e si attrezza come può. Spesso a prendere l’iniziativa sono, infatti, realtà attive sul territorio, dotate di ottime intenzioni, e di grande competenza rispetto all’accessibilità ma non di rado prive delle conoscenze e dell’esperienza editoriale necessarie a dare vita a libri felicemente e completamente riusciti. Ché fare libri è un mestiere, ed è un mestiere anche parecchio complesso. E chiudere un occhio di fronte a libri manchevoli, nei contenuti o nella forma, può essere un atteggiamento insidioso. Perché è vero che i libri approssimativi, sciatti o persino brutti, esistono da sempre e in ogni ambito editoriale, ma là dove il numero di proposte disponibili appare molto limitato, il loro peso diventa particolarmente ingombrante. Di fronte, cioè, al rischio che libri privi di una progettazione alta e organica siano la maggioranza di quelli con cui alcuni bambini con disabilità possano realmente entrare in contatto, il lavoro volto a promuovere la richiesta e l’offerta della qualità diventa più che mai doveroso.
Per ragioni simili e con dinamiche analoghe, negli ultimi anni hanno trovato terreno fertile diverse iniziative di promozione del diritto alla lettura che prevedono la modifica artigianale di libri originariamente editi in forma tradizionale. Si tratta, in alcuni casi, di progetti estemporanei e circoscritti. In altri, di progetti radicati sul territorio, basati su reti estese e coltivati per lo più in ambito bibliotecario, dove il lavoro di adattamento viene spesso condiviso e i prodotti finali vengono fatti circolare. L’esempio più significativo è probabilmente quello dei progetti dedicati alla produzione e alla diffusione di risorse in simboli. Tali progetti hanno risposto in maniera massiccia e tempestiva a un bisogno forte, quello dei bambini e dei ragazzi con bisogni comunicativi complessi di poter disporre di un ventaglio di titoli ampio e adeguato. Frequentemente, inoltre, si sono affiancati a un prezioso lavoro di formazione e sensibilizzazione di operatori e genitori che, negli anni, ha contribuito a diffondere consapevolezza e conoscenza delle potenzialità della CAA [Comunicazione Aumentativa Alternativa: per quanto riguarda i libri si tratta della tipologia dei libri in simboli] nell’ambito della lettura. Allo stato attuale, il contributo offerto alla causa da parte di questi progetti è importante, forse insostituibile. Per quanto il numero di case editrici impegnate nella pubblicazione di libri in simboli e il numero di libri in simboli annualmente immesso sul mercato siano esponenzialmente aumentati dai primi anni Duemila a oggi, l’offerta editoriale risulta ancora quantitativamente insufficiente a soddisfare una richiesta variegata e crescente.
Abituarsi, tuttavia, all’idea che la maggior parte dei libri in simboli, e più in generale dei libri accessibili, che circolano tra i bambini siano così prodotti, rischia di giocare un ruolo ambivalente nel faticoso tentativo di costruire una cultura dell’inclusione fondata sul diritto alla qualità e alla bellezza. Il ricorso sistematico a risorse modificate, impaginate, stampate e confezionate al di fuori di un ambito squisitamente editoriale non è infatti del tutto privo di implicazioni, sia teoriche sia pratiche. Come si è visto, per quanto la pubblicazione editoriale vera e propria non sia di per sé garanzia di qualità e cura compositiva, la modifica extra-editoriale di contenuti preesistenti espone particolarmente al rischio di considerare accettabili e soddisfacenti anche grafiche, rilegature e stampe fatte senza i mezzi e le professionalità necessarie, di avallare l’idea che l’aspetto fisico di un libro non concorra più di tanto a definirne il valore e l’unicità, e di rendere consuetudine accettabile quella di far circolare interventi più o meno arbitrari sui progetti originariamente messi a punto da autori, illustratori ed editori. [p. 119-121]
Se Elena Corniglia leggerà questo mio post forse si stupirà se dichiaro di essere quasi completamente d’accordo con lei. Del resto le stesse posizioni le aveva già affermate Sante Bandirali – della casa editrice uovonero – durante l’evento conclusivo del percorso di formazione sulla Comunicazione Aumentativa Alternativa organizzato a Monticelli d’Ongina (PC) nel 2018 a cura anche del sottoscritto: i libri devono essere fatti con cura dagli editori, i libri devono essere belli e così le storie e la grafica in essi contenute. Dichiarazioni assolutamente condivisibili, tanto più da bibliotecari/e il cui compito non è quello di “fare” libri quanto quello di selezionarli, catalogarli, promuoverli, conservarli. E allora qual è la ragione di questi progetti bibliotecari per la realizzazione di versioni modificate di testi in simboli? Corniglia si risponde da sola: perché ce ne sono ancora troppo pochi (nonostante l’aumento produttivo avvenuto in questi ultimi anni). E perché, a differenza di altre tipologie di libri accessibili, la modifica di un libro per farlo diventare un testo in simboli comporta minori difficoltà (legate più alle competenze che alle risorse editoriali). Ma evidentemente Corniglia – lo dimostra il capoverso conclusivo del brano citato – non sa che le ragioni dell’aspetto fisico “dimesso” dei libri in simboli modificati e messi a disposizione per il pubblico dalle biblioteche è esattamente il motivo per cui le case editrici rilasciano la liberatoria per realizzare questo tipo di operazione. Le biblioteche infatti (per lo meno per i progetti delle biblioteche che aderiscono alla Rete operativa biblioteche inbook) non scelgono a caso i libri da tradurre: viene effettuata un’analisi di fattibilità (se il testo tradotto in simboli riuscirà ad adattarsi alla pagina con le illustrazioni che sono riprodotte il più fedelmente possibile); viene richiesta la liberatoria alla casa editrice specificando che: il libro modificato non sarà scambiabile con la relativa origine editoriale (all’utente deve essere chiaro che di fronte non ha un libro ma un adattamento artigianale in simboli); il libro modificato sarà reso disponibile solo nel circuito della Rete operativa biblioteche inbook; se l’editore deciderà di realizzare una versione editoriale in simboli del libro tradotto, tutte le versioni artigianali all’interno della Rete saranno sostituite col libro pubblicato. La bozza della versione in simboli (spesso ricavata dal PDF di stampa fornito dall’editore stesso), prima di essere messa a disposizione nelle biblioteche, viene inviata all’editore per il controllo finale: controllo che non di rado viene restituito con indicazioni per una migliore resa, soprattutto dei colori che tendono ad essere a volte corrotti dai programmi di editing non editoriali usati. Questo ovviamente senza parlare del lavoro di traduzione del testo alfabetico in simboli che deve essere il più accurato e fedele possibile al testo originale, utilizzando però strumenti non pensati per testi narrativi e non nativi in lingua italiana. Non un caso che in testi che escono dall’alveo del modello inbook (che prevede una minuziosa opera di revisione del testo in simboli prima della messa a disposizione degli utenti) – anche al livello editoriale decantato da Corniglia (e addirittura in uno dei testi “esemplari” riportati nel libro) – ci siano grossolani errori (come, ad esempio, simboli diversi utilizzati in parti diverse dello stesso libro per tradurre la stessa parola). Certo si tratta di una filosofia del “meno peggio”: avere a disposizione 500 testi in simboli in più rispetto al centinaio scarso di libri in simboli pubblicati col modello inbook e non molti più di 300 se invece consideriamo libri in simboli creati con qualsiasi modello è una misura palliativa. Ma è così peggiore dal promuovere – come fatto da Corniglia nel suo testo – libri che non si troveranno mai al di fuori di biblioteche speciali? Qual è l’inclusività, l’accessibilità di questi libri? Attenzione: di questi libri come prodotti editoriali da recuperare se voglio farli leggere a un/a bambino/a con disabilità, ché dell’accessibilità dei rispettivi contenuti non ho alcun dubbio. Tutto il lavoro fatto per realizzare quei pseudolibri artigianali che Corniglia condanna mi sembra che abbia raggiunto esattamente il risultato opposto a quello che lei teme: lungi dal dissuadere gli editori a proporre libri in simboli, ha portato sempre nuove case editrici, per lo più piccole e coraggiose ma scrupolose nel loro lavoro editoriale, a proporre testi in simboli. Magari convinte (non a torto) che un loro testo tradotto in una versione artigianale in biblioteca – ricordo che le biblioteche inbook oggi sono 150 distribuite su 8 regioni – possa promuovere l’acquisto di quello stesso testo proposto però in una bella e convincente veste editoriale.
Per concludere un’avvertenza al lettore del libro di Corniglia: quanto scrive sui libri ad alta leggibilità dev’essere integrato con le ricerche di Luciano Perondi, pubblicate in L’alta leggibilità (non) esiste? Cosa significa progettare un testo graficamente inclusivo (Nomos Edizioni, ne ho scritto qui) e che avanza dubbi sulla reale (maggiore) leggibilità delle font utilizzate nei libri cosiddetti ad alta leggibilità. Testo di cui però l’autrice non poteva essere a conoscenza essendo stato pubblicato nel 2024.

Link nel post:
pagina dedicata a Libri accessibili, letture possibili sul sito dell’editore: https://bambinistore.eu/products/libri-accessibili-letture-possibili
pagina con il programma del Convegno Niente su di noi, senza di noi. Biblioteche per l’inclusione e il relativo modulo d’iscrizione: https://www.aib.it/eventi/niente-su-noi-senza-noi-biblioteche-inclusione/
Area onlus di Torino: https://www.areato.org
LiBeR: https://www.liberweb.it
IBBY Italia: https://www.ibbyitalia.it
Fiera Lettori alla Pari: https://www.edizionilameridiana.it/lettoriallapari/
mio post sul libro Un posto anche per me. Biblioteche e accessibilità: https://ossessionicontaminazioni.blogspot.com/2023/02/la-presunta-accessibilita-di-fumetti-e.html
mio post sul libro Libri senza barriere. Percorsi di editoria accessibile e inclusiva: https://ossessionicontaminazioni.com/2024/06/21/libri-senza-barriere-una-rassegna-preziosa-per-futuri-professionisti-nelleditoria/
mio post su Accessibilità comunicativa. Progettare contenuti per tutti: https://ossessionicontaminazioni.com/2024/08/09/progettare-contenuti-per-tutti-libri-tv-web-musei/
mio post sui “libri-gioco”: https://ossessionicontaminazioni.blogspot.com/2023/04/libri-gioco-o-libri-giocattolo.html
casa editrice uovonero: https://www.uovonero.com
Rete operativa biblioteche inbook: https://www.retebibliotecheinbook.it
mio post su L’alta leggibilità (non) esiste: https://ossessionicontaminazioni.com/2024/07/12/lalta-leggibilita-non-esiste-luciano-perondi-sui-font-dyslexia-friendly/

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