Come promesso qualche giorno fa qui, ecco il mio parere su Doom: Annihilation, film del 2019 diretto da Tony Giglio (altri sui titoli disponibili anche in Italia sono: Caos del 2005 con Jason Statham e Wesley Snipes e S.W.A.T. – Sotto assedio del 2017) realizzato con budget minimo, uscito direttamente nel circuito video e mai doppiato e distribuito in Italia (la copia che ho acquistato su Amazon è in edizione tedesca).
Ma prima occorre partire da Doom di Andrzej Bartkowiak del 2005. Senza stare qui a riportarla tutta, trovate nell’archivio di Sentieri Selvaggi la recensione che ne feci all’epoca. Sia pertanto sufficiente riportarne qui la conclusione:
Qual è stato il modo per rendere cinematograficamente l’appeal di Doom? Rappresentarne i mostri e girare una lunga sequenza in prima persona in un contesto ripreso in maniera significativa da Aliens. […] Buona parte del tempo è dedicato ad illustrare i rapporti e i conflitti all’interno della squadra, e qui è forse dove il film si allontana maggiormente dal videogioco. Doom-gioco – anche l’ultimo episodio [mi riferivo ovviamente all’epoca a Doom 3] dove pure ci capita di incontrare e d’interagire con altri esseri umani – è fondamentalmente solitario e tutta la rappresentazione delle dinamiche di gruppo portano il film da tutt’altra parte. Non basta a rimetterlo in carreggiata la sequenza in cui lo spettatore viene posto in soggettiva mentre il protagonista uccide i mostri. […]
Il mestiere di Andrzej Bartkowiak (già regista di Romeo deve morire e responsabile della fotografia di Speed, Dante’s Peak, Arma Letale 4, ecc.) alla regia e di Wesley Strick (Cape Fear, Il Santo) alla sceneggiatura ne fanno comunque un b-movie sci-fi discretamente godibile. Semplicemente Doom-film è qualcosa che ha ben poco a che fare con Doom-gioco. Ma questo accade perché gli autori hanno evitato di analizzare cosa davvero lo rendesse di culto e ne hanno semplicemente riprodotto gli epifenomeni. Ciò non dimostra che non sia in assoluto possibile fare un film dedicato a Doom: dimostra solamente che non si tratti banalmente di una caccia all’alieno in stile Aliens.
Nonostante il budget limitato e gli attori pressocché sconosciuti (ricordiamo che nel Doom del 2005 erano presenti The Rock-non-ancora-Dwayne-Johnson, Karl Urban e Rosamund Pike) è riuscito a fare un film godibile e rispettoso del brand da cui ha preso ispirazione?
Diciamolo subito: considerando il budget a disposizione, Giglio ha fatto un lavoro migliore di Bartkowiak, pur restando nell’ambito “caccia all’alieno in stile Aliens”. Quello che i fan attendevano era un nuovo film che tenesse in conto del reboot della serie avvenuta col videgioco pubblicato nel 2016. Quello che hanno ottenuto è un restyling del film di Bartkowiak in cui, paradossalmente, i visibili limiti imposti dal budget, hanno migliorato qualche aspetto ma non il risultato generale.
I dettagli sono sicuramente più fedeli al videogioco: la base non è sul pianeta Marte ma sulla sua luna Phobos, gli “ex umani” non sono “infettati” ma sono stati disumanizzati dai mostri infernali usciti dal portale. Bello l’utilizzo in extremis della sega a motore (che forse è l’elemento che ha fatto guadagnare al film il rating “18”), la presenza dei simboli arcani in sumero ad indicare la presenza preistorica dei mostri infernali sulla Terra, la passeggiata finale della protagonista nelle lande infernali di cui i mostri sono originari. Anche la visuale in soggettiva è utilizzata più parcamente e saggiamente in sequenze identificate come provenienti dagli “head-up display” dei marine in perlustrazione, piuttosto che come il fantomatico effetto del siero genomico.
Per il resto la trama è pressocché uguale: un laboratorio extraterrestre dove in conseguenza ad un esperimento sfuggito di mano emergono mostri che trasformano gli esseri umani presenti in zombi (quelli di Giglio sono pure estremamente veloci e dinamici, rispetto non solo a quelli del film di Bartkowiak ma anche a quelli presenti in tutti gli episodi videoludici). Arriva una squadra di marine (qui guidati da una donna, omaggio alle figure femminili forti dei film d’azione, Aliens appunto in testa) che viene decimata tranne l’eroe che deve rimanere in qualità di “last [wo]man standing” a risolvere la situazione (o almeno metterci una pezza). Alla fine sta proprio qui il plus del Doom di Giglio rispetto a quello di Bartkowiak: il Doom del 2005 si conclude con la classicissima scazzottata all’americana tra il cattivo (che all’inizio si pensava buono) e il buono (che all’inizio si pensava complessato e incapace), entrambi “enhanced” dal siero genomico ricavato dagli antichi marziani. Giglio, sicuramente qui più rispettoso del videogioco, imbarca la sua eroina Joan Dark (dovrebbe richiamare Giovanna d’Arco, ma non si capisce bene con quali finalità) in un tour dei gironi infernali e successiva riemersione sulla Terra. Non è poi quel gran spoiler rivelare che però il portale, nonostante le migliori intenzioni di Joan, resta aperto…
I mostri di Giglio, dagli ex-umani troppo zombi da z-movie agli imp troppo tuta mostruosa evidentemente indossata che però tirano le “fireball”, sono molto meno efficaci di quelli di Barkowiak (che però usava sistematicamente ambienti quasi completamente oscuri – anche in omaggio a Doom 3 – in cui sicuramente si notavano meno le magagne), e mancano altri mostri ad affollare la scena (Barkowiak aggiungeva almeno uno straordinario Pinky) considerando anche che non si capisce bene da dove salti fuori il boss finale. Nel film non mancano poi da un lato buchi e incongruenze (il dottore che è morto, ma che non è morto, pur non essendo uno zombi…) e dall’altro appesantimenti (DAISY, la IA dell’astronave dei marine che viene posseduta dall’aura infernale). Ma abbiamo anche un film d’azione senza attori che gigioneggiano, senza stucchevoli scene psicologiche o in stile “romance”, senza pipponi pseudoscientifici da skippare. In conclusione, Doom: Annihilation, da b-movie qual è, svolge tutto sommato il suo lavoro fornendoci un’ora e mezza di azione e di orrori a buon prezzo. Se invece ci chiediamo se riesce a “ri-mediare” il videogioco Doom a livello cinematografico allora la risposta resta no (per lo stesso motivo). Anche se ci va un po’ più vicino…

POST SCRIPTUM: a qualcuno lascerà un po’ interdetta la frequenza dei post di queste ultime settimane. La spiegazione è dovuta all’assenza dal lavoro per l’ossigenoterapia in camera iperbarica. Garantisco che da settembre la frequenza di pubblicazione ritornerà quella standard…

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