Ascolto molta musica anche recente, ma resto comunque un appassionato, quindi prendete questa classifica per quella che è: i 10 album usciti nell’anno che sta andando a finire che mi sono piaciuti di più e che ho ascoltato più intensamente/ripetutamente.
10. Fantastic Negrito – White Jesus Black Problems
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Un concept album sulla storia degli antenati dell’autore: uno schiavo nero ed una sguattera irlandese. Bellissimo in particolare il modo utilizzato per tradurre in immagini la storia raccontata dalla musica.
09. Motorpsycho – Ancient Astronauts
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“Solo” 4 tracce sono sicuramente una misura insolitamente esigua per i Motorpsycho, anche considerando che si tratta comunque di quattro tracce della durata di un album standard. Racconta Allmusic che si tratta di materiale musicale realizzato durante il lockdown e proposto inizialmente per pubblici ristretti ed in seguito rielaborato e registrato live. Il ché sta a dimostrare che anche le cose peggiori possono avere i loro risvolti positivi.
08. Tom Petty & The Heartbreakers – Live At The Fillmore 1997
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Curiosamente in questo live non ci sono tracce famose come Refugee, Even The Losers, Learning To Fly, Into The Great Wide Open, o la Southern Accent che Johnny Cash ha riletto in modo sublime, ma non di meno è la registrazione di un concerto perfetto, con Tom Petty e i suoi Hertbreakers in gran spolvero e con la voglia addosso di suonare e di divertire con la loro musica. Si aggiungano cover deliziose ed ospiti di lusso come Roger McGuinn e John Lee Hooker e ci troveremo la registrazione del concerto a cui tutti avremmo voluto essere presenti.
07. Blank Banshee – Music For Menus
Il primo dei due album di un genere che manco sapevo esistesse: la “vaporwave”. Qui siamo di fronte esattamente a quello che dichiara il titolo: non più a musica per aeroporti o per ascensori, ma a microtunes poco invasivi e vagamente oniriche per i tempi di attesa a cui ci costringono i menù dei nostri dispositivi elettronici, soprattutto se un po’ vecchiotti e poco performanti. Musica di sottofondo, ma deliziosa.
06. Macroblank – MACABRE; OCCULT
Il misterioso Macroblank dichiara sulla sua pagina Bandcamp “i take no credit. everything is plundered” (non mi prendo alcun merito. tutto è saccheggiato) e passa dalle due mega-variazioni di Macabre alla struttura di suddivisione più tradizionale in Occult, ma sempre proponendo variazioni tra la musica d’atmosfera e le sonorità da pausa rilassatissima in discoteca.
05. Philip Glass, Dennis Russell Davies & the Bruckner Orchester Linz – Symphony n. 8
Non ho sempre adorato a priori Philip Glass, ma quest’opera – e con questi interpreti – non mi stanco mai di riascoltarla.
04. The Halo Effect – Days Of The Lost
Prima o poi dovevo cascare anch’io nel vortice del metal nordico, giusto? Vabbé, ci sono i Motorpsycho, ma sono un genere a sé. Il “death metal melodico” (Wikipedia dixit) di questi svedesi riesce ad essere potente ma accattivante. Accoppiamento decisamente non scontato.
03. Beloved Sun – Crying Around And In Color
Primo album delle Beloved Sun che si definiscono “Experimental Queer duo composed of musician Sol Galeano and poet Artist Named You. Explicitly genreless and incessantly feeling-focused, BELOVED SUN melds together elements from hip hop, disco, dance, and traditional spoken word to create something “…effortlessly sensual and tender and sincere.”” (Duo queer sperimentale composto dalla musicista Sol Galeano e dalla poetessa Artist Named You. Esplicitamente privo di genere e incessantemente incentrato sui sentimenti, BELOVED SUN fonde insieme elementi dell’hip hop, della disco, della danza e della parola tradizionale per creare qualcosa di “… sensuale, tenero e sincero senza sforzo”). A me piacciono un sacco proprio per questo centrifugare vari stili e spiattellarli in faccia all’ascoltatore per mezzo di un hip hop sboccato e fancazzista.
02. Shemekia Copeland – Done Come Too Far
Dovessi definire il genere in cui si muove Shemekia Copeland, azzarderei un “country & soul”. Con una voce capace di tirare giù i santi dal paradiso, la Copeland continua a fare musica nera come se fosse country e viceversa. A differenza dei country rocker bianchi (tipo Colt Ford o Moonshine Bandits) che prendono l’hip hop nero e lo riempiono di testi, strumenti e stereotipi da profondo sud bianco, la Copeland riesce a fondere perfettamente i due immaginari musicali e a farli diventare uno.
01. MUNA – MUNA
Ho il sospetto di aver sviluppato una sorta di paternalismo per queste tre ragazzine californiane. Già avevo stravisto per il loro album d’esordio, About U, nel 2017 col loro sound da pop anni ’80 rifatto come se fosse assolutamente nuovo; mi era piaciuto (anche se forse un po’ meno) il loro secondo, Saves The World, del 2019 e ritorno ora ad avere questo loro ultimo omonimo in heavy rotation su tutti i dispositivi musicali che uso. Adoro il mondo che riescono a dipingere con la loro musica: un mondo queer e coi colori della rivoluzione pacifista. Forse proprio per questo il secondo mi era piaciuto meno: meno “politico” e più intimista e introspettivo. Sicuramente parte del fascino delle MUNA sta anche nel caratteristico timbro vocale della cantante Katie Gavin che imprime uno spin personalissimo a tutte le loro canzoni.

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