Ho scoperto Elli de Mon a partire dall’album Pagan Blues, pubblicato da Area Pirata Records nel 2023. In realtà si trattava allora dell’ultimo di una serie di album realizzati dal 2014 da Elli de Mon (nome d’arte di Elisa De Munari), una “one-woman-band” (come si definisce lei stessa sul suo sito) vicentina, diplomata in contrabbasso e sitar che si innamora della tradizione blues primordiale (Bessie Smith, Fred McDowell, Son House) così come del primissimo richiamo del garage punk. E non si limita a realizzare album e concerti (spesso da sola sul palco con chitarra rezofonica, batteria, campanelle, voce e suoni saturi, più in Europa che in Italia, dove ha suonato con Jon Spencer Blues Explosion, Cedric Burnside e altri) ma ha finora anche pubblicato tre libri dedicati al blues e ai Velvet Underground.

Quest’anno, dopo il successo di una campagna di crowfunding, pubblica un album e un libro che si completano l’un l’altro, entrambi con lo stesso titolo: Raìse che, in dialetto vicentino, significa “radici”. E non solo il titolo è in dialetto ma anche il testo delle canzoni che prendono spunto dalla leggenda legata al suo paese d’origine, Santorso, per cantare, in musica e in parole, una storia di crescita, espiazione e redenzione. Il nome del paese (che non arriva a 6.000 abitanti) è legato alla leggenda di Orso, figlio di un nobile francese. Al padre di Orso fu profetizzato che il figlio l’avrebbe ucciso, così, subito dopo la sua nascita, lo mandò lontano. Orso crescendo però, anche per compensare l’assenza della famiglia, diventa un guerriero valoroso a tal punto da conquistare il regno di Dalmazia. Sorpreso dalle imprese del figlio disconosciuto, il padre si pente e vuole raggiungerlo per farsi perdonare. Orso però non lo riconosce e credendolo un amante della moglie, lo uccide, assieme alla moglie e a suo figlio. Resosi conto dell’errore, sconvolto, si reca dal Papa Adriano I implorando il perdono. Il Papa gli impone per espiare il suo peccato di andare in pellegrinaggio in completa povertà fino al Monte Summano, ai cui piedi sorge appunto il paese di Santorso. Elli de Mon si concentra per le sue canzoni proprio sui dodici anni di pellegrinaggio di Orso, mostrando come progressivamente si svesta dell’alterigia guerresca, riconosca i peccati suoi e del padre (in qualche misura speculari, soprattutto nei confronti delle rispettive mogli: una picchiata e l’altra uccisa) dirigendosi verso questa montagna descritta come la meta del protagonista del videogioco Journey mentre il sole dell’alba fa capolino sulla sua vetta. Rispetto agli album precedenti, in Raìse la musica lascia spazio maggiore al testo, alla voce, che racconta le tappe del pellegrinaggio di Orso in dialetto vicentino.

Il dialetto non è nuovo agli utilizzi nella musica pop, da Creuza de ma ai 99 Posse, ai Modena City Ramblers, a Davide Van De Sfroos. Curiosamente – almeno per quanto mi riguarda – trovo più ostica, nonostante la maggiore prossimità geografica, la comprensione del vicentino di Elli de Mon che del napoletano dei 99 Posse. Ma a sopperire a questa mia deficienza arriva il libro pubblicato contemporaneamente all’album che non solo riporta il testo in italiano delle canzoni accompagnato dal testo a fronte in dialetto, ma aggiunge anche elementi interessanti pure per chi quel dialetto lo capisca come proprio: la storia di Orso che in brevi racconti viene approfondita e illuminata e le affascinanti illustrazioni di Luca Peverelli che ci mostrano anche graficamente il tormentato percorso del cavaliere penitente. Inoltre Elli de Mon, per i testi non si limita ad inventare, ma prende spunto anche da locali ballate, canzoni e ninne-nanne medievali creando un mix appassionante di antico e moderno.

In conclusione una duplice opera affascinante, sia per la piacevolezza dell’ascolto musicale, sia per la riflessione a cui conduce sulla necessità che forse tutti abbiamo di spogliarci della nostra sicumera addentrandoci in un percorso di riconoscimento degli sbagli, delle asprezze con cui allontaniamo chi ci è vicino.

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Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

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