
Un altro post su Giovanni Gentile? In questo caso l’occasione arriva dall’uscita di una breve antologia gentiliana curata da Salvatore Natoli su Che cos’è il fascismo. L’essenza di un fenomeno storico (pubblicata da Fuori Scena, casa editrice del Gruppo Rizzoli). Natoli, docente di logica e filosofia politica a Venezia e a Milano, aveva già fatto oggetto della sua indagine Giovanni Gentile nel libro di oltre 35 anni anni fa Giovanni Gentile filosofo europeo (Bollati Boringhieri, 1989) dove evidenziava i collegamenti dell’attualismo con la contemporanea filosofia europea in un momento in cui la figura di Gentile era decisamente rimossa. Oggi invece che torna in auge per i motivi già esplicitati in un mio recente post (a cui rimando anche perché contiene in calce un elenco di link a miei post e articoli sull’argomento), Natoli raccoglie 5 tra conferenze, contributi e discorsi gentiliani relativi alla guerra e al fascismo oltre al capitolo sullo Stato estratto dai Fondamenti della filosofia del diritto. I testi paiono seguire un ordinamento tematico, ma forse sarebbe stato meglio un ordinamento cronologico. I testi sono:
- Che cos’è il fascismo, conferenza del 1925,
- La filosofia della guerra, conferenza del 1914,
- L’essenza del fascismo, contributo per La Civiltà fascista del 1928,
- Discorso agli Italiani, discorso del 1943,
- La dottrina del fascismo, prima parte della voce Fascismo sull’Enciclopedia Italiana, formalmente a firma Benito Mussolini, ma attribuita a Gentile del 1932,
- Lo Stato, capitolo dei Fondamenti della filosofia del diritto del 1914.
Dal ‘14 al ‘43 non cambia l’impostazione fondamentale di Gentile: la guerra è un elemento fondamentale per unire il popolo italiano in uno Stato etico che deve coincidere con il fascismo. Il fascismo è visto come ideale prosecutore del Risorgimento e degli ideali mazziniani dell’unità dell’Italia e degli italiani superando il periodo del parlamentarismo sentito come inefficace e inconcludente in particolar modo negli anni della sinistra al governo. Come è possibile notare prima ancora di leggere i testi, i germi del fascismo gentiliano precedono la nascita del movimento: già nel 1914 quando perora l’interventismo o quando, all’interno della riflessione sulla filosofia del diritto intende superare la concezione hegeliana dello Stato in direzione di uno Stato che non sia una forma giuridica astratta sovraimposta ad una moltitudine di individui ma sia al contrario l’idea e l’anelito di nazione di un popolo. Molto importante da questo punto di vista un passo del Discorso agli Italiani, pronunciato in Campidoglio nell’ora drammatica dei bombardamenti e dello sbarco in Sicilia delle truppe angloamericane, col paese diviso tra i fedeli al regime e i partigiani, improntato ad un richiamo all’unità di tutti gli “Italiani” (non a caso scritto maiuscolo) che gli costò la vita ad opera dei GAP fiorentini favoriti dalla mancanza di protezione assegnata al filosofo da parte del fascismo nonostante le minacce di morte ricevute (vedere di Luciano Canfora La sentenza, Sellerio, 2005):
Italiani non si è per diritto di nascita. Già a questi diritti di nascita è difficile ormai credere. Ognuno è quel che merita di essere, ed ha quel che merita d’avere. Quello che si può presumere di possedere dalla nascita, bisogna conquistarselo col proprio merito, col proprio lavoro, con i propri sforzi. Perciò Italiani sono veramente quelli che vogliono essere italiani. (p. 161)
Parole che mi ricordano una poesia di Carlo Michelstaedter (in Poesie, Adelphi, 1987):
Non è la patria
il comodo giaciglio
per la cura e la noia e la stanchezza;
ma nel suo petto, ma pel suo periglio
chi ne voglia parlar
deve crearla.
Michelstaedter è morto suicida nel 1910 e quindi non si può certo tacciarlo di fascismo (tra l’altro Gentile scrisse a proposito della sua tesi di laurea su La Persuasione e la Rettorica, pubblicata postuma come tutte le sue opere, pagine non particolarmente ispirate) e si può vedere al contrario dalla sua poesia – di un goriziano quando ancora Gorizia era austriaca – che il sentimento gentiliano sul misurare gli italiani sul loro voler essere italiani non fosse una distorsione provocata dal fascismo, ma piuttosto che il fascismo ha raccolto ed usato per sponsorizzare l’italianizzazione delle colonie. Il problema per Gentile è che era fin troppo palese (e del resto la cosa era richiamata anche all’inizio del discorso) che quel giudizio sugli Italiani doveva essere applicato anche ai fascisti: che non dovevano quindi considerarsi tali per diritto di tessera posseduta, quanto per il contributo effettivamente portato all’Italia fascista, che poteva essere inferiore anche a quello di Italiani senza tessera che, in questo caso, giudica Gentile potevano per questo dirsi più fascisti di quegli altri.
In questo senso è estremamente illuminante come Natoli conclude la sua introduzione mettendo a confronto il fascismo del Novecento e i risorgenti autoritarismi odierni:
…cosa dire oggi dell’apparizione delle nuove destre nel mondo? E che cosa in esse sopravvive del fascismo storico? Certo, la restrizione delle libertà sotto la voce «legge e ordine», la riproposizione della gerarchia sotto la voce «merito», i rigurgiti di xenofobia e razzismo lo richiamano, ma sono tratti troppo generici per segnare una continuità o quanto meno una ripresa. Di sicuro, nulla dello «Stato etico» di Gentile, e meno che mai l’esaltazione che egli fa dell’abnegazione, del sacrificio. […]
Ciò che differenzia in modo evidente le destre contemporanee da quelle storiche è dato dal fatto che sono prive di un «orizzonte utopico», non nutrono l’idea di chiudere la partita con il passato e inaugurare un nuovo avvenire, un tempo nuovo: poco importa se il «sol dell’avvenire» di una società senza classi o l’instaurazione di un Reich millenario e la fabbricazione di una nuove stirpe di vincitori. A loro modo, i fascismi novecenteschi furono capaci di agitare una promessa, di offrire ideali per cui immolarsi e uccidere. Oggi, il volto della società è interamente cambiato: i sovranismi hanno poco a che fare con la «nazionalizzazione delle masse», ma sono piuttosto conseguenza del radicalizzarsi degli egoismi. Le nuove destre traggono forza dallo scontento, dal risentimento, e sono alimentate più da uno spirito di rivincita, di vendetta, punitivo, che dalla proposta di visioni alternative. A fronte dei crescenti conflitti, preferiscono offrire soluzioni prevalentemente securitarie e per nulla utopiche. Rafforzate in ciò dalla combinazione di seduzione e paura, oggi magistralmente amministrate dai media. (p. 31-32)
Decisamente quello odierno si tratta dunque di un “fascismo” a cui Gentile non aderirebbe. Non solo: anche in riferimento al fascismo dei fascisti dell’epoca sua, in vari testi riportati utilizza l’immagine del poligono in cui Gioberti vedeva composta la propria visione del cattolicesimo insieme ad altre apparentemente diverse come modello della propria adesione “personale” al fascismo. Una adesione legata all’aspirazione che il fascismo riuscisse ad incarnare la volontà di essere nazione del popolo italiano.
Onestamente ammetto che potrei aderire al fascismo gentiliano esattamente nella dimensione dello Stato etico se corretto dalla tutto sommato ingiustificata preclusione nei confronti di una equità economica raggiunta anche attraverso una redistribuzione delle ricchezze. Faccio un esempio pratico. Il mese scorso ladri si sono introdotti in casa di uno stretto partente della mia famiglia. Non c’era in casa nessuno quindi hanno portato via elettrodomestici, qualche monile d’oro e altri oggetti di maggior valore emotivo che economico. I miei famigliari sono subito insorti a stigmatizzare “gli immigrati” (in effetti dalle telecamere presenti in casa si è evidenziato la “etnia” apparentemente non di origine italiana dei malfattori) e ad attaccarmi per il mio “buonismo” e per le mie convinzioni inclusive. Il discorso che ho tentato di fare è stato quello che questi ladri hanno causato qualche centinaio, forse qualche migliaio complessivamente di danni, mentre in Parlamento ci sono nostri rappresentanti condannati per avere indebitamente intascato somme ben maggiori (ad esempio i 49 milioni imboscati dalla Lega o le spese di Montaruli coi fondi regionali). In realtà non è neppure un problema di “quantità”: il problema è che da una parte abbiamo dei reati contro un privato, dall’altro abbiamo dei reati contro il pubblico cioè contro tutti gli Italiani. E, tutto sommato, questi malfattori non è nemmeno necessario andarli a cercare nelle aule romane: è sufficiente guardarci attorno. Tutti noi sappiamo chi intorno a noi evade il fisco e anche questa è una piccola o grande azione che va a danno della collettività. In questo senso lo Stato etico di Gentile può tollerare molto meno chi compie reati – piccoli o grandi – che vanno a minare il tessuto sociale rispetto a quelli compiuti contro il singolo – a cui va data la giusta punizione (commisurata al reato compiuto) – senza però porsi come antagonista dello Stato. Il che non significa che sia un fan del fascismo novecentesco: la stessa Riforma gentiliana dell’istruzione – “la più fascista delle riforme” come la definì Mussolini – fu smontata pezzo a pezzo e snaturata per andare incontro ai vari interessi, primo fra tutti quello della Chiesa, e comunque di etico restava ben poco tolta la retorica e la facciata. Ma uno Stato che educhi che solo chi vuole essere Italiano e si impegna ad esserlo contribuendo alla vita economica e sociale può esserlo, non importa dove sia nato o quale sia il colore della sua pelle; uno Stato che si impegni a premiare il merito ma che contemporaneamente non accetti distanze eccessive tra chi ha molto e poco (attraverso una efficace tassazione progressiva) perché non si creino differenze tali da fomentare disordini sociali; uno Stato che promuova realmente le eccellenze italiane e gli italiani stessi nel mondo; sarebbe uno Stato di cui sarei fiero di essere cittadino. In particolare sull’equità economica vale la pena ricordare come il modello politico di Gentile venga non dalla famiglia (come pure parrebbe dal testo ripreso dai Fondamenti) ma dalla scuola, specificatamente dalla gestione della classe scolastica. Così come l’insegnante sa riconoscere il lavoro dei propri alunni sapendolo pesare anche in ordine al supporto e alla tranquillità che l’alunno riceve fuori dalla classe nell’ambiente familiare e sociale in cui vive (e quindi è più meritorio un risultato di un alunno privo di mezzi economici e di supporto familiare che un pari risultato di un altro alunno sostenuto da una famiglia con conoscenze e possibilità economiche), chi è al governo non può ignorare che chi ha maggiori sostanze deve essere chiamato a contribuire proporzionalmente in misura maggiore al benessere collettivo. Paradossalmente si tratta di un principio – neppure particolarmente comunista o di sinistra – a cui aderiscono più i ricchi che quelli che ricchi non sono, forse abbagliati dalla possibilità di diventarlo o terrorizzati che si scopra quanto effettivamente avrebbero dovuto contribuire. Sicuramente la soluzione non è aderire a “soluzioni securitarie” che “traggono forza dallo scontento, dal risentimento, e sono alimentate… da uno spirito di rivincita, di vendetta, punitivo” (per quanto questi elementi siano stati rilevanti anche per l’ascesa del fascismo novecentesco, anche se effettivamente in ottica nazionalista piuttosto che particolaristica): queste soluzioni possono solo finire per disgregare il tessuto sociale e lo Stato come sta avvenendo negli USA ma anche in Europa.
Link nel post:
- Pagina dedicata a Che cos’è il fascismo sul sito di Fuori Scena: https://www.fuoriscenalibri.it/libri/che-cose-il-fascismo/
- Mio post su Gentile e la metafisica con una linkografia di miei post e articoli su Gentile: https://ossessionicontaminazioni.com/2025/06/17/la-metafisica-e-lattualita-dellattualismo/
- Tutto quello che c’è da sapere sui 49 milioni di euro truffati allo Stato dalla Lega e poi spariti da ValigiaBlu: https://www.valigiablu.it/lega-50-milioni-indagini-truffa/
- Augusta Montaruli, spese con i fondi della Regione: condannata per peculato la sottosegretaria di FdI da Virgilio: https://www.virgilio.it/notizie/augusta-montaruli-spese-con-i-fondi-della-regione-condannata-per-peculato-la-sottosegretaria-di-fdi-1558254

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