Già nel 2020 avevo scritto un post sull’I Ching (o Yijing a seconda del sistema di trascrizione usato) prendendo a pretesto la interessante versione online a cura di Daniele Ferrero (tutt’ora disponibile). Prendendo spunto dalla pubblicazione nel 2022 di questo testo nella stupenda (editorialmente parlando) collana dedicata ai classici orientali da Giunti e nel 2023 di Yijng. Una guida di Joseph A. Adler grazie ad Ubaldini Editore, ne approfitto per precisare alcuni concetti espressi nel mio precedente post. La lettura dell’I Ching l’ho condotta in parallelo sul testo a cura di Ferrero e su I:Ching. Il libro dei mutamenti. Nuova versione integrale con le chiose al testo di Confucio a cura di Elena Judica Cordiglia e pubblicato da Edizioni Mediterranee nel 1982 (io ho la 3. edizione del 1991 nella ristampa del 2006).

Non sto a riprendere l’introduzione sul classico cinese I Ching che è possibile trovare nel mio precedente post. Mi limito a segnalare le differenze tra la versione online e quella pubblicata da Giunti dell’edizione a cura di Ferrero. Il testo dell’I Ching è sostanzialmente identico. Mancano, nella versione Giunti, le interpretazioni di Ferrero dei testi delle linee mobili e le illustrazioni relative ad ogni singolo esagramma. Compensa una maggiormente arricchita sezione introduttiva ed una bibliografia ricca e aggiornata.

Sostanzialmente quanto mi sento di precisare ed aggiungere rispetto al precedente post è relativo al termine “divinazione”. Nel 2020 contrapponevo divinazione a meditazione ma, anche a seguito della lettura del saggio di Adler, trovo opportuno specificare meglio. In realtà non è “divinazione” ad essere contrapposto a “meditazione” quanto il concetto di “predizione”. Con “predizione” intendendo la scoperta di quello che riserva il futuro (pre-dire = dire prima [che avvenga]). Divinazione invece è un concetto più ampio, che può contenere anche la predizione ma che non è esclusivamente legato ad essa: consiste nell’estrarre dai segni – nel caso dell’I Ching, dagli esagrammi – la volontà divina che si estrinseca negli accadimenti terreni ed umani. Il testo di Ferrero (in entrambe le versioni) e il testo a cura della Fondazione Eranos (attualmente disponibile in edizione Feltrinelli) sono dedicati principalmente all’uso con finalità predittive mentre invece la classica versione a cura di Richard Wilhelm (pubblicata da Astrolabio-Ubaldini) e quella a cura di Elena Judica Cordiglia sono quelle maggiormente legate al versante della meditazione. Entrambi questi concetti (predizione e meditazione) vanno ricompresi nel concetto più ampio di divinazione. Divinazione finalizzata principalmente all’evolversi degli eventi è predizione. Divinazione finalizzata principalmente a capire l’intrinseco motivo dell’essere umano nel mondo ed il modo migliore per allinearsi al Tao – cioè alla Via su cui scorre l’esistenza – è meditazione.

Il testo a cura di Ferrero è certo maggiormente consapevole della traduzione, mettendo a confronto svariate versioni e dandone approfonditamente conto sia nel saggio introduttivo, sia nelle note al testo, presentando le varianti maggiormente rilevanti. La versione a cura di Elena Judica Cordiglia ha il difetto di non presentare in maniera separata il testo originale dal commento dell’autrice e quest’ultimo è legato ad una visione bucolica e contadina del testo: ambiente da cui certamente proviene un testo che risale a mille anni prima di Cristo, e tuttavia non sempre tale interpretazione da calendario eciclopedico per l’antico contadino cinese si adatta agiatamente al contemporaneo mondo delle macchine. Nonostante ciò ha il pregio di presentare l’I Ching non tanto come un mazzo di predizioni reciprocamente slegate (per esempio: se mi capita Shi non m’interessa di Jie, a meno che non mi ci portino le linee mobili) ma come un testo unitario in cui ogni esagramma richiama tutti gli altri non solo per il sistema di composizione attraverso i trigrammi, ma anche per il richiamo interno di sentenze, immagini e commenti. In questo senso riporto due commenti della curatrice che mi paiono estremamente pertinenti:

L’I:Ching non predice il futuro, come non può predirlo nessuna esperienza umana per vasta che sia, però, come ogni esperienza umana, riesce a chiarire qualche aspetto dei problemi e a dare direttive opportune, lasciando la libertà di seguire questi consigli nel rispetto della facoltà individuale di scegliere e di sbagliare. (p. 51)

e

L’I:Ching è un libro di sapienza terrena, insegna come ci si deve condurre nei fatti di ogni giorno per non dover poi temere il futuro tanto da volerlo indagare. (p. 135)

Come avevo già scritto nel mio precedente post, l’I Ching è un libro-mondo la cui difficile interpretazione non è dovuta solo all’essere scritto in una lingua straniera o dal provenire da un passato quasi abissale, ma dalla sua interna coerenza a cui occorre accostarsi con pazienza e aperta riverenza per cercare il modo di allinearsi al suo respiro onde poter trarre insegnamenti dalle sue sentenze. Per questo traggo dalle riflessioni la difficoltà a pensare come possa essere possibile interrogare l’I Ching col metodo triviale delle tre monete, non perché quello delle stele di millefoglie sia uno strumento con maggiore spiritualità, ma piuttosto perché prevede un rituale complesso utile a sgomberare la mente dalle incombenze immanenti che vi si affollano e ad allinearsi al respiro dell’oracolo. Proprio per questo motivo do appuntamento alle lettrici e ai lettori ad un prossimo post in cui l’oracolo – nelle sue varie versioni/edizioni – sarà interrogato tramite questo rituale su cui mi impegno fin d’ora ad esercitarmi. Detto questo concludo esprimendo la personale convinzione che chiunque possa interrogarlo. Ogni tanto mi è capitato, soprattutto in passato, leggendolo in pubblico (ad esempio in biblioteca), di essere avvicinato da persone che mi chiedevano se sapessi utilizzarlo. Presupponendo evidentemente competenze tecniche, mistiche o magiche. Mi sembra che non occorra nulla di tutto ciò ma che, per certi versi, l’obiettivo di consultarlo sia più difficile rispetto alla acquisizione di una qualsivoglia competenza tecnica. Come accennato sopra occorre sapersi mettere in ascolto e in sintonia con l’I Ching come se esso fosse un antico maestro, particolarmente – tra l’altro – insofferente per gli usi della modernità ed ancor più per quelli della contemporaneità, che ci offre la propria sapienza a cui però siamo noi a dover essere capaci di dare ascolto.

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2 risposte a “I Ching: divinazione e meditazione”

  1. Avatar Libri letti nel 2024 – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta

    […] Joseph A. Adler Yijing. Una guida (Astrolabio Ubaldini, 2023) […]

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