Su Bancamp trovo (tra le cose che mi vengono consigliate in automatico dalla piattaforma, ascoltando molta elettronica e ambient) ØNE, album uscito lo scorso gennaio del duo ucraino Pudéndüm. In realtà le sonorità dell’album sono relativamente innocue (c’è anche una versione non dichiarata di Heroes di David Bowie), ma la copertina dell’album ritrae (nuda ma di schiena) la modella presente sul profilo del duo. In più, sempre sul loro profilo, l’unico sito che linkano è un canale di Youtube. Ora lascio a disposizione l’embedding dell’album da Bandcamp (da cui si vede la copertina):

e la foto del profilo:

Ovviamente non potevo non andare a vedere anche cosa il duo aveva messo sul canale di YouTube. Attualmente ci sono tre video tratti da: STŁG, STŸ e BŁVD. In tutti e tre la cantante e modella si esibisce (più esteticamente che vocalmente) indossando indumenti semitrasparenti o non indossandoli affatto. Riporto l’embedding del solo STŸ, che è l’unico non soggetto alla preventiva iscrizione, nonostante non mostri di meno rispetto agli altri due video (di cui è possibile inserire solo il link):

In realtà, grazie ad una ricerca abbastanza certosina (capite perché il blog si chiama “ossessioni”?), sono riuscito a scoprire che esistono altri due video: NŁWA (feat. Annett) e MMA, quest’ultima canzone non presente tra quelle comprese in ØNE. I link associati portano ai video sul sito nuDeleted che contiene video cancellati da YouTube, anche se in realtà non si capisce perché questi due siano stati cancellati e gli altri tre no, dato che sostanzialmente hanno lo stesso contenuto e lo stesso livello di erotismo (erotismo, non assolutamente pornografia). Tra l’altro, se la giovane modella nuda, al più fasciata da veli, è sicuramente l’elemento più appariscente e appassionante dei video (chi la sente più la musica?), in realtà questi dimostrano una estremamente buona gestione dell’uso dei colori. STŁG e NŁWA (feat. Annett) sono sostanzialmente video gemelli dato che il primo vede come colore dominante l’arancione del velo indossato dalla modella incastonato tra gli azzurri del cielo e del mare sul bianco della spiaggia e il secondo il verde acqua del velo che si incunea tra il biondo della vegetazione e della pelle e dei capelli della modella, coi suoi occhi che rispecchiano l’azzurro del cielo. MMA e STŸ sono realizzati riutilizzando per lo più il medesimo materiale video che vede la modella/cantante alternarsi sul palco di un teatro e nei camerini, ma anche distendersi su divani o ballare sinuosa dietro cortine trasparenti. In realtà però, la parte (a mio parere) più bella di STŸ è l’inizio (in un setting non ripreso da MMA) dove vediamo la modella/cantante percorrere vicoli e strade decisamente non glamour di una non meglio precisata città dell’est (ucraina?). BŁVD è invece tutto focalizzato sulla figura della cantante/modella, pesantemente truccata e che indossa il solito vestito trasparente, ma stavolta addobbato di lustrini che richiamano il riflesso dei suoi occhi.

A questo punto non potevo pure stalkerare la finora mai da nessuna parte identificata cantante/modella. Il che in realtà ha avuto un esito curioso. Ho dragato decine di siti che riportavano i link alle canzoni e/o ai video dei Pudéndüm, alcuni anche in cirillico, ma senza riuscire a trovare la notizia desiderata. Ho provato allora ad effettuare la ricerca per immagini di Google, col risultato che Google mi ha risposto che, per motivi di privacy, non effettua ricerche su immagini di persone. Mi ha risposto invece Gemini (la IA embeddata nel motore di ricerca di Google) quando ho chiesto esplicitamente (in inglese) “pudendum band singer” (ma non ha risposto correttamente ad altre domande anche più circostanziate): Evgenia Taran (scommetto l’avevate già intuito che di nome avrebbe fatto Evgenia…). Una ulteriore ricerca mi ha portato a scoprire che Evgenia Taran è una modella oltre che cantante e dj per lo più con base a Kyiv, anche se, come è possibile vedere dal suo profilo Instagram, negli ultimi anni è stata diverse volte anche in Italia. Dovrebbe avere approssimativamente 25 anni in considerazione che nel 2021 è stata oggetto di cronache giornalistiche (riprendo la notizia dal New York Post e dal Mirror) essendo stata arrestata a Dubai nel 2021 quando, ventunenne, ha partecipato, assieme ad altre modelle, ad una session fotografica di nudo organizzata sul balcone della location del playboy ucraino-americano Vitaliy Grechin. Riporto due foto (non di nudo) di Evgenia da quella disavventura.

Un esempio molto bello del lavoro di Evgenia come modella è possibile vederlo sul profilo Behance della fotografa Ira Suldina, che le dedica una galleria tra cui si può ammirare anche la foto a cui è ispirata la copertina di ØNE (anche se la foto nella galleria non è di nudo).

Per concludere lascio anche il link al profilo TikTok di Evgenia e vado a riascoltarmi i suoi album (e a rivedermi i suoi video).

POST SCRIPTUM:

Dopo aver scritto il post ho caricato l’album sulla chiavetta USB che uso per ascoltare la musica in auto mentre guido. E mi sono accorto di una cosa: ØNE è un album bello anche musicalmente parlando. Finché l’ho ascoltato sul PC o sullo smartphone l’inevitabile porcellaggine mi induceva a guardare o anche solo a ripensare ai video. E i video con le loro immagini ipersessualizzate, attirano indubbiamente l’attenzione. Ma attirano l’attenzione sul corpo della cantante/modella e hanno il paradossale effetto collaterale di nascondere le canzoni, la musica. Che invece merita al di là dell’avvenenza fisica ed erotica della cantante. Intendiamoci: non si tratta di un capolavoro. Ma di un album che vale assolutamente la pena di essere ascoltato.

POST POST SCRIPTUM:

Nel frattempo la copertina dell’album è anche cambiata. Non avevo inserito l’immagine perché era possibile vederla grazie all’embedding da Bandcamp ma negli ultimi giorni era diventata solo parzialmente visibile avendola utilizzata per ricavarne il banner di “copertina”. Eccomi quindi a riportare entrambe le immagini utilizzate per l’album: la prima in bianco e nero e la seconda a colori. Quale vi piace di più?

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Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

~ Watzlawick, Beavin e Jackson