
A fine giugno è uscito il nuovo libro di R. David Lankes (in collaborazione con Jain Orr e Qianzi Cao) Triptych: Death, AI, and Librarianship pubblicato in associazione con Library Journal. Lankes è docente di Biblioteconomia presso la Cattedra di Biblioteconomia Virginia & Charles Bowden nella School of Information dell’Università del Texas ad Austin. Ha ricevuto nel 2021 l’Isadore Gilbert Mudge Award della Reference and User Services Association (ALA) per il suo distinto contributo alla biblioteconomia. Il suo libro, The Atlas of New Librarianship, ha vinto nel 2012 l’ABC-CLIO/Greenwood Award come miglior libro nella letteratura bibliotecaria. Tra l’altro The Atlas of New Librarianship non solo è disponibile in traduzione italiana, pubblicato da Editrice Bibliografica, come gli altri libri di Lankes, ma anche, nell’originale edizione inglese, scaricabile in open access sul suo sito.
Triptych è un’agile raccolta del testo di tre conferenze (con le relative slide ad illustrarle) e una parte iniziale che serve a chiarire i concetti che l’autore considera fondamentali. Le tre conferenze riguardano rispettivamente:
- Dal Servire al Salvare. Il tema qui è quello di come possono bibliotecarie e bibliotecari “difendere” le istituzioni in cui prestano servizio da spinte oscurantiste e censorie che mettono a rischio la democrazia e l’universalità del servizio. L’arma di difesa che indica Lankes a bibliotecarie e bibliotecari è quello dello storytelling: devono imparare a raccontare le risorse, i servizi della biblioteca e come essi sono fondamentali per la crescita e il benessere delle rispettive comunità. Spiegazioni e numeri non sono sufficienti per contrastare le narrazioni dei censori che con sempre maggiore forza chiedono di togliere libri dagli scaffali perché diseducativi o proponenti teorie a loro sgradite (gender, cambiamento climatico, efficacia dei vaccini, ecc.). È qui particolarmente evidente il riferimento all’attuale situazione statunitense post rielezione di Donald Trump che Lankes affronta anche in un post sul suo sito: Don’t Look Away di cui trovate la traduzione italiana in calce al presente post. La prospettiva in cui invece Lankes inquadra le biblioteche è quella di istituzioni che contribuiscano a combattere l’isolamento e la disuguaglianza sociale e forniscano alle comunità supporto educativo e strumenti per esplorare nuove idee.
- IA, Gioia e Connessione Sociale. Nella seconda conferenza Lankes affronta il tema dell’Intelligenza Artificiale in biblioteca connesso a quello del burnout di bibliotecari e bibliotecarie. In particolare Lankes critica il modello di standardizzazione della “biblioteca industriale” che vede la sua attuazione in particolare nella creazione della Classificazione Decimale da parte di Melvil Dewey: modello da superare anche grazie all’uso intelligente dell’Intelligenza Artificiale in direzione di una biblioteca che sia impegnata nel superamento delle divisioni sociali favorendo il dialogo della comunità sui temi complessi che la coinvolgono.
- La Natura Selvaggia dei Bibliotecari. L’ultima conferenza è dedicata alla definizione di bibliotecaria/o. Lankes da preminenza su bibliotecari/e per formazione (corso di studi) o per attività (posizione lavorativa) a chi arriva ad essere bibliotecaria/o perché incarna le qualità e i valori fondamentali di un bibliotecario, anche se non ricopre ufficialmente quella posizione lavorativa o non vi è arrivato tramite un percorso formale di studi. In questo senso la formazione universitaria di bibliotecari e bibliotecarie dovrebbe dare preminenza alla flessibilità piuttosto che alla standardizzazione.
Ho chiesto a Lankes di poter scambiare idee assieme a lui su un paio di punti toccati nel libro che più mi hanno portato a riflettere (e lo ringrazio per la disponibilità e la cortesia). [Per la traduzione mi sono aiutato con Gemini]
Personalmente sono stato molto coinvolto dalla proposta di sostituire “membro” a “utente” e a “cliente” forse anche perché, quando è uscita la traduzione italiana dell’Atlante della nuova biblioteconomia, ero attivamente coinvolto nella promozione dell’applicazione del sistema qualità con relativa certificazione ai processi bibliotecari e quindi tale proposta mi metteva in discussione in modo critico e produttivo. Avevo presentato il libro sul quotidiano Il Manifesto e nello stesso periodo parlandone a un convegno sulla cultura in rete. In Triptych questa impostazione è mantenuta e ulteriormente chiarita e approfondita, ma mi sembra di scorgere uno spostamento del focus dal bibliotecario alla biblioteca come servizio della comunità in cui il bibliotecario diventa una sorta di custode “smart”, il cui compito è di favorire la conversazione della comunità mediante le risorse presenti nella biblioteca. Infatti leggo nella parte introduttiva dove sono spiegati i termini utilizzati:
Not leader, the librarian still uses their expertise, experience, and skill to ensure the whole community is served, or at the very least, that the library doesn’t become an ideological propaganda center, or an istitution that abandons long held values of librarianship.
Non essendo un leader, il bibliotecario usa comunque la propria esperienza, competenza e abilità per garantire che l’intera comunità sia servita, o quantomeno che la biblioteca non diventi un centro di propaganda ideologica o un’istituzione che abbandona i valori di lunga data della biblioteconomia.
Questo punto mi sembra sia da leggere in collegamento con quanto esposto nella terza conferenza, è cioè le tre strade per diventare bibliotecario: 1) Librarian by Education, cioè tramite la frequenza di uno specifico corso di studi e il conseguimento del relativo diploma, 2) Librarians by Title, cioè “bibliotecario è chi bibliotecario fa”, per dirla con Yoda, chi lavora nella posizione in cui è previsto un bibliotecario e 3) Librarian by Spirit, cioè chi aderisce alla missione e ai valori che caratterizzano il lavoro del bibliotecario, pur senza averne formalmente diploma o titolo. A seguire di questo elenco si trova immediatamente il giudizio che, qualunque delle strade il bibliotecario abbia seguito per diventare bibliotecario, dovrebbe aspirare ad essere Librarian by Spirit. Ora in realtà questa posizione mi sembra andare in conflitto con la posizione maggioritaria, almeno in Italia, sulla definizione professionale del bibliotecario che prevede fondamentalmente solo la prima strada qui prevista, eventualmente affiancata dalla seconda ove però sia supportata dal seguire formazione certificata al fine di ottenere un numero minimo di crediti annui. Il tema è anche al centro dell’ultimo libro di Mauro Guerrini Il bibliotecario. Riflessioni in dialogo (Bibliografica, 2025 – l’ho presentato qui). Il maggiore argomento contro la via “by Spirit” è che molti amministratori di biblioteche, soprattutto di piccole biblioteche pubbliche, continuano a tentare di sostenere che non c’è bisogno di un professionista per gestire la biblioteca (con le relative spese a bilancio per pagarlo), ma è sufficiente un volontario appassionato di libri. Ora, in qualità di bibliotecario “anziano”, sono perfettamente consapevole dell’utilità e della funzione insostituibile dei volontari in biblioteca, ma sono altrettanto convinto che non sia sufficiente la buona volontà per adempiere a tutte le funzioni previste a carico del bibliotecario, dalla catalogazione al reference. D’altra parte quello che in effetti manca nella selezione dei bibliotecari (e forse anche degli insegnanti) sono prove che non prevedano esclusivamente un esame delle competenze tecniche ma che vadano anche a valutare la capacità di mettersi in rapporto aperto e attivo con i membri della biblioteca. Che ne pensi?
Being a library by spirit does not simply mean someone who loves libraries, or who has the values alone to be a librarian. Recall that a libraries is the intersection of mission, means, and values. Without all three someone can be a supporter, or a volunteer, or simply someone who loves the idea of being a librarian, but not a librarian.
How this librarians (with all three) gets paid is beside the point. The point is that communities must require a true librarian to serve their community. While to this point the easiest way to prove you are a librarian was by a diploma or certification. This, of course assumes that library science education is doing its job of instilling the values, forming a fealty to the mission, and covering the means of the work. What I saw in the Netherlands (and around the globe) is that 1. There are other was to get the mission, values, and means, and 2. Just because you give out degrees does not ensure that university-based library science education truly prepares a person to serve a community.There is value in LIS university degrees. They can be faster in preparing someone for the job. They can enforce a sort of minimum standard. Building library degrees into law and regulation can be a way of providing equitable service to urban and rural populations alike. However, too often we forget that this process is only one way to improve the field and serve the community.
Essere un bibliotecario “by Spirit” non significa semplicemente amare le biblioteche o possedere solo i valori intrinseci di un bibliotecario. Ricordiamo che una biblioteca è l’intersezione di missione, mezzi e valori. Senza tutti e tre, una persona può essere un sostenitore, un volontario o semplicemente qualcuno che ama l’idea di essere un bibliotecario, ma non un bibliotecario a tutti gli effetti.
Come questo bibliotecario (con tutti e tre gli elementi) venga retribuito è irrilevante. Il punto è che le comunità devono richiedere che un vero bibliotecario serva la propria comunità. Fino ad ora, il modo più semplice per dimostrare di essere un bibliotecario era tramite un diploma o una certificazione. Questo, ovviamente, presuppone che la formazione in biblioteconomia stia svolgendo il suo compito di instillare i valori, formare una fedeltà alla missione e coprire i mezzi del lavoro. Quello che ho visto nei Paesi Bassi (e in tutto il mondo) è che:
- Esistono altri modi per acquisire la missione, i valori e i mezzi necessari.
- Il solo rilascio di diplomi non garantisce che la formazione universitaria in biblioteconomia prepari realmente una persona a servire una comunità.
I titoli universitari in Biblioteconomia e Scienze dell’Informazione (LIS) hanno un loro valore. Possono velocizzare la preparazione di qualcuno per il lavoro e possono imporre una sorta di standard minimo. Includere i titoli di biblioteconomia nelle leggi e nei regolamenti può essere un modo per fornire un servizio equo sia alle popolazioni urbane che a quelle rurali. Tuttavia, troppo spesso dimentichiamo che questo processo è solo uno dei modi per migliorare il settore e servire la comunità.
Una ulteriore riflessione riguarda la missione e i valori del bibliotecario. Fin dall’inizio della prima conferenza Lankes chiarisce che il mito della neutralità del bibliotecario è falso: il bibliotecario non può essere neutrale di fronte ai tentativi di censurare le collezioni e di rendere le biblioteche strumenti di propaganda per una parte: “librarians curate collections for everyone, not just for government in power” (i bibliotecari curano le collezioni per tutti, non solo per il governo – o per l’amministrazione, mi permetto di aggiungere – in carica). Premetto di essere d’accordo al 100%, ma questo mi fa scaturire un dubbio: se una persona che lavora in biblioteca o ha una formazione adeguata è contemporaneamente un sostenitore MAGA (in America, o un sostenitore di CasaPound in Italia, o un sostenitore di Alternative fur Deutschland in Germania, o un sostenitore di Putin in Russia, e così via) quella persona automaticamente NON È UN BIBLIOTECARIO? Cioè non si può definire tale? In Italia abbiamo un testo fondamentale della biblioteconomia che s’intitola e ha come argomento La biblioteca pubblica istituto della democrazia” (Virginia Carini Dainotti, 1964): ma cosa succede con quei bibliotecari che eventualmente sono attratti dall’autoritarismo, da una selezione dei testi da mettere a disposizione guidata dall’ideologia (di destra o sinistra) o da una concezione della biblioteca non rivolta alla comunità, ma piuttosto elitisticamente agli studiosi? Dobbiamo togliere loro il titolo di bibliotecari?
This is where we must separate out ideology, political party, and neutrality. MAGA movers here in the state would argue that they are striving to save democracy. They seek greater transparency from formal institutions, and more political power distributed at the local level. They also clearly have a focus on nationalism, and a stated distrust of immigration. Do members of that group take extreme views on race? Absolutely. There are extreme views on all sides of political ideology.
The problem is not in conservative versus liberal; it is in encouraging social participation and doing their jobs in alignment with all of our professional values, including the centrality of diverse thoughts from diverse sources, which necessitates diverse peoples. Including the values of learning. What we see in how these movements are governing demonstrates a straight up war against the knowledge infrastructure of nations.
Universities, libraries, museums, and public education have always been stewards of the formal resources of how a society comes to know. They are necessary democratic functions to fight the spread of disinformation and to build consensus on beliefs. The issue with these political movements is that they have turned from rationalism to populism. History MUST be seen through the lens of a designated patriotism.
To be clear, history is ALWAYS interpreted in the present narratives – even if it is challenging those narratives. The issue is that populist revision does not truly interrogate the past (or policy or curriculum or collections), instead it adopts a false knowing – a purposeful disregard for evidence and ideas that do not forward their ideology.
In that first lecture I talk about the dangers of “government speech.” That is the legal theory that publicly funded libraries (school university, public) have no obligation to capture multiple views (and materials, but to put forth, reinforce, and enforce the agenda of the government party in power. However, libraries, while funded by the public, are funded to challenge and interrogate the agenda of the government. It is the “devil’s advocate” of democracy.
Dobbiamo qui separare l’ideologia, il partito politico e la neutralità. I sostenitori del movimento MAGA qui nello stato potrebbero sostenere di battersi per salvare la democrazia. Cercano maggiore trasparenza dalle istituzioni formali e una maggiore distribuzione del potere politico a livello locale. Hanno anche una chiara enfasi sul nazionalismo e una dichiarata sfiducia nell’immigrazione. I membri di questo gruppo assumono posizioni estreme sulla razza? Assolutamente sì. Esistono posizioni estreme in tutti gli schieramenti ideologici.
Il punto non è nell’opposizione tra conservatori e liberali; è piuttosto nell’incoraggiare la partecipazione sociale e nello svolgere il proprio lavoro in allineamento con tutti i nostri valori professionali, inclusa la centralità di pensieri diversi provenienti da fonti diverse, il che necessita di persone diverse. Inclusi i valori dell’apprendimento. Ciò che vediamo nel modo in cui questi movimenti stanno governando dimostra una vera e propria guerra contro l’infrastruttura della conoscenza delle nazioni.
Le università, le biblioteche, i musei e l’istruzione pubblica sono sempre stati i custodi delle risorse formali di come una società arriva a conoscere. Sono funzioni democratiche necessarie per combattere la diffusione della disinformazione e per costruire un consenso sulle credenze. Il problema di questi movimenti politici è che sono passati dal razionalismo al populismo. La storia DEVE essere vista attraverso la lente di un patriottismo designato.
Per essere chiari, la storia è SEMPRE interpretata nelle narrazioni attuali – anche se sta sfidando quelle narrazioni. Il problema è che la revisione populista non interroga veramente il passato (o le politiche, i curricula o le collezioni), bensì adotta una falsa conoscenza – un deliberato disprezzo per le prove e le idee che non promuovono la loro ideologia.In quella prima lezione parlo dei pericoli del “discorso del governo”. Questa è la teoria legale secondo cui le biblioteche finanziate pubblicamente (scolastiche, universitarie, pubbliche) non hanno l’obbligo di acquisire molteplici punti di vista (e materiali), ma di presentare, rafforzare e imporre l’agenda del partito di governo al potere. Tuttavia, le biblioteche, pur essendo finanziate dal pubblico, sono finanziate per mettere in discussione e interrogare l’agenda del governo. Sono l’avvocato del diavolo della democrazia.
Lascio ulteriori domande e i dubbi alla riflessione e alla discussione con colleghe e colleghi e, perché no, alla propria visita di Lankes in Italia.

Di seguito la traduzione (sempre con l’aiuto di Gemini) del post Don’t Look Away
Non Distogliete Lo Sguardo
Durante un recente viaggio in Europa, mi è stata posta più volte la stessa domanda: “Cosa possiamo fare?”. La comunità bibliotecaria europea (e sono certo anche quella globale) sta osservando gli sviluppi negli Stati Uniti con confusione e ansia. Come può il governo federale chiudere agenzie, prendere di mira l’Institute for Museum and Library Services, tagliare i bilanci della National Agricultural Library, interrompere la ricerca presso i National Institutes of Health, licenziare l’Archivista Nazionale e annullare decenni di lavoro in biblioteche e nel patrimonio culturale? Come può un paese così fortemente identificato con la libertà e la libertà di parola creare una lista di parole proibite usate indiscriminatamente per epurare siti web di collezioni, dati e documenti?
La prima paura era che le istituzioni culturali sarebbero state chiuse. La nuova realtà è che saranno trasformate, ancora una volta, in agenti di propaganda e indottrinamento. L’Institute for Museum and Library Services non verrà chiuso. Invece, il nuovo direttore vuole usare l’istituto per “ripristinare l’attenzione sul patriottismo, assicurando che preserviamo i valori fondamentali del nostro paese, promuoviamo l’eccezionalismo americano e coltiviamo l’amore per la patria nelle generazioni future”.
Al di là del governo federale, mi è stato chiesto come i bibliotecari e le istituzioni dell’UE possano rispondere a un’ondata continua di divieti di libri, licenziamenti di bibliotecari considerati “troppo liberali” e all’esposizione dei bibliotecari a processi per aver fatto il loro lavoro e supportato le loro organizzazioni professionali.
Ho una risposta semplice: non distogliete lo sguardo.
Non Funzionerà, A Meno Che…
Comprendo il ruolo e la necessità di dichiarazioni istituzionali da parte di IFLA, ALA, SLA, ACRL e altre; dopotutto, è questo il cuore della questione. Comprendo l’idea che la pressione internazionale dovrebbe, per lo meno, richiamare l’attenzione sugli attacchi ai principi fondamentali della biblioteconomia. Comprendo la necessità di fare semplicemente qualcosa. Continuate a scrivere le dichiarazioni, continuate a sollevare le domande. Sappiate solo che non funzionerà. Infatti, l’idea che gli Stati Uniti facciano qualcosa di fronte alla disapprovazione internazionale è, in un certo senso, il punto di forza dell’attuale amministrazione.
No, il vero lavoro da fare è quello che i bibliotecari hanno fatto per secoli: promuovere una conversazione informata e garantire una memoria rigorosa del momento che porti ad un’azione informata.
Un momento in cui una nazione prospera e democratica ha deciso che le infrastrutture culturali, scientifiche e della conoscenza che l’avevano portata alla sua preminenza nel mondo moderno erano ora sospette e piene di agenti di sentimento “anti-americano”. Un momento in cui mettere in discussione la storia e le azioni di una nazione per cercare un miglioramento era rappresentato come dissenso. Un momento in cui le idee sono diventate pericolose. Quando l’istruzione è diventata pericolosa, quando le biblioteche sono diventate pericolose, quando le parole sono diventate pericolose. Quando, invece di un dialogo vitale su chi ha successo nella nazione e su come garantire un’economia e una democrazia che estirpino le morti per disperazione e diano potere agli emarginati socialmente, abbiamo potenziato la politica del rancore e della vendetta.
Non distogliete lo sguardo.
Cosa Fare
Aiutateci a documentare un maccartismo “anti-woke”. Aprite archivi per i documenti epurati. Create un centro di scambio per articoli di notizie e narrazioni in prima persona di bibliotecari licenziati. Documentate la magistratura statunitense che sta chiamando le agenzie esecutive a render conto. Create messaggi sicuri e anonimi per i lavoratori delle biblioteche negli Stati Uniti e all’estero. Ospitate discussioni su come rispondere, come supportare e come testimoniare. Proprio come abbiamo fatto per altre nazioni in tutto il mondo.
E poi, e non posso sottolinearlo abbastanza, ascoltate e guardate ai vostri confini. Viviamo in un tempo di destabilizzazione. Le alleanze tradizionali vengono interrotte. La sensazione che fossimo su un percorso rettilineo di progresso verso maggiori libertà si è rivelata un’illusione di fronte a ideologie politiche cicliche. La storia non è finita.
Sappiate che, anche con queste parole, rimango ottimista. Le biblioteche di tutti i tipi negli Stati Uniti sono organizzazioni locali. La stragrande maggioranza dei loro finanziamenti proviene da tasse e tasse scolastiche locali. Le persone supportano ancora molto le loro biblioteche locali e si fidano dei bibliotecari. Il supporto per le biblioteche, l’istruzione e i musei non è ideologico. Il modo in cui queste istituzioni sono supportate e funzionano rimane ancora, in gran parte, di competenza della comunità.
È questa località e l’attenzione alla comunità – una trasformazione duramente conquistata negli ultimi decenni – che mi dà speranza. Dobbiamo garantire negli Stati Uniti e all’estero che la connessione comunitaria sia ripristinata e rafforzata. I bibliotecari farebbero meglio a prestare attenzione al municipio piuttosto che al parlamento statale o alla Casa Bianca. Costruire il consenso. Dare potere a coloro che si sentono disaffezionati. Presentare vicino a vicino. Modellare un sano dibattito.
E non distogliete lo sguardo.
Link nel post:
- Sito personale di R. David Lankes: https://davidlankes.org
- Sito di Library Journal: https://www.libraryjournal.com
- I libri di Lankes pubblicati da Editrice Bibliografica: https://www.editricebibliografica.it/cerca.php?s=lankes
- Post di Lankes sulla situazione delle biblioteche statunitensi dopo la rielezione di Donald Trump: https://davidlankes.org/dont-look-away/
- Mia presentazione dell’Atlante sul Manifesto: https://ilmanifesto.it/scambi-di-conoscenza
- Sintesi del mio intervento sulla cultura in rete (con le slide a supporto caricate in disordine): https://www.aib.it/aib/sezioni/emr/bibtime/num-xvii-2/mazzetta.htm
- Mia presentazione de Il bibliotecario di Mauro Guerrini: https://ossessionicontaminazioni.com/2025/05/09/professione-bibliotecario-una-riflessione-sul-libro-di-mauro-guerrini/

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