Ho letto molti manga nel periodo della loro introduzione in Italia a seguito di capolavori come Akira e Crying Freeman, ma poi me ne sono quasi completamente distaccato almeno fino a quando, assieme a un videogioco, mi sono arrivati i primi numeri del manga di cui quel videogioco era la trasposizione videoludica. Era l’anno 2016 e il manga era La leggenda di Arslan di Hiromu Arakawa. La recensione la trovate qui, ma se il videogioco l’ho ben presto dimenticato, il manga – la cui realizzazione non è ancora terminata neppure in Giappone: in Italia è appena uscito il ventunesimo volume di 23 – continuo a seguirlo essendone stato assolutamente ammaliato. Ho poi iniziato a seguire dal 2023 anche una nuova produzione di Arakawa – Yomi no Tsugai, anche questa in corso – di cui in Italia sono usciti 9 volumi di 11. Ma il mio 2025 fumettistico è stato segnato dall’opera che ha consegnato la fama a Hiromu Arakawa: Fullmetal Alchemist (tutte e tre le serie sono pubblicate da Panini Comics/Planet Manga).



Non vengo qui ad analizzare un manga originariamente pubblicato dal 2001 al 2010 e in Italia dal 2006, per il quale potete trovare tanto materiale più autorevole di quello che possa propinare il sottoscritto. Tuttavia vorrei proporre una riflessione su una caratteristica narrativa di Arakawa che mi sembra possibile delineare dalla lettura incrociata delle serie. Prostrandomi invece senza alcuna vergogna alla sua meravigliosa abilità di disegnatrice.
Intanto, per chi non avesse mai letto i manga di Arakawa, una brevissima presentazione delle tre serie.
Fullmetal Alchemist – ambientato in un inizio di ‘900 alternativo – narra la storia di due fratelli – Edward e Alphonse -, figli di un rinomato alchimista che ha abbandonato la famiglia, che vedono ammalarsi e morire la madre. Senza la guida del padre affrontano lo studio dell’alchimia per riportare in vita la madre, ma falliscono e Edward rimane senza un braccio e senza una gamba mentre Alphonse è solo un’anima disincarnata che Edward riesce a salvare legandola a un’armatura metallica. Per riuscire a riavere i loro corpi i due accettano di entrare nell’esercito come condizione che permetta loro di approfondire gli studi dell’alchimia. Ma scoprono un terribile complotto con cui gli homunculus infiltrati tra gli esseri umani vogliono sterminare l’intera popolazione dello stato di Amestris per creare una pietra filosofale che li renda divinità immortali. I due fratelli, assieme ad un gruppo eterogeneo ma coeso, dovranno sventare il complotto e riuscire nel contempo a riportare Alphonse nel suo corpo di ragazzo.
La leggenda di Arslan è la versione a fumetti di una saga storico-fantasy che vede come protagonista Arslan, giovane erede del regno di Pars, conquistato dalla vicina Lusitania i cui eserciti sono guidati dal Principe Hirmes, che sostiene di essere l’erede legittimo del Regno in quanto suo zio Andragoras, padre di Arslan, avrebbe spodestato il fratello e lasciato per morto il nipote. Arslan, costretto a fuggire con pochi ma fidati seguaci, riesce a raccogliere alleati nelle fortezze del regno e progressivamente a riconquistarlo dimostrando una maturità che né i nemici né gli stessi genitori gli avevano riconosciuto.
Yomi no Tsugai è, infine, la storia di due gemelli, Yuru e Asa, dotati di enormi poteri che corporazioni rivali vogliono sfruttare per i rispettivi fini. Entrambi, insieme ad altri, sono legati agli “Tsugai”, potenti spiriti che le corporazioni usano per combattersi. Yuru è stato cresciuto in una zona magica separata dal mondo esterno fino a quando una pattuglia guidata dalla sorella fa irruzione nella zona. Yuru è costretto a confrontarsi col mondo attuale per riuscire a non farsi manipolare dalle corporazioni e dalle rispettive fazioni intestine, riunirsi alla ritrovata sorella e insieme scoprire cosa sia successo ai genitori.
Dal punto di vista grafico in tutti e tre è riconoscibilissimo lo stile della Arakawa ed anche la storia è un altalenarsi di momenti drammatici e commoventi ad altri di vera e propria comicità. Comicità che se in Fullmetal Alchemist è anche grafica (per esempio quando Edward si arrabbia quando osservano la sua bassa statura, si trasforma in una macchietta, in una sorta di scarabocchio arrabbiato), in La leggenda di Arslan è invece solamente narrativa, rispettando la maggiore seriosità della storia.
Ma, soprattutto, in tutti e tre è evidente come l’abilità narrativa di Arakawa sia legata alla caratterizzazione dei personaggi, soprattutto quelli secondari che si trovano in gran copia in ognuna delle tre serie. In La leggenda di Arslan si parte dai due condottieri e amici Daryun e Narses per arrivare a Gieve tanto infallibile con l’arco quanto inguaribile donnaiolo. Anche vari tra i nemici hanno caratterizzazioni appassionanti a partire ovviamente da Hirmes, per arrivare al terribile Bodan, condottiero lusitano divorato dal bigottismo religioso. Comunque in La leggenda di Arslan lo spazio concesso a questi personaggi è tutto sommato contenuto tenendo anche conto della necessità di seguire una storia preordinata. In Yomi no Tsugai succede (purtroppo) proprio l’opposto: lo spazio dedicato ai personaggi secondari è tale che, procedendo nella narrazione, il lettore perde di vista la trama principale e, di volumetto in volumetto, non ricorda neppure dove siano rimasti i due – teoricamente – protagonisti Yuru e Asa.
Da questo punto di vista Fullmetal Alchemist è la perfetta via di mezzo: per quanto insieme drammatica e divertente, la vicenda di Edward e Alphonse non sarebbe così entusiasmante se non ci fossero personaggi indimenticabili come: la loro amica d’infanzia Winry, che costruisce e ripara gli automail con cui Edward sostituisce gli arti perduti e i cui genitori sono morti nello sterminio di Ishval (la scena in cui Winry potrebbe uccidere Scar, l’ishvaliano che ha ucciso i suoi genitori, è una delle più drammatiche e toccanti di tutta la serie); la loro burbera insegnante Izumi che come loro ha tentato di riportare dalla morte il figlio ottenendo solo la perdita degli organi che le avrebbero permesso di rimanere ancora incinta (e un’altra delle scene assolutamente indimenticabili è quando Edward le rivela che il corpo che Izumi aveva evocato tramite l’alchimia non era quello del figlio); il colonnello Mustang e il tenente Hawkeye, entrambi freddi guerrieri ma entrambi assolutamente devoti al loro mandato di protettori del popolo e insostituibili alleati nella lotta dei fratelli contro gli homunculus, affiatati fino al limite del mai superato coinvolgimento sentimentale; Lin Yao, che dal lontano paese di Xing arriva ad Amestris per apprendere il segreto della pietra filosofale e diventare imperatore, fanfarone e sempre affamato ma contemporaneamente assolutamente consapevole dei doveri di un sovrano e delle responsabilità nei confronti dei suoi sudditi, anche se si tratta delle sue stesse guardie del corpo che hanno giurato di difenderlo con la propria vita. Senza parlare degli antagonisti che, in alcuni casi, come il già ricordato Scar, diventano potenti alleati.





Devo avvertire però che il giudizio, non particolarmente lusinghiero sulla tenuta della trama di Yomi no Tsugai potrebbe anche essere dovuto al fatto che leggo “in diretta” la serie, pertanto con un lasso di tempo che dagli iniziali due mesi tra un volume e l’altro si è allungato attualmente a sette mesi. Inoltre si tratta di volumetti e non delle raccolte poderose della “Deluxe Edition” sui cui 18 volumi ho letto la serie di Fullmetal Alchemist da fine giugno a metà dicembre. Si tratta comunque di opere a fumetti splendide che devono essere assolutamente lette da ogni appassionato (di fumetti, non solo di manga).

Link nel post:
- Mio articolo su La leggenda di Arslan, fumetto e videogioco (dal Manifesto del 07/04/2016): https://ilmanifesto.it/la-strana-favola-del-principe-e-scontro-tra-civilta

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