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Premessa: amo Francesca Ghermandi. Va da sé: non un amore “sentimentale” ma un amore estetico/intellettuale che non sminuisce l’importanza dell’opera e della sua autrice sulla vita di chi prova tale passione. Non da sempre: si ama da sempre forse solo la mamma, ma questo è un amore in qualche modo necessario e tutto sommato casuale (mica una/o si sceglie la mamma da amare). Come tutti i veri grandi amori nella vita di una persona, il grande amore parte da un incontro che inizia a intrecciare relazioni inattese, che cresce come un albero all’interno dell’animo. L’incontro con i fumetti della mia omonima e coetanea avviene con la rivista Cyborg che conteneva, assieme alle storie di Fondazione Babele di Marco Nizzoli anche quelle ghermandiane di Helter Skelter. Prima ancora che iniziasse a pubblicare su Cyborg avevo già stressato Nizzoli con un’intervista sulla sua serie maxbunkeriana Angel Dark (non googlatelo: pare che sia uno dei nomi più utilizzati dalle escort…) e, complice un rapporto discreto e relativamente continuo col gruppo che ruotava all’epoca a Bologna attorno a Daniele Brolli (e che usciva da e aggiornava il movimento Valvoline) e alle sue varie produzioni editoriali, subito al Centro Fumetto Andrea Pazienza di Cremona (che all’epoca frequentavo regolarmente) proposi l’intervista a Francesca. Che uscì sul n. 3 del maggio 1993 di Schizzo, con tanto di (parte) della copertina dedicata. Allego la scansione dell’intervista in fondo a questo post, ma senza leggerla perché mi imbarazza constatare quanto fossi ingenuo e impreparato, anche se l’entusiasmo sopperiva alla mancanza di competenza ed esperienza. La chiacchierata con Francesca avvenuta in un (dimenticato) bar bolognese comunque mi ha portato ad apprezzare ancora di più la sua opera e mi ha indotto negli anni a continuare a seguirla. Devo anche rivelare di essere io ad aver creato la pagina informativa a lei dedicata su Wikipedia, vincendo la mia nota avversione per “l’enciclopedia libera”. Così, quando ho scoperto che Eris Edizioni aveva in programma di pubblicare la nuova opera a fumetti di Francesca, davvero non ho visto l’ora di potermici tuffare. Considerate anche il mio apprezzamento per una casa editrice con una spiccata personalità, di cui ho già scritto relativamente alla pubblicazione degli albi di Jesse Jacobs e – solo una settimana fa – su un breve ma denso e illuminante saggio su disabilità e “abilismo”.

Ed ecco disponibile, da poche settimane: I misteri dell’oceano intergalattico. Quest’ultima opera, al momento, è senz’altro l’opus maximum di Francesca riuscendo perfettamente a fondere lo slapstick da cartone animato Warner Bros. (avete presente Daffy Duck, Willy Coyote, Bugs Bunny & Co.?), tipico in particolare dei suoi lavori “a strisce” come Hiawata Pete e quelli a episodi come Helter Skelter, con le narrazioni di respiro maggiore come Pasticca o GrenUord. Come i primi si muove presentando in un mix allucinato e geniale comicità e violenza ai limiti dello splatter. Come le seconde offre una narrazione strutturata e poliedrica. In particolare, rispetto alle altre opere citate, in I misteri dell’oceano intergalattico si espande utilizzando un respiro epico che richiama esplicitamente all’Odissea nel viaggio di Barney e del suo equipaggio. Nell’intervista aggiunta all’edizione Coconino Press del 2008 di Hiawata Pete, Francesca diceva:

Dopo tanti anni, ora mi piacerebbe tornare a cimentarmi con storie più sintetiche come le strisce e, nello stesso tempo, provare a lavorare con storie di un respiro ancora più grande, come potrebbe essere un classico della letteratura. (p. 15)

Ecco: I misteri dell’oceano intergalattico è l’Odissea di Francesca Ghermandi. E non paia esagerato il paragone: esattamente come l’Odissea, è la storia di un viaggio alla ricerca di un “ritorno a casa”, di un recupero della normalità. La storia inizia col naufragio del vascello dove si trova Barney che si risveglia sulla spiaggia dell’Isola dei Dispersi trasformato in cane. Scoprirà in seguito che il motivo della trasformazione è la perdita del cervello che finisce insieme alle altre cose dei naufraghi sulla Luna delle cose dimenticate. Nella prima parte Barney deve sopravvivere sull’Isola venendo ricoverato in un Istituto a metà strada tra un riformatorio ed un manicomio. Ma quando finalmente riesce a trovare una nave ed una ciurma salpa alla ricerca della rotta per recuperare il cervello, compiendo svariate tappe ed incontri, compreso quelli all’interno del ventre di un pesce, come Pinocchio. Barney alla fine del suo viaggio riuscirà a ritrovare il cervello e a sconfiggere l’Ombra Nera che tiene sotto il giogo della paura gli abitanti dell’Oceano ma, a differenza dell’Ulisse omerico e in questo avvicinandosi di più all’Ulisse di Dante, scopre che non è possibile tornare ad essere quello di prima.

Leggo allora la storia di Barney come un viaggio all’interno della propria mente, un viaggio dallo spiazzamento iniziale (Barney non sa chi è e dove si trova ed è terrorizzato dalla inquietante fauna del luogo oltre che minacciato da lugubri accalappiacani) all’istituzionalizzazione che riporta il disagio nei parametri del quotidiano e del banale. Dall’abbandono del luogo triste ma sicuro dell’Istituto per una ricerca che lo costringe ad affrontare pericoli e superare insidie grazie ad una sorta di amico visibile solo a lui e prodotto dalla sua mente (classica rappresentazione dell’allucinazione schizofrenica) che – come sorta di coltellino svizzero – gli permette di navigare sulla rotta corretta. Esattamente come gli “operatori” di Barbara O’Brien che, nonostante i pericoli, l’hanno mantenuta sulla rotta giusta durante il suo viaggio negli States e contemporaneamente nella schizofrenia (vedi: Barbara O’Brien Operatori e Cose. Diario di una schizofrenica, Adelphi, 2021). La chiave che giustifica questa lettura è anche la corposa sezione finale, costituita da “note” e spiegazioni dettagliate (rigorosamente a fumetti) di elementi che nel corso della storia vengono solo menzionati: mix di istruzioni completamente fantastiche (ad esempio: “Messaggi intergalattici”, “Imprese oltre ogni limite”, “Gli Scogli delle Streghe del Mar”, ecc.) ed altre assolutamente realistiche ed attendibili (ad esempio: “Latitudine e Longitudine”, “Ritmo a andamento dell’imbarcazione”, “La qualità dei segni”, ecc.). Questo mix di fantastico e reale è esattamente la causa della “perdita della bussola” o, se preferite, del cervello. Ma è anche il motivo fondamentale per cui Barney non riesce e non può tornare all’“intelligenza” primitiva ed ingenua: alla fine del viaggio Barney si ritrova a sapere più cose di quando è partito, ed alcune di esse rendono comunque la vita più bella e varia. Si tratta di accettarle ed imparare a gestirle.

Se siete arrivati fin qui, avete visto che ho parlato a proposito di I misteri dell’oceano intergalattico di “opus maximus” e l’ho paragonato all’Odissea. Troppo entusiasmo, anche in considerazione della mia dichiarazione iniziale d’amore? Secondo me no: appena si conclude, questo nuovo libro di Francesca lo si vuole riaprire dall’inizio perché si sente che la ricchezza interna è tale che sicuramente si sono lasciati tra le righe (o tra i disegni) spunti, indizi, accenni che avrebbero potuto portarci ad altre letture e ad altre interpretazioni. E, al di là del gusto di ognuna/o, questo è certamente una caratteristica di un capolavoro letterario. Pardon: fumettistico.

Le prime tavole di I misteri dell’oceano intergalattico:

La mia intervista a Francesca Ghermandi su Schizzo:

3 risposte a “Ghermandeide: il viaggio nell’oceano intergalattico di Francesca Ghermandi”

  1. Avatar Libri letti nel 2023 – ossessioni e contaminazioni

    […] Francesca Ghermandi I misteri dell’oceano intergalattico (Eris) […]

  2. Avatar Fondazione Babele reloaded – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta

    […] Pazienza di Cremona), andava, per lo più a Bologna, a incontrare e intervistare i suoi idoli. Ne ho già scritto a proposito di Francesca Ghermandi e ora è giunto il momento di parlare invece di Marco Nizzoli. Nizzoli lo andai ad […]

  3. Avatar Due fumetti di Francesca Ghermandi – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta

    […] nel 2023 è uscito I Misteri dell’Oceano Intergalattico ho scritto un post dove non solo ho dichiarato il mio amore per l’autrice, la mia omonima e coetanea Francesca […]

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Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

~ Watzlawick, Beavin e Jackson