Sogni di notte?
Lunedì 12 agosto una mail di Maurizio Lana (docente presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università del Piemonte Orientale) veniva distribuita nella mailing list dei bibliotecari italiani AIB-CUR. L’oggetto della mail era la richiesta di supporto per il mancato riconoscimento da parte di Cineca di un suo articolo pubblicato su una rivista digitale con la contestazione che si trattava piuttosto di un blog. Lana, ritenendo che tale riconoscimento possa applicarsi al blog a cui ha contribuito, segnala che i blog possono essere: “iniziative individuali dove uno scrive quel che sognato la notte prima”. Onestamente, in qualità di gestore di blog dal 2006, questa affermazione mi è sembrata un po’ riduzionistica, ma non di meno mi ha spinto alla riflessione e a domandarmi: perché ho creato un blog? Perché continuo a mantenerlo e a scriverci impegnando una quota sensibile del mio tempo? Quello che c’è sul mio (sui miei) blog sono solo sogni che mi ostino a non far svanire alla luce del mattino?
Per prima cosa dobbiamo definire cosa un blog sia, e per farlo riporto la relativa voce dall’Enciclopedia Treccani:
Pagina internet personale, aperta ai commenti dei lettori, di norma organizzata in ordine cronologico e arricchita con link ad altri siti, articoli, immagini, video disponibili in rete. Il termine (contrazione da web log «diario di bordo della rete») è stato coniato nel 1997 dal blogger americano Jorn Barger. Da allora, i b. si sono rapidamente diffusi per la semplicità di realizzazione e l’immediatezza della comunicazione. Inizialmente il b. è stato utilizzato soprattutto come mezzo di espressione individuale o di organizzazione di propri hobbies, ma con il tempo è andato assumendo un’importanza sempre maggiore come mezzo di circolazione delle idee e di informazione. Alcuni blogger con il tempo sono diventati opinion maker in vari ambiti (politica, economia, giornalismo), costituendo una fonte analoga alle testate giornalistiche (con le quali talvolta collaborano, mantenendo però il carattere dialogico con i lettori).
Possiamo dire che il mio (i miei) blog è un modo per “organizzare i miei hobby”? Sì ma non solo: pur senza avere l’ambizione di propormi come “opinion maker”, il blog (i blog) è una sorta di estensione e di alternativa all’attività giornalistica che ho coltivato dagli anni ‘90 in avanti, e quindi non si tratta solo di sogni notturni spiattellati sul web. E non si tratta neppure di “one man magazine” perché quello che posto ha progressivamente assunto una declinazione diversa da quanto pubblicato su giornali e riviste. Ma per spiegarlo meglio mi sia consentita una carrellata “storica” che possa illuminare il mio approccio a questo strumento di comunicazione.
Bibl’aria e Splinder
Il mio primo incontro con lo strumento del blog avviene nel 2003 quando, assieme al bibliotecario siciliano Pietro Tumminello e ad altri (diversi dei quali, Pietro compreso, purtroppo non sono più tra noi) – insofferenti alla censura in cui eravamo incappati sulla lista di discussione AIB-CUR – decidiamo di creare uno strumento di comunicazione e discussione alternativo all’interno della comunità bibliotecaria nazionale. Dopo averne discusso tra noi (ricordo ancora con un mix di rimpianto e terrore le telefonate-fiume di Pietro) decidemmo di utilizzare lo strumento, allora innovativo, del blog. Il gruppo che si “riunisce” attorno a Pietro si battezza Bibl’aria e il suo canale di comunicazione è il Bibl’og che utilizza la piattaforma Splinder. Oggi quel blog – all’epoca disponibile all’indirizzo: http://biblaria-blog.splinder.com/ non è più raggiungibile se non tramite la Wayback Machine di Archive.org (sempre sia lodata!). All’epoca per me si trattava di uno strumento del tutto nuovo e per auto-addestrarmi ad utilizzarlo decisi di sperimentare ed aprire all’inizio del 2006 – sempre su Splinder – un blog personale su cui prevalentemente ripubblicare gli articoli scritti per il Mucchio Selvaggio, per il Manifesto e per altre pubblicazioni cartacee. Il nome del blog era Ossessioni e Contaminazioni perché riportava – espresso in maniera drammatica – le mie passioni che non erano pure e disgiunte, ma piuttosto intrecciate tra loro, nella cifra appunto della contaminazione. L’indirizzo del blog era http://ossessionicontaminazioni.splinder.com, e anch’esso non è più online da quando Splinder ha chiuso i battenti (ma anch’esso è possibile recuperarlo tramite Archive.org). A differenza del Bibl’og però – che all’epoca della chiusura di Splinder non era più aggiornato – Ossessioni e Contaminazioni sono riuscito a trasferirlo (con tutti i post completi, tranne qualche casino nelle immagini allegate) sulla piattaforma WordPress, dove si trova ancora adesso. Nel corso del tempo ho collaborato ad altre riviste per cui l’addestramento con i “content management” di Splinder prima e poi di Worpress si è dimostrato estremamente utile per: Sentieri Selvaggi (magazine di cinema) prima e Giornale Pop (magazine legato principalmente al fumetto) poi.
Blogspot
Nel 2009 esordiva – a conclusione di un lungo lavoro collaborativo tra l’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna e diverse biblioteche distribuite su tutto il territorio regionale (tra cui anche la Biblioteca di Fiorenzuola d’Arda, dove lavoravo, per la sua specificità legata alla collezione videoludica) – il portale Comecinema, del progetto COME – Comunicazione audiovisiva e cultura in rete. Purtroppo il portale non è più raggiungibile neanche utilizzando Archive.org ma, per chi fosse interessato, è possibile leggere qui la sua presentazione a cura del funzionario regionale Vincenzo Bazzocchi, che ne era responsabile. Sostanzialmente si trattava di un catalogo regionale delle collezioni audiovisive presenti nelle biblioteche del territorio con un servizio di reference collaborativo. Purtroppo il portale non ebbe fortuna perché l’elemento più originale e impegnativo – il servizio di reference online collaborativo – era pesante in termini di servizio e pian piano tutte le biblioteche che inizialmente avevano partecipato al progetto si sfilarono quando anche la Regione, dopo il non indifferente impegno finanziario iniziale, ha smesso di investire per il suo mantenimento. Comunque, grazie anche al rapporto tra Bazzocchi e il sottoscritto che si era creato durante il progetto, sono stato invitato a partecipare, con un capitolo su Videogioco e tipologie dello spettacolo videoludico al libro Le arti dello spettacolo e il catalogo che lo stesso Bazzocchi, assieme a Paola Bignami, stava curando per Carocci. Il capitolo era pronto nella tempistica richiesta ma, dopo mesi trascorsi, nel 2012 non era ancora stato pubblicato il volume e così, un po’ irritato, ho deciso di pubblicarlo sul blog. Ma non volevo pubblicarlo su quello già aperto su WordPress avendo il testo realizzato una natura più “professionale”: parlava sì di videogiochi, ma in un’ottica bibliotecaria. Decisi così di sperimentare lo strumento di creazione di blog messo a disposizione da Google: Blogspot. In realtà Le arti dello spettacolo e il catalogo fu pubblicato (nel settembre 2013) e quindi tolsi il saggio dal blog, ma il blog rimase, affiancando quello su WordPress per contenere riflessioni e discussioni di natura bibliotecaria (anche se si aggiunsero in seguito temi quali: filosofia, linguaggio, ecc.). Il nome restò comunque lo stesso: Ossessioni e Contaminazioni.
Dal giornale al blog
Già in passato sul blog su WordPress mi capitava di pubblicare recensioni non accettate o non pubblicate o comunque pubblicate in una forma molto più ridotta di quanto mi pareva utile esprimere, mentre sul blog su Blogspot riflessioni con cui cercavo un confronto ed un dialogo con colleghi e colleghe bibliotecari/e. Ma tutto sommato buona parte dell’energia era dedicata al Manifesto e alle pagine dell’inserto settimanale in uscita il sabato (prima Extra e poi Alias), dove per diversi anni ho avuto la gestione totale della rubrica dedicata alla cultura videoludica, a cui si aggiungevano recensioni sulle normali pagine culturali. Proprio per l’impegno profuso nel quotidiano – grazie anche alla fiducia e al supporto di Roberto e Silvana Silvestri e di Benedetto Vecchi – ho progressivamente diluito e interrotto le altre collaborazioni come le già citate a Sentieri Selvaggi e a Giornale Pop, mentre l’avventura al Mucchio Selvaggio si è sostanzialmente interrotta con l’estromissione del direttore storico – Max Stefani – e con il relativo ricambio redazionale. Ma anche al Manifesto le cose erano destinate a cambiare. Prima con l’arrivo di un giornalista professionista – Federico Ercole – a coordinare le pagine videoludiche (anche in considerazione del fatto che per me restava comunque un’attività extra da svolgere oltre a quella da bibliotecario) e poi con il pensionamento di Roberto, la prematura scomparsa di Benedetto e il conseguente ricambio redazionale. Le pagine dedicate ai videogiochi si sono stabilizzate in due pagine mensili che ci dividevamo prima Federico ed io, ma a cui pian piano si sono aggiunti giovani e validi collaboratori come Andrea K. Lanza ed altri. In questo modo, come è evidente, lo spazio ha iniziato a scarseggiare e la cosa mi disturbava tanto più che avrei voluto inserire più materiale non solo videoludico ma anche del panorama dei giochi da tavolo e di ruolo: sempre più visibile ed importante anche economicamente. Per questo l’anno scorso ho elaborato una proposta di ampliamento sia di spazio sia di argomenti trattati nelle pagine ludiche (non più solo video-). Ma probabilmente tale proposta è stata scritta male o in modo ambiguo perché è stata intesa come un modo per accaparrarmi spazi a danno di altri collaboratori e come tale rigettata. Dato però che la motivazione che mi muoveva era esattamente l’opposto (non “più spazio per me” ma “più spazio per tutti allargando il ventaglio delle tematiche trattate”) devo ammettere di non aver preso bene la decisione, reputando fosse meglio non continuare a sgomitare per lo scarso spazio a disposizione e lasciare quello che avrei potuto reclamare ai critici giovani. Riservandomi la possibilità di proporre recensioni non video/ludiche per le pagine culturali (anche se, con l’assenza di Benedetto, non ho più ricevuto purtroppo la medesima accoglienza).
Eccomi allora alla fine dello scorso anno “disoccupato”, ma non meno voglioso di condividere giudizi e pareri su libri, film, musiche, giochi, ecc. Con due blog lo spazio non mi mancava. Qualcuno si potrà chiedere perché non abbia riattivato una collaborazione tra quelle precedentemente interrotte. Un motivo è anche il tipo di scrittura che il blog permette (e anzi richiede), ma questo lo vedremo più avanti.
Ne resterà solo uno
Gestire due blog diversi era però un problema per diversi motivi. Intanto la suddivisione delle tematiche non era sempre così netta dato che programmaticamente entrambi i blog sono rivolti verso la contaminazione dei temi: un post – per esempio – sulla filosofia dei videogiochi va nel blog con i post sulla filosofia o nel blog con i post sui videogiochi (spoiler: ho adottato la soluzione peggiore e più incasinata mettendo qualcuno di qua e qualcuno di là secondo l’ispirazione del momento)? Poi la promozione dei post sui social la trovavo poco efficace indirizzando una volta su uno e un’altra volta sull’altro. Infine il dovere postare su due blog rendeva meno regolare la pubblicazione su entrambi, con periodi anche lunghi (mesi) di silenzio. Ecco così la decisione di mantenerne attivo solo uno. Ma quale? WordPress mi sembrava il miglior candidato, anche perché fin dall’inizio ho lottato strenuamente (solitamente soccombendo) col content management di Blogspot (inserendo un testo con la medesima formattazione o addirittura privo di formattazione, viene risistemato con paragrafi con formattazioni diverse, e si sformatta inserendo immagini). Ho anche proposto ai figli – uno diplomato e l’altro si sta diplomando in informatica – di migliorare e razionalizzare il layout (anche a pagamento) ma senza successo. Così alla fine mi sono limitato a abbonarmi per avere un maggior numero di layout e di strumenti a disposizione ed evitare che venisse inserita la fastidiosa pubblicità caratteristica dei blog gratuiti. Ho anche adottato un calendario di pubblicazione relativamente regolare: all’inizio pensavo ad un post alla settimana, poi, vedendo la quantità di materiale interessante che incrociavo, ho optato per due post la settimana (se qualcun* ancora non lo avesse notato, i due giorni di pubblicazione sono il martedì e il venerdì) con una discreta riserva di materiale pronto per la pubblicazione.
E YouTube?
Nella recensione del primo libro di Andra Dado – Nel dubbio prendo risorse – cito dall’introduzione di Francesco Lancia:
Voi capite che una persona che nel 2023 ha ancora un blog, non sta benissimo. Una persona che non solo ha un blog, ma lo aggiorna ancora con frequenza quindicinale deve avere più di qualche problema.
Pensate come mi sono sentito allora che di blog ne avevo due ed ora che di blog ne curo uno solo ma lo aggiorno con frequenza bisettimanale! Non è che non abbia notato che YouTube e TikTok sono pieni di “booktuber” e “booktoker”: perché non seguire l’onda del progresso e utilizzare questi canali (almeno YouTube, dato che di TikTok non ho neppure l’account)?
Sostanzialmente per tre motivi.
Il primo è che se utilizzi un canale video devi avere almeno un minimo di appeal estetico. Non è necessario essere adoni, ma devi essere in grado almeno per qualche motivo di bucare il video. Al contrario ormai sono abbastanza vecchio e neppure da giovane avevo particolare fascino.
Il secondo – imparentato col primo – è che devi avere un setting decente e al contrario io scrivo in cantina attorniato sì da libri e da giochi ma anche da tutta la cianfrusaglia che più o meno tutti abbiamo in cantina. Anche dotandomi di camere, microfoni e luci, dovrei sempre attendere di potermi trasferire in un’altra stanza di casa.
Il terzo – quello più importante – è che sono estremamente timido e ho sempre fatto molta fatica a parlare in pubblico. In realtà col tempo ho imparato a gestire lezioni di formazione anche molto lunghe, ma per farlo mi occorre avere delle slide dettagliate che servano non solo a distogliere l’attenzione del pubblico dalla mia persona, ma soprattutto ad evitare che, per l’ansia, mi getti a capofitto sulle conclusioni saltando i passi e le connessioni che pure mi ero preparato. In sostanza i miei video sarebbero tutti di una brevità allucinante (che poi non sarebbe peggio di quanti si sbrodolano addosso per mezz’ore e ore, ma comunque sarebbe il ricadere nell’estremo opposto).
Scritture diverse
Già avevo anticipato che il tipo di scrittura per un articolo non solo può, ma deve essere diverso da quello per un post di un blog. Come ho imparato dai manuali di scrittura giornalistica studiati all’inizio del mio percorso alternativo di vita professionale, a chi legge un articolo di giornale non interessa nulla di chi l’ha scritto. Perciò nell’articolo vanno evitati riferimenti personali e i giudizi espressi devono essere quanto più possibile obiettivi. La scrittura per il blog funziona esattamente al contrario (soprattutto se stiamo parlando di un blog personale – come il mio – e non di una rivista che si finge blog o viceversa, come quella iniziale per cui ha scritto Maurizio Lana): deve essere presente l’autore. Ti deve spiegare perché ti parla di un determinato argomento e come questo ha a che fare con lui (o lei). In più, mentre nell’articolo non è possibile fare riferimento ad altri articoli, magari sullo stesso argomento, il post da la possibilità di richiamare gli altri post sullo stesso tema e concatenarli in un discorso che progressivamente si amplia. Proprio in questo periodo mi sono accorto che la differenza di scrittura si riflette anche sulla diversa modalità di lettura. Dopo mesi di letture frenetiche, arrivato alla settimana di Ferragosto quando – in ferie ma non in vacanza – avrei potuto leggermi con tranquillità alcuni libri appena usciti, mi sono al contrario misteriosamente arenato. Misteriosamente perché il libro in questione è l’autobiografia di Sid Meier (il mitico autore di Civilization): la lettura scorre piana, il carattere è grande e le righe spaziate, l’argomento è per me estremamente interessante. Ma vado avanti con estrema lentezza. Perché? Il motivo è perché ero in dubbio se proporne la recensione alle pagine culturali del Manifesto o “limitarmi” a scriverne un post sul blog. Infatti quando la risposta dal Manifesto è stata negativa (cioè, dalle pagine culturali mi hanno risposto di proporlo a chi si occupa di Alias ma se lo propongo lì so che viene “accorpato” alle pagine videoludiche, sollevando le rimostranze dei colleghi che se ne occupano direttamente: il mondo è difficile e non fanno eccezione neppure le redazioni dei giornali, quelli di sinistra compresi), la lettura ha subito preso il ritmo abituale. Pensandoci mi rendo conto che, in base al tipo di scrittura, si presta attenzione nella lettura ad elementi diversi. Se avessi dovuto scrivere l’articolo avrei dovuto tenere conto della storia pubblica di Meier, delle sue aziende e dei giochi prodotti. Dal punto di vista del blog invece mi è consentito maggiormente – e teoricamente più apprezzato dal pubblico – parlare dell’esperienza personale coi giochi di Meier (anche perché per tutta la parte pubblica è sufficiente al limite mettere un bel link ad una pagina di Wikipedia: è questo del resto il bello dell’ipertestualità della rete) e con Meier stesso, incontrato in Italia durante la presentazione alla stampa di un suo gioco.
Il blog come testo-mondo
In conclusione è proprio questa ipertestualità che (mi) consente di lavorare al blog come ad una sorta di testo-mondo personale dove ogni post è una sfaccettatura collegata alle altre in un sistema dinamico e progressivo. Non è detto che questa urgenza di sviluppare idee e comunicarle prima o poi non si coaguli in uno o più libri. Del resto progetti già ce ne sono stati: almeno tre o quattro su soggetti videoludici (ed alcuni pezzi possono già essere visti su questo blog), uno sulla biblioteca digitale, uno sulla formazione ludica di bibliotecari e bibliotecarie. In questo senso il blog è il mio personale zibaldone dove letture, ascolti, giochi ed esperienze decantano e sedimentano in attesa dell’innesco giusto. Per questo il mio (i miei) blog non sono (solo) sogni: certo non sono articoli/saggi/studi, ma piuttosto la relativa fase preparatoria, intermedia. E non è detto che mai si sviluppino: per ora mi basta lasciarli decantare qui e per il futuro si vedrà.
Link nel post:
Gruppo di discussione AIB-CUR: https://www.aib.it/attivita/aib-cur/
Consorzio interuniversitario Cineca: https://www.cineca.it/it
Voce “blog” sull’Enciclopedia Treccani: https://www.treccani.it/enciclopedia/blog/
Archiviazione del Bibl’og di Bibl’aria fatta da Archive.org: https://web.archive.org/web/20040727181319/http://biblaria-blog.splinder.com/
Archiviazione del primo blog Ossessioni e Contaminazioni fatta da Archive.org: https://web.archive.org/web/20071221053409/http://ossessionicontaminazioni.splinder.com/archive/2006-01
Sentieri Selvaggi: https://www.sentieriselvaggi.it
Giornale Pop: https://www.giornalepop.com
Presentazione del portale Comecinema a cura di Vincenzo Bazzocchi: http://rivista.ibc.regione.emilia-romagna.it/xw-200902/xw-200902-a0002/#null
Ossessioni e Contaminazioni su Blogspot: https://ossessionicontaminazioni.blogspot.com
Recensione di Nel dubbio prendo risorse di Andrea Dado: https://ossessionicontaminazioni.com/2023/06/01/nel-dubbio-prendo-risorse-il-primo-romanzo-german/
L’autobiografia di Sid Meier: https://www.baldinicastoldi.it/libri/una-vita-nei-videogiochi/

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