copertinaSenza ombra di dubbio, Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut è uno dei romanzi che mi porterei sulla proverbiale isola deserta. Di più: Vonnegut è uno dei pochissimi autori per cui ho ricercato la “completezza” tentando di leggere tutto quanto pubblicato, almeno in italiano (me ne vengono in mente solo altri 3: Cormac McCarthy, Philip Dick e Robert Sheckley; non casualmente tutti – compreso Vonnegut – americani e tutti con legami più o meno stretti e/o conflittuali con la fantascienza), anche se certo non tutto accolto col medesimo piacere ed entusiasmo.

È perciò con vero piacere che ho salutato la notizia della pubblicazione della versione a fumetti del capolavoro vonnegutiano: Mattatoio n. 5 ovvero la crociata dei bambini: una danza obbligata con la morte con adattamento a cura di Ryan North e illustrazioni di Albert Monteys (Bompiani).

Per gli autori, non avendoli mai incontrati prima, mi limito a rimandare alle informazioni presenti sulle rispettive pagine di Wikipedia: Ryan North, Albert Monteys.

Mattatoio n. 5 è un romanzo pubblicato da Kurt Vonnegut nel 1969. Vonnegut aveva già pubblicato romanzi esplicitamente fantascientifici come Piano meccanico, Le sirene di Titano e Ghiaccio nove, ma anche romanzi in cui inizia ad inserire personaggi e tematiche che torneranno anche in Mattatoio n. 5: Howard W. Campbell Jr. in Madre notte (collaborazionista che cerca di convincere i prigionieri di guerra americani a schierarsi con i nazisti andando a combattere al loro fianco sul fronte russo) e Eliot Rosewater (in ospedale assieme protagonista gli farà conoscere le opere dello scrittore di fantascienza Kilgore Trout). La trama ripercorre romanzandole le esperienze vissute dallo stesso Vonnegut durante la sua partecipazione alla Seconda guerra mondiale: venne fatto prigioniero dei tedeschi e rinchiuso in un carcere a Dresda dove assistette alla completa distruzione della città causata dai bombardamenti Alleati, salvandosi solo perché, assieme agli altri prigionieri di guerra era rinchiuso in un locale sotterraneo utilizzato prima della guerra per conservare le carni di un mattatoio.

Mattatoio n. 5 era già stato trasposto cinematograficamente nel 1972 da George Roy Hill in un film che ha vinto anche premi ma che non ha avuto un enorme successo (ma neppure un clamoroso insuccesso) ed è oggi disponibile in DVD.

La maggiore sfida di una trasposizione, sia essa cinematografica o fumettistica, è la struttura non lineare termporalmente dell’intreccio. Infatti il protagonista, Billy Pilgrim, dopo essere stato in guerra, tenuto prigioniero a Dresda ed aver assistito alla sua distruzione e all’uccisione di decine di migliaia dei suoi abitanti (distruzione non motivata strategicamente, dato che Dresda non ospitava installazioni o fabbriche belliche) torna negli Stati Uniti e viene ricoverato per i disturbi di Stress post traumatico fino a quando, dopo essersi ripreso, completa gli studi di optometria, si sposa, diventa uno stimato e ricco professionista nel campo e nel 1967 viene rapito dagli alieni e trasportato sul pianeta Tralfamadore. Gli alieni gli spiegano lo strano fenomeno a cui è soggetto: il “saltare” avanti ed indietro nella sua storia personale è dovuto alla anomala percezione del tempo da parte degli esseri umani. I tralfamadoriani visualizzano la realtà in quattro dimensioni e vedono il tempo come noi visualizziamo la dimensione fisica: come un tutto dall’inizio alla fine dell’universo (causata da un loro esperimento fallito). Lo stesso Billy Pilgrim spiega così la rispettiva condizione:

…è una bella giornata, e mentre voi potete guardarvi attorno io sono assicurato al pianale di un treno sempre in moto, e l’unico modo che ho di vedere qualcosa è attraverso un tubo d’acciaio del diametro di 15 centimetri.

Inoltre io non so che sono su quel treno, o che sta succedendo qualcosa di strano. Posso solo pensare: “Bè, è la vita.”

Il saltare da un tempo all’altro della sua vita è la sfida posta sia a livello cinematografico sia a livello fumettistico. Nel primo caso il problema è stato risolto in modo abbastanza brillante evitando soluzioni di continuità tra scene ambientate in diversi periodi temporali con Billy che “entra” nella nuova scena con l’abbigliamento indossato nella precedente producendo uno straniante effetto di spaesamento. Nel fumetto la compresenza delle vignette sulla tavola e delle due tavole affiancate permette agli autori delle soluzioni che fanno riflettere su quanto proposto da Luciano Perondi nel suo testo Sinsemie. Scrittura nello spazio (Stampa Alternativa, 2012) che sostiene che la lettura sia una attività spaziale piuttosto che sequenziale. Gli esempi riportati nel volume sono vari – mappe, arazzi, edizioni antiche, ecc. – ma curiosamente non viene menzionata una disposizione spaziale del testo narrativo estremamente diffusa: il fumetto. Il fumetto adotta soluzioni varie per raccontare una storia in uno spazio bidimensionale cercando di smarcarsi dalla monodirezionalità della scrittura. Per questo sono tanto più interessanti le ipotesi di libri trafalmadoriani ideati da North/Monteys, in quanto in essi si presuppone di eliminare la dimensione temporale della lettura. Riporto la descrizione del libro:

Gli diedero un libro trafalmadoriano.

Naturalmente, non riuscì a leggerlo, ma gli alieni gli spiegarono con gentilezza come funzionava il loro linguaggio.

Ogni immagine era un breve messaggio urgente che descriveva una situazione o una scena, che i Tralfamadoriani leggevano in contemporanea.

Non esisteva nessun rapporto particolare tra le immagini, a parte il fatto che l’autore le aveva scelte con cura in modo che, quando venivano viste tutte insieme, producessero un’immagine della vita che era bella, sorprendente e profonda.

E non c’era inizio, né parte di mezzo, né fine, né suspense, né morale, né cause, né effetti.

Solo la profondità di molti momenti meravigliosi visti tutti insieme nello stesso istante.

La produzione dei testi sinsemici non può, se portata coerentemente fino alle estreme conseguenze, che risultare in opere analoghe al libro trafalmadoriano descritto. Un testo che non sia da leggere ma da cui lasciarsi abbagliare, dal quale l’informazione arrivi all’osservatore-non-più-lettore come un unico complesso messaggio da cui lasciarsi travolgere. È esattamente quello che succede davanti ad un quadro o ad una scultura e allora il testo non è che un’opera d’arte.

Altro parallelo estremamente interessante può essere condotto con le storie a fumetti che Alan Moore e Jacen Burrows dedicano all’opera di H.P. Lovecraft, raccolte di recente da Panini Comics nel volume Il richiamo di Providence. L’horror cosmico di Alan Moore. Anche in questa opera viene negata la visione sequenziale del tempo:

Ora gli eventi hanno una nuova continuità, insiemi di dati dissociati in pregnanti matrici post-lineari.

I miei primi passi nel salire queste scale sono radicati in quelli che faccio ora per andare via.

In Moore/Burrows però questa prospettiva diventa (lovecraftianamente) apocalittica rispetto alla dimensione della vita umana. La dimensione del tempo non come processo in fieri ma come unico solido temporale di cui l’essere umano sia come specie sia come individuo non vede che una porzione infinitesimale e da cui è espunta qualsiasi possibilità di “libero arbitrio” diventa una tragedia di proporzioni tali da annichilire la ragione. Gli unici personaggi che si salvano nella storia sono quelli che nietzscheanamente accettano l’Eterno Ritorno dell’Identico, accettano il totalmente inumano – al di là del bene e del male – che costituisce l’intrinseca essenza del mondo. Vonnegut si oppone a questa visione tragica. Mette nello studio di Billy la seguente targa, che esprime la sua filosofia di vita:

Dio mi conceda

la Serenità

di accettare

le cose che

NON POSSO CAMBIARE

il CORAGGIO di CAMBIARE

le COSE che POSSO

cambiare, e la SAGGEZZA

di distinguere sempre

la DIFFERENZA

Vonnegut commenta così la massima:

Tra le cose che Billy non poteva cambiare c’erano il passato, il presente e il futuro.

L’immagine del tempo che Vonnegut offre in Mattatoio n. 5 è quella di una registrazione video: quando noi guardiamo ciò che accade ad una persona in una registrazione video non ci chiediamo se la persona che vediamo sullo schermo sia “libera” di fare una cosa oppure l’altra, perché quella è una registrazione e, senza scomodare libero e servo arbitrio, quella persona compirà all’interno del video esattamente quelle azioni che vi sono registrate. Allora hanno ragione Moore e Burrows nella loro cupa ed apocalittica visione? Vonnegut racconta che i tralfamadoriani insegnano a Billy a trovare conforto dalla tragedia nella valorizzazione delle piccole cose belle e buone che si incontrano all’interno dello scenario della vita:

Ecco una cosa che i terrestri potrebbero imparare a fare, se s’impegnassero a fondo.

Ignorare i brutti momenti e concentrarsi su quelli buoni.

Non ci sono molte altre alternative. Non quando Billy si trova di fronte ad un’intera città, la “Firenze dell’Elba”, completamente distrutta con le macerie che seppelliscono i suoi abitanti e in cui per ironia della sorte solo i prigionieri di guerra si sono salvati (eccezionale la doppia “splash page” di Monteys con la città prima – “il regno di Oz” – e dopo il bombardamento). Non c’è bisogno di evocare i mostri lovecraftiani, Grandi Antichi insensibili al dolore umano: gli esseri umani sono già abbastanza mostri e carnefici a se stessi. E, non avendo fiducia nella capacità della politica, della morale o dell’etica di cambiare quello che è già destinato ad essere, Vonnegut consiglia – buddisticamente? – di rifugiarsi negli attimi belli, di apprezzarli come tesoro inestimabile e condividerli.

La versione a fumetti di North e Monteys rende piena giustizia al testo vonnegutiano, riuscendo anche a riproporre graficamente la verve e l’ironia della sua prosa. E, esattamente come il romanzo, si presta a svariati livelli di lettura, lasciando apprezzare i riferimenti sia al mondo reale sia agli altri suoi romanzi che Vonnegut dissemina nel testo.

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Kurt Vonnegut
Kurt Vonnegut 1922 – 2007 (è la vita)

2 risposte a “Vonnegut a fumetti”

  1. Avatar 2022: libri letti – ossessionicontaminazioni

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