Nel 2013 pubblicai su Alias un articolo in cui affiancavo fumetto e videogiochi nel dare il giudizio: La malattia dei supereroi si chiama “reboot” (l’articolo si trova anche nel blog). In realtà mi sono già ricreduto – l’anno scorso – dopo aver visto la serie Batman: Caped Crusader (su Amazon Prime) e ho elogiato qui il modo in cui la serie, gattopardescamente, stravolgeva completamente la “continuity” batmaniana per mantenerne intatto ed anzi forse aumentarne l’appeal. Ecco che quindi il mese scorso mi sono approcciato contemporaneamente con curiosità e timore al “nuovo inizio” sbandierato nella copertina del primo numero di Absolute Batman.

In realtà il timore era aumentato dalla delusione per la serie Batman e Robin (di cui avevo già scritto qui). La serie, in mano fino al numero 13 (aprile 2025) a Joshua Williamson per le storie, aveva più buchi nella trama di un vestito lasciato in un armadio infestato dalle tarme. Se fino al numero 10 l’insufficienza della sceneggiatura era compensata dai disegni semplicemente squisiti di Simone Di Meo (decisamente ispirato dall’estetica manga) e belli di Nikola Čižmešija che si alternavano, dal numero 11 al numero 13 vengono sostituiti da Juan Ferreyra, le cui anatomie gridano semplicemente vendetta. Dal numero 14 – uscito il mese scorso – tutto il team creativo cambia con Phillip Kennedy Johnson alla storia e Javi Fernandez alle matite. In realtà Fernandez disegna ottime scene d’azione ma è al contrario assolutamente non a suo agio con le tavole “descrittive” in cui paradossalmente manca qualsiasi tipo di movimento che invece riesce ad imprimere a quelle d’azione grazie soprattutto alla scelta di punti di vista interessanti e mobili. La storia fin qui è comunque decisamente prescindibile e anche il tema del conflitto tra padre e figlio su desideri e priorità sembra più che altro un fil rouge per garantire la continuità tra un numero e l’altro e coprire la banalità delle motivazioni del criminale di turno (siamo ai livelli del telefilm anni ‘60). Dal numero 14 anche le copertine, fin qui di Di Meo, passano (purtroppo) in mano a Fernandez.

Di seguito qualche copertina e tavola esemplificative.

Batman Absolute, che riprende (come un’altra serie in uscita nelle fumetterie su Absolute Wonder Woman) le conseguenze dell’albo DC All In Special, vede proprio come Caped Crusader una riscrittura completa del mondo di Batman così come lo conosciamo grazie alle sceneggiature di Scott Snyder (ho presentato qui, qualche mese fa, il suo CLEAR e conto di analizzare altre sue opere) e le matite di Nick Dragotta. Si tratta di una miniserie in cinque numeri (il secondo uscito nei giorni scorsi) in cui ritroviamo James Gordon sindaco di Gotham, Alfred Pennyworth spia inglese affascinato dal modo adottato da Bruce Wayne – non multimilionario proprietario di aziende ma “semplice” lavoratore edile – per combattere il crimine. L’unico super criminale sembra qui essere Sionis, mentre gli altri abituali arcinemici del Batman li vediamo giocare tranquillamente a poker assieme a Bruce. Ovviamente è ancora presto per tracciare un giudizio definitivo, ma la storia si fa decisamente intrigante, aiutata da un’ottima perizia grafica di Dragotta che, specialmente nelle scene drammatiche e in quelle d’azione, si rifà abbastanza esplicitamente ad altri numi tutelari del fumetto batmaniano dal Frank Miller del Cavaliere Oscuro al Jock del Batman che ride.

Link nel post:

Una replica a “Absolute Batman: un nuovo inizio”

  1. Avatar Night of the Ghoul: un Hammer a fumetti – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta

    […] presentato nello scorso novembre CLEAR e da poco ho scritto pure di Absolute Batman, entrambi curati da Scott Snyder per quanto riguarda la storia. Sono qui ora a presentare […]

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GOCCIA DI SAGGEZZA

Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

~ Watzlawick, Beavin e Jackson