L’Urania n. 1737 di aprile è il romanzo (breve: poco più di 150 pagine) Perielio d’estate di Greg Egan. Il romanzo mi ha ricordato Il ministero per il futuro di Kim Stanley Robinson (ne ho scritto qui) e dell’opera di Robinson ha sia alcuni pregi sia alcuni difetti. I difetti sostanzialmente si esplicano in una scrittura e in una storia non particolarmente brillanti e coinvolgenti. Entrambe le opere mettono la descrizione il più fedele e realistica possibile del prossimo futuro davanti alle esigenze narrative. Nel caso di Robinson – la cui opera del resto è molto più lunga e complessa – abbiamo una lettura molto più affascinante, ma l’obiettivo di entrambi gli scrittori è comunque quello di metterci di fronte a (forse meglio sarebbe scrivere: sbatterci in faccia) il disastro climatico venturo.

La parte propriamente di “fantascienza” nel romanzo di Egan sta all’inizio: la traiettoria di un sistema binario di “piccoli” buchi neri interseca il percorso del sistema solare e innesca timori per possibili disastri planetari. In realtà ben presto si capisce che il pericolo passerà (quasi) a distanza di sicurezza dalla Terra. Se però Taraxippus (questo è il nome con cui è stato battezzato il sistema binario di buchi neri) non produce danni diretti, ne produce di indiretti, spostando impercettibilmente l’eclittica terrestre e velocizzando il cambiamento climatico. In sostanza nel futuro immaginato da Egan la rana (noi) invece di cuocere quasi inconsapevolmente nella pentola la cui temperatura viene alzata impercettibilmente, si trova da un momento all’altro a fronteggiare il bollire dell’acqua. Nell’immagine la rana salterebbe fuori dalla pentola e non si lascerebbe bollire viva, ma l’umanità non ha la facoltà di saltare fuori dal pianeta e non solo tutta la fascia compresa tra i tropici diventa presto inabitabile, ma anche altre zone prima temperate sono sconvolte da inverni estremamente rigidi ed estati torride in cui le coltivazioni non sono più possibili e la vegetazione prende spontaneamente fuoco.

Il romanzo è stato pubblicato originariamente nel 2019 ma forse è stato tenuto nel cassetto fino ad ora perché narra l’odissea del protagonista Matt Fleming assieme ad amici e colleghi dall’Australia (patria di Egan) all’Antartide, in cerca di zone le cui temperature nel periodo estivo non siano letali per gli esseri umani, a bordo di una piattaforma marina mobile autosufficiente in termini di cibo, energia e acqua dolce alla cui progettazione Matt ha contribuito pensandola come luogo sicuro di fronte alle mareggiate e all’innalzamento dei mari che si temeva provocasse il passaggio di Taraxippus. Durante il viaggio si aggregheranno alla piattaforma svariate navi e imbarcazioni di profughi impossibilitati a rifugiarsi in Cina o in altre zone in cui grazie alla tecnologia sono stati creati rifugi artificiali. Ma il pericolo maggiore non saranno, per Matt e compagnia, i pirati o le incomprensioni reciproche tra le varie colonie di profughi, quanto l’incredulità delle persone che rifiutano di accettare l’evidenza del cambiamento climatico, che pensano che i consigli che Matt spassionatamente e in buona fede da loro siano un pistolotto da politico estremista.

E invece il futuro prossimo prospettato da Egan (e Robinson) è esattamente quello a cui si troveranno di fronte i nostri figli o, se va bene, i nostri nipoti, e la parte fantascientifica sta appunto nell’averlo anticipato con l’immaginato evento astrale: estremizzazione delle temperature, aumento del livello dei mari, intere zone rese inabitabili e/o desertiche, con sempre più grandi migrazioni rese necessarie dalla ricerca di cibo e sopravvivenza, con regimi autoritari quando non esplicitamente dittatoriali che approfitteranno del disordine e della disperazione. Ma immagino che per Meloni, Trump e compagnia anche Egan sia un comunista disfattista ed in ogni caso c’è l’opzione Marte del camerata Musk…

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GOCCIA DI SAGGEZZA

Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

~ Watzlawick, Beavin e Jackson