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Ho già scritto del lavoro di Luciano Perondi relativamente alla realizzazione di un nuovo sistema simbolico (il PASS) da utilizzare nella Comunicazione Aumentativa Alternativa e sul concetto intrigante di “sinsemie” relativo alla distribuzione non lineare delle informazioni nella comunicazione non scritta. Mi ha quindi molto incuriosito il suo nuovo libro: L’alta leggibilità (non) esiste? Cosa significa progettare un testo graficamente inclusivo (Nomos Edizioni). Anche pensando ai lavori che ho già menzionato, Perondi ha una considerevole esperienza nell’ambito della creazione di soluzioni grafiche rivolte alla inclusività di persone con bisogni comunicativi complessi, contribuendo anche allo sviluppo di un font dedicato al supporto di lettrici e lettori con dislessia: TestMe, che può essere visualizzato e scaricato dal sito appositamente realizzato. E questo nuovo libro è dedicato proprio ad analizzare quanto i font realizzati appositamente per favorire la lettura delle persone (ed in particolare l’apprendimento della lettura da parte di bambini e bambine) dislessiche riescano effettivamente a migliorare le loro performance di lettura.

Occorre ricordare che da tempo assistiamo alla creazione di font “dyslexia friendly”, anche da parte di case editrici che sponsorizzano i libri con essi realizzati come adatti a bambine e bambini con dislessia. Già nel 2018, all’interno del Centro Studi Inbook, Antonio Bianchi proponeva un confronto di un testo scritto utilizzando quattro diversi font realizzati per essere “dyslexia friendly”: EasyReading, OpenDyslexic, Biancoenero e Dyslexie messi di fronte ad un “normale” Open Sans segnalando come, sul sito Understood, Guinevere Eden (Direttrice del Centro per lo Studio sull’Apprendimento del Georgetown University Medical Center) pubblicava un post dove sosteneva categoricamente quanto segue:

Can “dyslexia-friendly” fonts help? […]

The short answer is no. Researchers have studied these typefaces. So far, they haven’t found evidence that the fonts help kids or adults read faster and with fewer mistakes.

[I font “dyslexia-friendly” possono aiutare? […]

La risposta breve è no. Ricarcatori hanno studiato i caratteri tipografici. Fino ad oggi non hanno trovato prove che i font aiutino ragazzi o adulti a leggere più velocemente e commettendo meno errori. (traduzione mia)] (la pagina non è datata ma è sicuramente anteriore alla condivisione fattane da Antonio Bianchi il 7 febbraio 2018)

Qui di seguito il testo nei font citati:

Confronto con quattro font per la dislessia-1
Confronto con quattro font per la dislessia-2
Confronto con quattro font per la dislessia-3
Confronto con quattro font per la dislessia-4
Confronto con quattro font per la dislessia-5
Confronto con quattro font per la dislessia-6

Sei anni dopo Perondi conferma nel suo nuovo libro tali conclusioni:

Un argomento controverso in questo ambito è quello dell’efficacia dei cosiddetti caratteri “Dyslexia Friendly”, ovvero caratteri con forme concepite per facilitare la lettura di lettori con dislessia.

Tali caratteri sono stati elaborati con diverse modalità, nel tentativo di individuare le variabili chiave per facilitare la lettura e il riconoscimento delle lettere. Si è provato a rendere asimmetrici i contrasti di spessore, a disegnare lettere con forme “non specchiabili” ma nessuna soluzione strettamente connessa alla forma dei caratteri sembra migliorare significativamente e stabilmente la performance dei lettori se isolata da altre variabili tipografiche.

e

…non esiste alcuna prova diretta di un effetto facilitatorio delle caratteristiche grafiche dedicate al DF incorporate nella forma della lettera, mentre l’effetto facilitatorio della spaziatura è controverso.

Questa conclusione è supportata da un grande numero di ricerche sia di Perondi stesso, sia di altri autori che Perondi riporta. Secondo Perondi però questa non è una condanna senza appello nei confronti dei font dyslexia friendly e in generale per la ricerca di soluzioni tipografiche volte a facilitare la lettura delle persone con dislessia. Infatti sostiene che

…in generale per la popolazione presa nell’insieme sembrerebbe che le font siano praticamente tutte uguali, mentre a livello individuale si osservano differenze sostanziali. Questo… dovrebbe portare a sviluppare un sistema digitale per rilevare la velocità di lettura dei lettori e scegliere automaticamente il carattere con cui ciascun lettore rende meglio.

Questo è il motivo per cui, sul sito di TestMe, il font che ha contribuito a realizzare, non propone soltanto di scaricare lo stesso, ma di applicarlo ad uno scritto e poi di “personalizzarlo”, modificando autonomamente le caratteristiche dei singoli caratteri e la spaziatura tra i caratteri e quella tra le parole affinché ognuna/o possa trovare il font ideale al proprio modo di leggere.

Sicuramente un libro che si pone come strumento di riflessione e base di partenza per nuove ricerche su questo argomento. Anche perché se non è possibile personalizzare individualmente il font su libri a stampa, potrebbe e dovrebbe essere possibile su tutte le applicazioni di lettura, dalle pagine web alle interfacce degli e-reader.

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Luciano Perondi

Link nel post:

2 risposte a “L’alta leggibilità (non) esiste? Luciano Perondi sui font “dyslexia friendly””

  1. Avatar Libri accessibili e biblioteche (inbook) – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta

    […] (non) esiste? Cosa significa progettare un testo graficamente inclusivo (Nomos Edizioni, ne ho scritto qui) e che avanza dubbi sulla reale (maggiore) leggibilità delle font utilizzate nei libri cosiddetti […]

  2. Avatar Libri letti nel 2024 – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta

    […] Luciano Perondi L’alta leggibilità (non) esiste? Cosa significa progettare un testo graficamente … […]

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