RCO002_1489745848Editoriale Cosmo ha appena iniziato a ripubblicare Faust: Love of the Damned, serie a fumetti di 15 numeri scritta da David Quinn e disegnata da Tim Vigil, pubblicata originariamente da Northstar Publishing/Rebel Studios dal 1987 al 2012 e di cui i primi 10 numeri sono stati pubblicati in Italia in 6 albi da Edizioni Eden nel 1991 a cura di Daniele Brolli. Nel 2001 esce la trasposizione cinematografica diretta da Brian Yuzna. Nel 2021 Sony Picture Television ha annunciato una serie animata ispirata al fumetto.

Faust è un capolavoro che si inserisce in pieno nel genere splatterpunk, ma utilizzando anche a piene mani l’iconografia pornografica. Narra la storia di John Jaspers, un artista underground di New York che si scontra con M, un barone della droga dedito all’occulto ed al satanismo. Manovrato da questo si trasforma in una macchina assassina per affrancarsi grazie all’amore per la psicologa che cerca di curarlo. Ma Jaspers non è un semplice assassino prima e vendicatore poi armato di lame sugli avambracci a là Wolverine: il commercio con le forze oscure da un lato e il desiderio di vendetta dall’altro lo trasformano in un essere infernale praticamente inarrestabile. La serie parte in media res con Jaspers che salva la dottoressa Jade De Camp da un tentativo di sequestro da parte degli sgherri di M dopo che lei ha trafugato la documentazione relativa al ricovero di Jaspers nell’ospedale psichiatrico in cui era stato ricoverato dopo un’esplosione di violenza. 

Ash Hamilton in Horror Fix paragona lo stile di Tim Vigil a quelli di Wrightson, Windsor-Smith e Frazetta. Non ho competenze in merito per poter dare un giudizio, ma a me ricorda quello dei volantini e manifesti controculturali che giravano negli anni ‘80. Più di un indizio collega la creazione di Spawn di Todd McFarlane all’ispirazione ripresa da Faust: il superstite che fa un patto col diavolo per vendetta ma che si libera dall’influenza del maligno ripercorre come soggetto in entrambi. Ma Quinn e Vigil non concedono nulla al mainstream come dimostrano sequenze porno-choc come quella iniziale dove i due sicari di M fanno irruzione in casa di un piccolo spacciatore mentre sta facendo sesso con la sua fidanzata, lo crivellano di colpi e poi uno dei due stupra la fidanzata prima di freddarla o quella alla fine del quinto atto, conclusivo del primo dei tre dell’edizione Cosmo, in cui Claire, la donna di M, durante l’orgia satanica estrae un serpente della vagina.

La trasposizione cinematografica di Brian Yuzna, nonostante l’amore quasi incondizionato per il regista e l’effetto nostalgia per pellicole a cui siamo stati, per motivi vari, legati, resta una schifezza quasi inguardabile. Se forse è parzialmente perdonabile il fatto che Yuzna abbia cercato di trasformare Faust in una sorta di Society 2 – la scena dell’orgia finale, la polizia e i politici collusi col mefistofelico M – non sono perdonabili l’annacquamento delle scene più estreme sia in ottica gore sia porno e soprattutto la mancanza totale di un ritmo adeguato. Forse Yuzna ha pensato di risolvere il problema del ritmo sostituendo il rock’n’roll/blues/soul in cui è immersa ogni pagina del fumetto con l’heavy metal (giustificato da certi demoni che ricordano le copertine degli album degli Iron Maiden?), ma dimostrando di mancare del tutto il mood del fumetto. Yuzna tenta di virare il suo film verso le ambientazioni ambigue alla Society ma due sono coordinate che danno la cifra del fumetto: l’iperviolenza connotata sessualmente e la follia che si connota come sorta di psichedelia visiva e narrativa. Di tutto ciò, solo piccola parte di violenza trapassa nella pellicola. Scompare anche una figura apparentemente secondaria, ma invece centrale nel tirare le fila narrative del fumetto: il giornalista Ron Balfour che dall’esterno congiunge le varie traiettorie apparentemente scollegate dei protagonisti.

Ed arriviamo alla nuova edizione Cosmo. Rispetto all’edizione Eden il formato è leggermente più piccolo ma, a parte le dimensioni quasi microscopiche in cui viene costretto il diario di Jade, comodo anche in considerazione della paginazione più ampia. La carta è sicuramente migliore di quella giallina e porosa utilizzata da Eden, per certi versi fin troppo dato che il bianco patinato spara fin troppo impietosamente il nero delle chine. Quello però che trovo decisamente peggiore nell’edizione Cosmo è la traduzione di Beatrice Pesente rispetto a quella di Brolli. Faccio un paio di esempi:

  • Originale:
    • This morning, the drama is distilled into news – print in a digestible form; not one detail of the human lives involved remains. After reading, we wash the newsprint from our skin.
  • Eden:
    • Stamattina, il dramma è distillato in forma digeribile sulla stampa quotidiana: non resta nessun dettaglio sulle vite coinvolte. Dopo aver letto, lasciamo scivolare le notizie dalla nostra pelle…
  • Cosmo:
    • Questa mattina, il dramma è distillato nelle news in una forma più digeribile. Non rimane alcun pezzo delle vite umane coinvolte. Dopo averlo letto, ci laviamo via le notizie dalla pelle.
  • Originale:
    • You still don’t have a clue. What were you spouting a minute ago? “Every bold, aggressive stroke devastates any chance of slipping into weakness!”
  • Eden:
    • Ancora non hai una traccia. Cosa stavi declamando fino a un attimo fa: ogni segno, aggressivo, coraggioso, ribalta il rischio di scivolare nell’impotenza!
  • Cosmo:
    • Non sai nemmeno cosa devi fare, cosa diavolo stavi blaterando un secondo fa? “Ogni esplosione di furore distrugge la possibilità di scivolare nella debolezza!”

Già la storia è volutamente ingarbugliata e incasinata, se poi la traduzione aggiunge confusione la lettura non viene certo facilitata.

Eppure Faust resta una lettura necessaria proprio per questa sua aura maudit di opera underground che non si piega in alcun modo al comic code esplicito o implicito. E soprattutto, grazie a questa nuova edizione, potremo per la prima volta leggere l’opera completa in italiano. Nel contempo tremando per il timore di cosa potrà venir fuori nella serie animata…

(Immagini prese dall’edizione originale ripubblicata online qui: https://www.zipcomic.com/faust-love-of-the-damned)

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2 risposte a “Faust: love of the damned”

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Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

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