sherlock holmesQuando nel 2020 è stato pubblicato da Fanucci il romanzo di Lois H. Gresh Sherlock Holmes e la minaccia di Cthulhu ho subito pensato di acquistarlo per tutti gli utenti della biblioteca appassionati, come il sottoscritto, dal mashup tra i due immaginari apparentemente agli antipodi (uno alla base del mito della razionalità con cui risolvere tutti i misteri e l’altro l’apoteosi dell’irrazionale che rende folli chi anche solo se ne avvicina) già sperimentato a livello videoludico (come non ricordare Sherlock Holmes: il risveglio della divinità realizzato da Frogwares nel 2007 – da cui è ripresa l’immagine del banner -?). In seguito ho scoperto trattarsi di una trilogia ma, avendo cambiato la biblioteca in cui lavoro, ho constatato che nella mia ex biblioteca sono purtroppo presenti solo i primi due volumi. Volendo (finalmente!) leggere tutta assieme la trilogia come forma di distacco estivo da tutta una serie di testi non esattamente “leggeri”, ho deciso di acquistarmeli (dato che non sono presenti nella biblioteca digitale Emilib) come ebook su Amazon e di leggermeli tranquillamente sullo smartphone. Ogni tanto però anche i suggerimenti che Amazon mi invia servono a qualcosa dato che vedendomi acquistare i tre ebook della serie Sherlock Holmes vs. Cthulhu mi propone la trilogia Dossier Cthulhu (in originale Cthulhu Casebooks) di James Lovegrove. Mi dico: hai fatto trenta, fai trentuno… E acquisto anche questa trilogia. Leggo prima quella della Gresh e poi quella di Lovegrove. In realtà invertendo “l’ordine di scrittura” perché i romanzi di Lovegrove sono stati pubblicati (individualmente) in originale prima di quelli della Gresh, anche se in italiano la pubblicazione è successiva. Di seguito i dettagli di pubblicazione.

James Lovegrove Cthulhu Casebooks

  1. Sherlock Holmes and the Shadwell Shadows (2016) tradotto Sherlock Holmes e le ombre di Shadwell (Mondadori, 2021; collana Il Giallo Mondadori. Sherlock, 77)
  2. Sherlock Holmes and the Miskatonic Monstrosities (2017) tradotto Sherlock Holmes e gli orrori del Miskatonic (Mondadori, 2021; collana Il Giallo Mondadori. Sherlock, 82)
  3. Sherlock Holmes and the Sussex Sea-Devils (2018) tradotto Sherlock Holmes e i Diavoli Marini del Sussex (Mondadori, 2021; collana Il Giallo Mondadori. Sherlock, 87)

Lois H. Gresh Sherlock Holmes vs. Cthulhu:

  1. The Adventure of the Deadly Dimensions (2017) tradotto Sherlock Holmes e la minaccia di Cthulhu (Fanucci, 2020)
  2. The Adventure of Neural Psychoses (2018) tradotto Sherlock Holmes e l’orrore di Cthulhu (Fanucci, 2021)
  3. The Adventure of the Innsmouth Mutations (2019) tradotto Sherlock Holmes e il terrore di Cthulhu (Fanucci, 2021)

In realtà la cronologia di scrittura non è rilevante perché si tratta di serie non correlate. Però la cosa diventa interessante valutando criticamente le due opere e il diverso approccio ai due universi narrativi da parte dei due scrittori. Può essere utile anche ricordare che Lovegrove è un autore britannico con al suo attivo altri 5 romanzi dedicati a Sherlock Holmes in cui resta fedele alla continuity canonica, mentre la Gresh è un’autrice statunitense con al suo attivo altre opere narrative inserite nell’“universo” lovecraftiano. Diventa così assolutamente normale che la trilogia lovegroviana sia estremamente più fedele in termini stilistici ma anche di rappresentazione dei personaggi al canone originale di Conan Doyle. Più curioso invece che questa fedeltà al Sherlock Holmes originale si traduca anche in una maggiore fedeltà alla dimensione narrativa lovecraftiana.

Entrambe le trilogie costituiscono una lettura d’evasione estremamente godibile e divertente, ognuna a proprio modo, e non necessariamente i giudizi sulla “fedeltà” ai due “canoni” diventano automaticamente giudizi complessivi di valore sulle diverse opere. Tuttavia quando leggiamo i romanzi di Lovegrove ci ritroviamo esattamente nella dimensione stilistico-narrativa consueta alle opere di Conan Doyle e facciamo fatica ad immaginare che questi tre romanzi non siano stati “davvero” scritti dal dottor Watson. Il continuo “battibecco” tra Holmes e Watson, la vicenda vista completamente dagli occhi di Watson e tramite il suo filtro valoriale britannico e colonialista di fine Ottocento, lo spezzare il plot con elementi narrativi apparentemente estranei, la razionalizzazione usata come metodo unico e non sostituibile di conoscenza e azione sul mondo, Sherlock Holmes visto come “deus ex machina” in grado di calcolare tutte le possibili varianti di qualsiasi situazione e quindi di risolverla. Elementi tutti presenti nella trilogia lovegroviana ed assenti invece in quella di Gresh dove ci troviamo di fronte a personaggi che potrebbero benissimo chiamarsi in modo diverso da Holmes e Watson, senza che per questo la trama avrebbe dovuto essere modificata. Diciamo che nei romanzi della Gresh assistiamo ad una “hollywoodizzazione” del materiale sherlockholmsiano: praticamente assistiamo ad una versione alla Michael Bay sia dell’orizzonte narrativo di Conan Doyle sia di quello di Lovecraft. Rientrano perfettamente in questa distorsione le creature dell’incubo che escono da altre dimensioni (e che possono esservi ricacciate mediante l’elettricità), i due personaggi femminili antagonisti che si rivelano sorta di supereroine cattive in stile Marvel, il meccanismo cosciente in gradi di produrre oro dal piombo, ecc. Non un caso che nell’economia dello sviluppo narrativo della trilogia acquissica progressivamente maggior peso Moriarty, dipinto come sorta di proto-gangster interessato unicamente a ricchezza e potere che però diventa il vero protagonista del terzo ed ultimo romanzo, in cui Holmes (esattamente come l’Indiana Jones nei Predatori dell’Arca riletti da Sheldon Cooper) di fatto non influisce praticamente affatto sulla sconfitta dell’invasione dei mostri.

Nella trilogia lovegroviana Moriarty ha sì un ruolo fondamentale, ma sempre come antagonista, anzi il suo abbracciare dal secondo romanzo in poi l’Oltre stesso incarnandosi in una divinità esterna del pantheon lovecraftiano permette ad Holmes di esercitare la razionalità all’interno della follia trovando il modo di utilizzare le invocazioni, le formule, gli stessi Grandi Antichi come strumenti a proprio vantaggio. In questo senso le distorsioni di Lovegrove allo stile di Lovecraft sono meno pesanti di quelle della Gresh che trasforma sostanzialmente le creature in un’invasione aliena da altre dimensioni. Lovegrove al contrario mette in scena un duello in tre atti tra Holmes e Moriarty (dove Moriarty è una eccelsa mente analitica, forse superiore a quella di Holmes, ma piegata dall’egocentrismo e dalla superba ricerca di gloria e riconoscimento) sul palcoscenico della battaglia universale tra divinità esterne e Grandi Antichi, con gli esseri umani come pedine sacrificabili.

Proprio per questo non ho dubbi che la scoperta dei romanzi di Lovegrove e la loro lettura sia stata, per me almeno, assai più piacevole e interessante rispetto a quella dei romanzi di Gresh. Questi ultimi sì divertenti ma che appunto avrebbero potuto avere qualsiasi altro protagonista. Il piacere in quelli di Lovegrove è esattamente di poterli immaginare scritti direttamente da Arthur Conan Doyle tanto sono pieni delle sue idiosincrasie (ad esempio contro francesi e tedeschi) e da Lovecraft che non metteva mai le sue creature in vista alla luce del sole (e del racconto/romanzo) perché non avrebbe avuto senso se la loro semplice vista poteva far impazzire un uomo.

2 risposte a “Sherlock Holmes vs. Cthulhu”

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