
Del Vecchio Editore recupera con Andymon uno dei testi più significativi della fantascienza letteraria della ex Germania dell’est (pre riunificazione). Ho specificato “letteraria” perché esiste anche una fantascienza cinematografica della DDR riscoperta solo di recente grazie al primo cofanetto Stelle rosse (Cecchi Gore Home Video, 2007) che contiene tre film di cui solo uno già distribuito anche in Italia: Sojux 111 – Terrore su Venere, conosciuto anche come Il pianeta morto. Andymon, dei coniugi Angela e Karlheinz Steinmüller (lei matematica, lui fisico e filosofo oltre che fondatore e direttore scientifico di Z_punkt, società che fornisce alle aziende consulenza di previsione strategica e dell’innovazione), come spiega Chiara Viceconti nel saggio Andymon: un’utopia multiprospettica che chiude il volume, quando esce nel 1982 è un successo inaspettato per i coniugi. Grazie a questo successo viene pubblicato anche nella Repubblica Federale e successivamente ripubblicato nel 2004 e nel 2020. Nel 1989 gli appassionati di fantascienza della DDR hanno votato Andymon come miglior romanzo di fantascienza scritto da autore tedesco dell’est e il portale tedesco TOR-online ha inserito nel 2019 Andymon tra i migliori 100 libri di fantascienza di tutti i tempi. Con i romanzi successivi i coniugi Steinmüller vincono anche prestigiosi premi ma (fino ad ora) non riescono ad uscire dal mercato in lingua tedesca se non con la traduzione nel 1987 di Andymon in slovacco.
Andymon, con le sue oltre 400 pagine, non ha una narrazione (letteralmente) avvincente: la storia della colonizzazione del pianeta da cui il romanzo prende il titolo è narrata in forma diaristica – anzi: memorialistica – dal protagonista che ripercorre gli eventi da un futuro in cui il lettore percepisce la colonizzazione come felicemente avvenuta. E, in effetti, agli Steinmüller non interessa tanto il pathos prodotto dall’intreccio della storia, quanto mettere di fronte lettrici e lettori del romanzo ai problemi che i coloni si trovano ad affrontare. Problemi non di natura ecologica, se pensiamo che Andymon viene “terraformato” in poche decine di anni (neanche gli impianti Weyland-Yutani riuscirebbero a procedere tanto spediti), ma psicologica, sociale, politica.
I coloni vengono fatti nascere artificialmente, a gruppi di 8, durante l’inizio dell’avvicinamento al sistema a cui appartiene Andymon, e vengono accuditi da mamme e tutori robotici fino a quando sono in grado di provvedere al funzionamento della nave (esplicitamente ispirata a Rama di Arthur C. Clarke). All’arrivo in orbita però i coloni scoprono che Andymon non è abitabile e devono progettare un’azione di terraformazione mediante l’uso di alghe geneticamente modificate che riescano a produrre ossigeno dalla miscela velenosa di gas presenti nell’atmosfera. Ma, come osservato sopra, non è questo che interessa principalmente gli autori, quanto il suddividersi dei vari gruppi di fratelli e sorelle, ognuno perseguendo una propria priorità. In particolare emergono due gruppi: il primo a “nascere” che si sente investito dalla missione terrestre a colonizzare nuovi mondi ed a diffondere la specie umana nello spazio e il sesto che vorrebbe invece abbandonare per quanto possibile la tecnologia e dedicarsi esclusivamente ad espandersi “naturalmente” su Andymon. Oltre a questi due gruppi, ad operare una funzione disgregante, c’è anche il quarto che, di fronte alle difficoltà e ai problemi posti dalla terraformazione, si rifugia su una luna di Andymon fondendosi, grazie alle macchine di realtà virtuale utilizzate sull’astronave per finalità di apprendimento, in un unico “mostruoso” essere.

Angela e Karlheinz Steinmüller pongono i/le loro lettori/lettrici di fronte a complicati problemi etici che restano anche oggi estremamente significativi: quale l’equilibrio tra naturale e artificiale nella conservazione del pianeta? Fino a dove è possibile spingersi per rendere “felici” gli altri? Qual è il limite dell’essere umano? Cosa significa “maternità”? Sono sempre necessarie regole e una forza che le faccia rispettare o è possibile costruire una società in cui tutti realmente collaborino senza imposizioni?
Alle domande che pongono, Angela e Karlheinz Steinmüller offrono soluzioni narrative che tuttavia si preoccupano di fare chiarire al loro protagonista, Beth (secondogenito del primo gruppo di 8 nati), trattarsi di soluzioni contingenti, adatte alla situazione della colonizzazione iniziale di Andymon, effettuata da un nucleo estremamente ristretto di persone, in cui i creatori della spedizione si sono premurati di includere “esemplari” di tutte le tipologie. Ma la domanda che gli autori pongono e a cui non rispondono (se non allusivamente nella conclusione) è: che fine a fatto la Terra, da cui l’astronave è partita secoli se non millenni prima? L’astronave dei colonizzatori di Andymon è l’unica lanciata (e perché?) o ce ne sono altre a colonizzare altri pianeti? Che fine ha fatto il resto dell’umanità?
Link nel post:
- Pagina dedicata ad Andymon sul sito di Del Vecchio editore: https://www.delvecchioeditore.it/prodotto/andymon/
- Pagina dedicata a breve presentazione dei coniugi Steinmüller e del loro CV sul sito di Karlheinz: https://steinmuller.de/en/sf-literatur/team
- Classifica dei 100 migliori romanzi di fantascienza di TOR-online: https://www.tor-online.de/magazin/science-fiction/die-100-besten-science-fiction-buecher-aller-zeiten-teil-4-von-4

Lascia un commento