
L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft è una imperdibile riflessione a fumetti sulla morte, attraverso l’immaginazione, la ri-creazione delle ultime ore di vita del famoso scrittore. I testi sono dello scrittore francese Romuald Giulivo e i disegni dell’artista polacco Jacub Rebelka. Da poco pubblicato in Italia grazie a SaldaPress, il libro immagina Lovecraft abbandonato in un letto d’ospedale, imbottito di morfina per sopportare il tumore allo stomaco in stadio terminale. Come Scrooge nella favola di Dickens, viene visitato da tre personaggi centrali nella sua vita ma che in realtà non sono davvero lì: il suo più utilizzato personaggio, la sua (ex-) moglie e il prestigiatore Houdini, per cui Lovecraft iniziò a scrivere. Tutti e tre vorrebbero convincere Lovecraft a negare la realtà e a scrivere per se stesso (e per i suoi lettori) una nuova storia che annulli il destino a cui si sta rapidamente avvicinando e lo consegni all’immortalità.
Di fronte alla morte sono possibili varie reazioni. Quella cristiana e in generale di molte religioni è di credere che la morte per la persona sia solo un passaggio da una dimensione ad un’altra, con la morte del corpo ma con la sopravvivenza di un quid di personale. Quella heideggeriana che considera la morte l’inveramento, il sigillo dell’autenticità di quanto si è fatto in vita. Un’altra posizione ancora è quella di Giovanni Gentile che, in Genesi e struttura della società, scrive che “La morte è un fatto sociale. Chi muore, muore a qualcuno”: pertanto la sopravvivenza è la capacità di restare principio vivo nell’atto spirituale, nell’avere qualcuno che ti ricordi e che ti consideri fonte d’ispirazione.
Lovecraft – quanto meno il Lovecraft di Giulivo e Rebelka – tutte queste possibilità le rifiuta sdegnosamente: ciò a cui anela è l’oblio, un oblio che riporti dopo la morte alla condizione che era precedente alla nascita. E non riescono a fargli cambiare idea neppure i grandiosi, luciferini e lisergici, panorami che si dispiegano davanti ai suoi occhi come se fossero usciti direttamente dai suoi racconti. Eppure questo destino sarà a Lovecraft negato: tanto era schivo e solitario in vita quanto la sua schiera di ammiratori si estenderà a livelli che per lui sarebbero stati sicuramente sgraditi. Anche grazie a scrittori: prima la schiera dei suoi amici – per lo più di penna – e poi a un terzetto che Lovecraft non riconosce ma che noi possiamo individuare, è sufficiente che siamo appena appassionati di fantastico, di horror, di fumetti. Scrittori che riprendono le sue tematiche, i suoi mostri totalmente alieni, il suo rappresentare l’essere umano come un granello infinitesimale in preda ad un universo di caos e li fanno diventare di culto. Lovecraft è oggi più vivo e in mezzo a noi di quanto lo sia mai stato nella sua breve vita. Dobbiamo allora dare retta a Gentile e constatare che Lovecraft non è mai morto. Ma quale Lovecraft? Nella riflessione di Giulivo e Rebelka infatti in qualche modo si sdoppia nel povero essere umano solo e desideroso d’oblio da una parte e nello scrittore-personaggio che s’atteggia a catalizzatore di una cerchia di scrittori.
Nonostante Gentile, anche Heidegger ci parla però dal libro che ripercorre la vita e le contraddizioni di Lovecraft prima ancora come uomo che come scrittore. E in particolare del suo breve matrimonio, interrotto per l’incapacità di Lovecraft di dare la giusta attenzione alla moglie, che non di meno amava a proprio modo assolutamente, tanto da non avere mai firmato l’atto di divorzio. O della madre, amata e odiata in egual misura, per il muro impenetrabile che gli aveva costruito attorno.
L’unica dimensione che allora manca è quella religiosa. La sola divinità che Lovecraft incontra nel suo viaggio verso l’aldilà è una sua creazione: Nyarlathotep che, come il diavolo con Gesù, lo tenta portandolo in cima ad una piramide e mostrandogli le storie che gli sarebbe ancora possibile creare. Ma, come Gesù, Lovecraft rifiuta e si dirige verso il proprio destino. Anche se il destino ha per lui altri piani.
I disegni di Rebelka sono quanto di più splendido ed efficace si possa pensare per la storia di Giulivo, tanto che non è materialmente immaginabile il libro realizzato da un altro disegnatore: sarebbe un libro diverso (è questo è, del resto, normale) nel senso che la riflessione sarebbe diversa. Questo perché appunto L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft non è (solo) una “storia” ma una riflessione fatta di parole e immagini inseparabili. Un libro straordinario per chi ama Lovecraft ma anche un punto di partenza per iniziare a conoscere un autore complesso, magari non particolarmente raffinato, ma geniale nelle sue invenzioni letterarie. In più il libro è impreziosito da bozzetti, da prove, da disegni aggiuntivi di Rubelka che mostrano ancor più la sua bravura.







Link nel post:
- Pagina dedicata a L’ultimo giorno di Howard Phillips Lovecraft sul sito di SaldaPress: https://www.saldapress.com/catalogo/volume/cartonato-oversized/Lultimo-giorno-di-Howard-Phillips-Lovecraft-9791254614334

Lascia un commento