culti-svedesiStorie, personaggi e suggestioni dei racconti lovecraftiani sono stati ripresi da vari autori e da svariati media, tanto che ormai nei moduli formativi che mi chiamano a condurre porto invariabilmente il “solitario di Providence” come esempio paradigmatico di “long tail”: di opera che – magari senza un successo particolare al suo esordio – ha continuato nel lungo periodo ad avere estimatori. Non solo: almeno nel caso di Lovecraft, le sue opere hanno plasmato buona parte degli incubi dell’immaginario occidentale. Però spesso ci ritroviamo di fronte a delle riprese, a delle continuazioni o, nel migliore dei casi, a dei “mashup” come nelle trilogie di Lois H. Gresh e di James Lovegrove (di cui ho scritto qui) in cui ritroviamo Sherlock Holmes assieme al fido Watson a confrontarsi con le manifestazioni dei Grandi Antichi. Rispetto a tutto ciò la trilogia del Mondo dei Culti dello scritto svedese (tra l’altro mio coetaneo) Anders Fager ha sicuramente un quid in più. Non è in realtà recentissima, dato che in origine è stata pubblicata tra il 2009 e il 2011 e solo dal 2018 disponibile in Italia grazie ad Edizioni Hypnos con la seguente cadenza:

  1. Culti svedesi. Le viscere dei Miti. Nove squarci nell’universo di H.P. Lovecraft (2018)
  2. Relazioni interspecie. L’ascesa dei Miti. Nuovi squarci nell’universo di H.P. Lovecraft (2020)
  3. Tu non puoi vivere. Nuovi incubi nell’universo di H.P. Lovecraft (2023)

relazioni-interspecieIl quid che distingue la narrazione fageriana dalle altre non è l’ambientazione nordica, contrappuntata dalla vena di non tanto sottile di razzismo (principalmente verso gli immigrati arrivati in Svezia a seguito delle guerre balcaniche e all’implosione della Yugoslavia) a riecheggiare quella lovecraftiana, quanto il ribaltamento completo della prospettiva assunta da Lovecraft nei confronti dei suoi personaggi. I personaggi che Fager mette al centro delle storie non sono “normali” esseri umani che improvvisamente si trovano a confrontarsi con divinità mostruose e relativi adepti: i suoi protagonisti sono propri quegli adepti che devono e cercano di sopravvivere nel mondo umano, intriso di ipocrisia e malvagità. Di fronte a tale ipocrisia e malvagità, i crimini commessi dai protagonisti, appartenenti ad altre specie, a culti antichi, intenti a tenere in vita la magia e la stregoneria, a soddisfare ataviche sete di sangue e perversioni sessuali, appaiono meno abbietti, in qualche modo purificati dalla loro dedizione assoluta piuttosto che dal calcolo e dalla limitatezza di vedute. Torme di ragazze adolescenti che trascinano un loro coetaneo nella torbiera per violentarlo, ucciderlo e divorarlo sotto gli occhi di un’antica divinità risvegliatasi per l’occasione, piuttosto che l’artista geniale e perversa che come opera d’arte suprema porta nella trasmissione tv in cui è invitata la testa mozzata del suo amante, o la giovane di specie anfibia che vive gestendo un negozio di pesci sono personaggi che Lovecraft avrebbe descritto come una minaccia alla stessa esistenza della specie umana ed in cui invece Fager ci fa immedesimare, per cui Fager ci fa – come lettori coinvolti – parteggiare. Mentre Lovecraft ci spaventa con l’orrore per cullarci nella credenza di appartenere alla normalità – minacciata, ma pur sempre normalità -, Fager ci chiede di conoscere questi “diversi”, sicuramente “mostruosi” ma nel senso latino del termine piuttosto che necessariamente paurosi e pericolosi.

tu-non-puoi-vivereI racconti presenti nella trilogia sono contemporaneamente autoconclusivi e parzialmente collegati. Per questo personaggi compaiono in più racconti (e per alcuni dispiace che lo scrittore non abbia voluto ampliare le relative vicende) come l’artista My Witt, protagonista sia del racconto Il capolavoro della signorina Witt su Culti svedesi sia di La regina in giallo nell’appena pubblicato Tu non puoi vivere. Nel primo racconto è una geniale artista che dopo aver scandalizzato Stoccolma con una mostra di fotografie a tema pornografico (avente lei stessa come protagonista) si lascia suggestionare da una ricca appartenente ad una società dedica a culti arcani a realizzare un’opera ancora più estrema. Con il risultato già detto, per cui viene ovviamente internata. In La regina in giallo (non sfugga il titolo che richiama esplicitamente Il Re in Giallo di Robert W. Chambers, riconosciuto ispiratore dell’opera lovecraftiana e anch’esso ripubblicato da Hypnos) troviamo My Witt completamente persa nel disturbo mentale all’interno di un manicomio criminale mentre, lentamente e faticosamente, riconquista una parvenza di normalità – per lo meno agli occhi dell’istituzione in cui è internata – per riuscire a usare i poteri arcani guadagnati col sacrificio artistico ed utilizzarli per vendicarsi sulle guardie che hanno abusato di lei mentre era legata al letto. Fager utilizza nella composizione dei volumi un ritmo quasi musicale, alternando racconti lunghi e formalmente conclusi ad altri “Frammenti” brevi ed aperti che in alcuni casi introducono nuovi personaggi, come l’ultracentenario bibliotecario Fredman, ripresi poi in altri racconti.

Chiuso anche l’ultimo libro della trilogia, ci rimane un po’ d’amaro in bocca. Non per la qualità delle storie, assolutamente affascinanti, ma piuttosto perché, ormai assuefatti, ne vorremmo ancora, anche per completare storie apparentemente non compiutamente concluse. La speranza e l’auspicio sono allora che Hypnos traduca anche altri libri di Fager, imparentati con la trilogia, come il romanzo För Gudinnan del 2017 o Ingemar Fredmans Epistlar del 2021. Attendiamo fiduciosi rivolgendoci rispettosi agli Antichi: Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn.

3 risposte a “Orrori nordici”

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Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

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