locandinaSono, si può dire da sempre, un fan del cinema di David Cronenberg. Il che non significa che amo tutti i suoi film, ma che considero molti di essi delle vette dell’arte cinematografica e tra i miei preferiti in assoluto, in particolare il dittico Videodrome/eXistenZ (di cui ho diffusamente scritto qui). Inseparabili (in originale Dead Ringers, 1988) non è uno dei miei film cronenberghiani preferiti, ma non si tratta neppure di uno di quelli che mi lascia perplesso. La storia dei gemelli Mantle, brillanti ginecologi che il loro rapporto morboso finisce per mandare in rovina, si unisce alla poetica del regista sulla “nuova carne” facendo ideare ad uno dei due – Beverly – nuovi strumenti chirurgici – a metà tra il fantascientifico e la tortura medievale – per intervenire su pazienti con strane mutazioni, come l’attrice Claire Niveau che si rivolge a loro per l’incapacità di rimanere incinta per il suo “utero triforcuto”. Il legame tra i due fratelli gemelli viene messo in crisi dalla relazione sentimentale tra Beverly e Claire. Nel film cronenberghiano Beverly è contemporaneamente il più sensibile e introverso ma anche il più geniale della coppia, mentre il gemello Elliot è quello più espansivo e sociale. Tale equilibrio, messo in crisi dalla passione erotica per l’attrice, fa uscire di senno Beverly e fa implodere la relazione fino all’autodistruzione di entrambi.

Per il suo film Cronenberg si è ispirato al romanzo Gli inseparabili di Bari Wood e Jack Geasland (Sperling & Kupfer, 1989) “a sua volta ispirato a un episodio di cronaca accaduto a New York nel 1975, quando i rispettabili gemelli Marcus vennero trovati morti nella loro casa tra sporcizia e un inspiegabile stato di semi-abbandono” (da Wikipedia).

ddrg_s1_digitalonesheet_labpayoff_27x40_pre_final_en-us_pricoDate queste premesse non potevo non essere incuriosito dalla recente proposta da parte di Amazon Studio e Annapurna Television di una nuova versione serializzata della storia (su Prime Video). Nella versione ideata da Alice Birch i due gemelli non sono maschi, ma femmine. Questo stravolgimento si rivela geniale perché porta fin da subito in primo piano un tema relativamente secondario nel film di Cronenberg: i problemi legati alla fertilità (soprattutto femminile), alla gestazione e al parto. Le gemelle Mantle (superbamente interpretate da Rachel Weisz (Oscar nel 2006 per The Constant Gardener come attrice non protagonista) sono due brillanti ginecologhe che hanno la salute riproduttiva femminile come loro missione di vita, sia nella dimensione di centro per il parto sia nella dimensione della ricerca sulla fertilità. Il loro rapporto lo riassume perfettamente il “Larry” che incontrano in una bar nella prima sequenza del primo episodio che indaga sulla vita sessuale dei gemelli (e, ovviamente, in particolare di quelli di sesso femminile). La più sociale – e decisamente più volgare – Elliot gli chiede se si aspetta di vedere lei che infila la lingua nella vagina della sorella. “Larry”, preso in contropiede, cerca di abbozzare, ma in realtà gli spettatori della serie scopriranno (pur non assistendo mai alla scena descritta) che quello tra Beverly ed Elliot è esattamente un rapporto morboso ai limiti del sessuale che che l’arrivo dell’attrice Genevieve Cotard – di cui Beverly s’innamora, dopo che Elliot l’ha sedotta – apparentemente incrina. È Genevieve, in questa serie, quella con l’utero tripartito, ma si tratta di mero omaggio a Cronenberg – come il fatto che reciti in una serie TV splatter dal titolo Rabid – dato che non si tratta di un elemento con un suo peso nella narrazione. Al contrario elemento centrale è il desiderio di maternità di Beverly che naufraga in una serie di aborti di cui assistiamo esplicitamente all’ultimo nel primo episodio. È il desiderio di maternità di Beverly che la porta tra le braccia amorevoli di Genevieve e che spinge la sorella a fare ricerche anche illegali sui feti, sulla possibilità di crescerli “in vitro”, sulla possibilità di impiantare tessuto giovane nell’utero di donne mature per aumentare la loro vita riproduttiva. Il tutto intercettando l’interesse di una ricca finanziatrice (i cui figli li ha fatti partorire a pagamento da altre donne e che si tiene appesa in casa una gigantesca fotografia delle proprie labbra vaginali) che porta l’attività delle due gemelle ginecologhe sotto i riflettori dell’opinione pubblica.

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Il Dead Ringers di Birch/Weisz è un’opera completamente al femminile: i maschi presenti sono inetti o ininfluenti. Apparentemente sembra avere un peso maggiore il giornalista/scrittore Silas Jordan (interpretato da Ntare Guma Mbaho Mwine) che – negli ultimi due dei sei episodi – viene incaricato di scrivere un articolo e scava sulla personalità e sulla relazione delle gemelle mettendone in luce segreti e delitti: ma anche lui non riesce ad arrivare a capirle fino in fondo, cosa che potrà fare invece lo spettatore nell’inquietante finale. Pur senza eccedere nello spoiler va detto che se nel primo episodio lo shock per lo spettatore ingenuo è la rappresentazione senza filtri dei parti (naturali e cesarei) e dei problemi che si possono presentare (inclusi la morte del neonato e/o della madre), nell’ultimo è la rivelazione psicologica del reale rapporto tra le due gemelle. Una rivelazione che per tutto il sesto ed ultimo episodio è preannunciata dalla vibrazione di un cellulare a cui nessuno risponde (e la mia – e immagino non solo mia – prima reazione è stata: ma chi cazzo mi chiama proprio adesso?) e che quando finalmente questa risposta avviene, conduce all’agnizione finale. Che porta di fronte al ribaltamento di quello che abbiamo fin lì creduto delle due gemelle: quale quella forte e quale quella debole, quale quella geniale e quale quella ordinaria, quale quella manipolatrice e quale quella succube. E, a differenza del film cronenberghiano, la serie si conclude non con l’annichilamento di entrambe, ma piuttosto nel loro diventare – finalmente – una sola persona.

Un testo televisivo questo Inseparabili assolutamente forte ed originale. Magari non sempre tutto allo stesso livello (per riempire lo spazio espanso di una serie televisiva vanno riempiti i buchi a volte con elementi relativamente poco essenziali) ma assolutamente da vedere non solo per la bravura degli interpreti tra cui – lo si è già detto – magistrale quello doppio della protagonista, ma anche per il tema – lo si ripete: la fertilità (femminile), la gestazione, il parto ed i relativi problemi fisiologici e psicologici – che mai prima (almeno a conoscenza mia) sono stati trattati in modo così lucido e “senza veli” ed ipocrisie.

3 risposte a “Inseparabili: una nuova, inquietante visione”

  1. Avatar wwayne

    Ottimo post. Sono sempre più orgoglioso di essere da tempo un tuo follower.

    1. Avatar st2wok

      Grazie per il commento e per i complimenti!

      1. Avatar wwayne

        Grazie a te per la risposta e per il “Mi piace” (apprezzatissimo)! 🙂

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