Nel 2020, alla riapertura della biblioteca dopo il lockdown, mi sono ritrovato da solo nella postazione al pubblico in biblioteca, posizionato all’ingresso, separato dalle persone da un divisorio in plexiglass senza che alle stesse fosse consentito di entrare tra gli scaffali, con tutte le procedure della quarantena allora in vigore. Come ho già scritto altrove, il periodo del lockdown era per me stato al limite della depressione, e pure stare ad attendere i pochi e impauriti utenti che s’arrischiavano ad avvicinarsi al banco improvvisato con sottoscritto mascherato e inguantato dietro lo schermo non è che migliorasse radicalmente la situazione.

Anche come forma di reazione psicologica ho riempito i vuoti normalmente occupati dalle attività di promozione iniziando a tradurre in Comunicazione Aumentativa Alternativa un racconto di Guido Quarzo e Anna Vivarelli che amavo e già precedentemente avevo utilizzato nelle letture realizzate per le classi in visita: La frittata, pubblicato da Interlinea nel 2011 e successivamente inserito nella raccolta Storie da mangiare (Interlinea, 2015) che era quella che avevo e utilizzavo in biblioteca (il racconto, in entrambe le edizioni, è tutt’ora disponibile sia in versione cartacea sia in versione ebook).

Amavo (e amo) il racconto La frittata perché riesce a veicolare in modo divertente ed emozionante l’idea che il cibo non sia “semplicemente” benzina per l’organismo, ma piuttosto che sia un fatto sociale. È la storia di un cuoco di un ristorante che, alla fine della dura serata di lavoro, vuole farsi una frittata da mangiare prima di tornare a casa. Il problema è che il cuoco esagera e finisce per raccattare tutto quello che s’è avanzato in cucina facendo una frittata enorme. Talmente enorme che il suo profumo esce dal ristorante e s’insinua nei sogni degli abitanti addormentati del quartiere che improvvisamente si svegliano affamati. Senza sapere bene perché si dirigono tutti verso il ristorante, e per fortuna perché la frittata è talmente grande che il cuoco non riuscirebbe a girarla da solo. Talmente grande che ce n’è per tutti, anche considerando che c’è chi ha portato da bere e chi un po’ di pane, chi un po’ di salame, ecc. A costo di far spoiler, questa è la conclusione, che continua ad emozionarmi profondamente come la prima volta che la lessi:

La frittata fu divisa fra tutti e per chi aveva ancora fame fu tagliato del salame. Si fece un po’ di musica. Si intonarono canzoni. Si bevve, si mangiò e si chiacchierò: se fu o non fu una festa, questo non lo so.

Ma quando spuntò il sole, li trovò tutti un po’ ubriachi di sonno, di risate, di vino e di parole. (p. 18 di Storie da mangiare)

Ancora adesso, rileggendola, mi emoziono. Alcuni tra i momenti più belli della mia vita sono legati a pasti consumati o preparati. Per quanto la mia abilità culinaria sia decisamente scarsa, nei primi anni in cui partecipavo alla realizzazione della festa di quartiere, i “pisarei” (per i non piacentini sono una sorta di “gnocchetti” che vanno preparati con sugo di pomodoro e fagioli; qui comunque la ricetta o, almeno, una delle sue varianti) venivano realizzati da noi, “artigianalmente”, una serata su una enorme asse. Quella serata (poi sostituita dall’acquisto, per il problema di avere a disposizione un congelatore abbastanza capiente per farci stare tutti i pisarei realizzati) era speciale per la decina circa di persone coinvolte e soprattutto per me perché era un fare assieme un prodotto che poi avremmo utilizzato per la festa e quindi mangiato assieme alle altre persone che vi partecipavano. Lo stesso valore, la stessa emozione per il pranzo di nozze in cui l’evento del matrimonio viene celebrato attraverso il pasto.

Per questo tradurre in CAA questa storia mi aiutava e mi rincuorava. Per la liberatoria dalla casa editrice ero passato addirittura tramite l’autore che aveva accolto con entusiasmo l’idea di mettere a disposizione la storia in biblioteca anche per bambine e bambini con bisogni comunicativi complessi. Poi però ci si sono messe in mezzo tante cose: la mobilità su Piacenza, il riprendere con fatica il progetto inbook, nuove incombenze, ecc. Nonostante ciò, grazie anche all’aiuto fornito dall’Associazione Matita Parlante soprattutto per l’impaginazione, e ad Antonio Bianchi per la supervisione, l’inbook La frittata è stato impaginato e… dimenticato. È rimasto infatti – per colpa solo mia e delle mie vicissitudini e impegni – nelle cartelle in attesa degli ultimi ritocchi (sostanzialmente la revisione del frontespizio e l’inserimento delle informazioni standard relative agli inbook: cosa sono e dove trovarli.

Il “dove trovarli” relativo alla versione inbook de La frittata è, ovviamente, la Biblioteca Giana Anguissola di Piacenza, e sarà ricercabile sia mediante il catalogo del Polo bibliotecario piacentino, ma soprattutto grazie al sito retebibliotecheinbook.it che ha l’obiettivo di presentare tutti i testi in simboli realizzati col modello inbook dai progetti delle biblioteche di tutta Italia.

Dal 2025 la gestione del sito Rete Biblioteche Inbook, creato da:

  • Sistema bibliotecario bassa pianura bergamasca
  • Sistema bibliotecario della Val Seriana
  • Sistema bibliotecario NordEst Milano
  • Comune di Melegnano

passa alle Biblioteche Passerini-Landi e Giana Anguissola di Piacenza che, grazie ad una Convenzione con la Regione Emilia-Romagna e a un finanziamento da parte di quest’ultima, hanno progettato l’aggiornamento e il restyling del sito al fine di:

  • aggiungere le biblioteche che hanno attivato progetti negli ultimi anni,
  • aggiungere gli inbook realizzati dai nuovi progetti,
  • aggiungere gli inbook acquisiti tramite il primo protocollo di scambio,
  • ottimizzare la ricerca di biblioteche e inbook sul sito,
  • orientarsi nel patrimonio di libri in simboli pubblicati dalle case editrici che comprendono sia inbook sia libri realizzati con modelli diversi.

Il progetto prevede inoltre la sperimentazione, per il biennio 2025/2026, di un prestito interbibliotecario dei libri in simboli tra le biblioteche della Regione Emilia-Romagna tramite un finanziamento da parte di quest’ultima e prevede che le richieste di libri in simboli, sia editi sia creati dalle biblioteche per il solo circuito bibliotecario, mediante il prestito interbibliotecario diventino un servizio strutturale, per il diritto alla lettura, che coinvolga tutti i sistemi emiliani, completamente gratuito per gli utenti. Alla fine del biennio si valuterà, in base all’effettivo utilizzo, se proseguire con il servizio ed eventualmente se proporne la modalità e l’estensione ad altre Regioni, auspicabilmente con la collaborazione anche dell’Associazione Italiana Biblioteche. È infine allo studio un nuovo protocollo di scambio tra le biblioteche inbook che permetta alle biblioteche di scambiare i file degli inbook realizzati dopo il 2017, in modo che di essi possa essere stampata e messa a disposizione degli utenti una copia nelle biblioteche che partecipano alla Rete operativa biblioteche inbook, secondo le modalità previste dagli accordi con gli editori.

Ovviamente è anche tutta questa parte burocratica che ha rallentato il lavoro – per me davvero gioioso – di traduzione di questo bellissimo racconto che invito tutte e tutti a leggere, per il proprio piacere e per quello di figlie e figli e in generale bambine e bambini. Il testo è adatto al secondo ciclo della scuola primaria (e anche oltre se pensiamo a bambine e bambini con bisogni comunicativi complessi) anche in considerazione del fatto che le illustrazioni – di Andrea Astuto – sono deliziose ma non numerose (anche se occupano spazi strategici, motivo per cui è stato fondamentale l’aiuto di Matita Parlante nell’impaginazione) e quindi non sono particolarmente utili in una narrazione alternativa – grafica – della storia (come invece capita per i albi illustrati per i più piccoli). Ma è un testo che per contenuto, ritmo e stile, è delizioso a qualsiasi età, anche per quelli che per me stanno entrando (o magari sono già entrati) nella famigerata terza.

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GOCCIA DI SAGGEZZA

Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

~ Watzlawick, Beavin e Jackson