“The shrouds” significa “i sudari” ed è questa la chiave interpretativa del nuovo film di David Cronenberg The Shrouds (appunto) a cui in Italia viene aggiunto il sottotitolo Segreti sepolti che tenta di spiegare riuscendo invece (a parer mio) a sviare. Sicuramente con The Shrouds Cronenberg continua la ripresa del discorso sulla “nuova carne” dopo il precedente Crimes of the Future (su cui ho scritto qui), e lo fa, se possibile, in maniera ancora più inquietante e confusa.

Da sottolineare innanzitutto che, con The Shrouds, Cronenberg riprende la passione (già esplicitata in modo clamoroso in eXistenZ) per Philip K. Dick: possiamo infatti vedere esplicite ispirazioni sia da Ubik sia da Le tre stimmate di Palmer Eldritch. Da Ubik Cronenberg riprende l’idea del “moratorium”: l’hub post-mortem dove i vivi possono ancora rapportarsi direttamente con i propri cari defunti. In The Shrouds non possono interloquire con loro ma solo osservarli all’interno dei sudari (gli “shrouds”, appunto) che come macchine per la risonanza magnetica possono mostrare in 3D il disfacimento dei cadaveri. Se non che l’industriale Karsh (Vincent Cassell) che li progetta per non separarsi dalla moglie Becca (Diane Kruger) uccisa da un tumore delle ossa facendone anche un business, si accorge di strane mutazioni sulle ossa del cadavere proprio quando il cimitero da lui creato viene vandalizzato. Da Le tre stimmate di Palmer Eldritch invece la progressiva mutazione della moglie a causa della malattia che perde un seno ed un avambraccio (la cui visione Karsh continua a rivivere in sogno) proiettando tali stigmate sulla cliente coreana di cui s’innamora e sull’agente virtuale che lo aiuta e lo manovra in egual misura. Inoltre anche qui è potente il dubbio su cosa sia reale e cosa no: la vandalizzazione del cimeitero e l’hackeraggio dell’app che consente di vedere i cadaveri dei propri cari è davvero un complotto? E se sì, di chi? Dei cinesi che realizzano i sudari e che forse vogliono utilizzarli come rete di spionaggio globale? Dei russi, che vogliono impedire tali mire ai cinesi? Degli ecoterroristi islandesi? O solo del cognato che teme che Karsh si porti a letto la sorella della moglie?

Per certi versi il tema del complotto è l’elemento più debole e quello che più lascia a desiderare, non solo non risolvendosi (quando mai lo ha fatto in un film di Cronenberg?) ma neppure definendosi almeno al punto da avere una qualche intelligibilità. Troppi i fili accennati e lasciati cadere troppo presto senza condurre non solo da nessuna parte ma neppure senza suggerire allo spettatore strade ideali da percorrere.

Il lato affascinante del film allora non è la trama (più ancora assente che sfilacciata) ma la morbosa ossessione di Karsh per il degradarsi prima e dopo la morte del corpo della moglie. Non a caso le due scene cardini del film mi pare possano essere individuate in quella iniziale dove Karsh porta una donna durante un incontro galante a visitare la tomba della moglie mostrandole sullo schermo della lapide i resti mentre quella si mostra sempre più evidentemente disgustata e in quelle dove Karsh in sogno si congiunge con una moglie nuda ma sempre più corrotta e debilitata. Allora il difetto del film non è tanto nella inconclusività della trama pseudo-spionistica, ma nel non vedere cosa Karsh farà del cadavere e delle sue mutazioni, nel non sapere se le stigmate resteranno una sua illusione o si diffonderanno come una nuova pandemia.

In The Shrouds – a differenza di Dick – Cronenberg non ha messo nessun Ubik e quindi sia i vivi sia i morti continueranno a decomporsi senza alcuna speranza.

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GOCCIA DI SAGGEZZA

Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

~ Watzlawick, Beavin e Jackson