Butcher’s Creek è un videogioco “indie” disponibile su Steam interamente creato da David Szymanski (già autore anche degli apprezzati – ma che non ho ancora giocato – Dusk del 2018 e Iron Lung del 2022, quest’ultimo in corso di adattamento cinematografico). Butcher’s Creek è l’ultimo gioco creato da Szymanski, pubblicato lo scorso gennaio, per cui l’autore ha realizzato pure le musiche (Szymanski ha anche un gruppo, Impact Hammer, che ha pubblicato nel 2021 l’album Atrocities) che si posizionano tra il dark ambient, il black metal e l’industrial.
Butcher’s Creek è un gioco brutto, sporco e cattivo: e proprio questo è il suo fascino. In prima persona andremo ad indagare su un gruppo che – sugli Appalachi – produce e distribuisce “snuff movie”, cioè film che riprendono reali sevizie e omicidi. Scopriremo trattarsi di una vera e propria setta che si muove tra boschi, scantinati, ville e chiese scomunicate e trasformate in prigione per le vittime e in palcoscenico per riti che prevedono morte e squartamento. Fin dall’inizio ci ritroveremo catturati e spogliati, soprattutto delle scarpe, per cui la nostra prima attenzione (ci muoveremo con una visuale in prima persona) sarà quella di evitare di camminare sui vetri disseminati sui pavimenti di ambienti disgustosamente sporchi. E la cifra del gioco è proprio questa: lo sporco sia morale – inevitabilmente tanto creare snuff movie, quanto andare alla loro ricerca non è indice di rettitudine – sia fisica. Anche la visuale sgranata ci immerge nell’immondizia in cui il gioco è immerso. Il gameplay non è particolarmente vario: si tratta sostanzialmente di un walking simulator in cui a sbarrarci la strada avremo turpi individui mascherati che, insultandoci, cercheranno di ammazzarci. A disposizione per combatterli avremo solo armi di fortuna – taglierini, pinze, chiavi inglesi, martelli, tubi, assi, badili – e una barra salute brevissima (tre colpi ci rispediranno a ricaricare il gioco dall’ultimo salvataggio) che potremo ricaricare solo fotografando le scene degli assassinii della setta e i corpi martoriati dei nostri stessi avversari oppure raccogliendo le istantanee abbandonate in giro con le foto delle torture. In realtà non vedremo scene di torture o esecuzioni, la situazione è solo “raccontata”, ma dovremo raccogliere le cassette video VHS abbandonate per salvare i progressi, per aprire determinati passaggi e per aumentare la barra della salute.
Ho scritto sopra che Butcher’s Creek è sporco, cattivo e “brutto”. Brutto sì, ma volutamente: di una bruttezza che diventa ipnotica e che spinge il giocatore a proseguire nei fetidi cunicoli pieni di vetri che gli feriscono i piedi, zeppi di esaltati che lo vogliono uccidere, disseminato di veleni e trappole. La storia si svolge progressivamente attraverso lettere abbandonate in giro e avvisi appuntati sulle bacheche, ma quello che lascia contemporaneamente disgustati e affascinati sono i materassi intrisi di sangue, le cineprese puntate su sedie al centro di ossa sparse, le carcasse appese alle porte e alle pareti, le celle troppo grandi per degli animali. Butcher’s Creek è una discesa volontaria all’inferno per trovare (dopo non più di due ore di gioco) il demone che si nasconde dietro alla setta e che, alla fine, si dimostra assai più deludente del mostro ambientale nelle cui viscere ci troviamo immersi lungo tutto il gioco.
Butcher’s Creek è quindi un gioco assolutamente inadatto a bambini e persone facilmente impressionabili, ma un’esperienza che può affascinare un giocatore adulto per un’esperienza di discesa virtuale nell’abiezione umana.

Link nel post:
- Pagina di Steam dedicata a Butcher’s Creek: https://store.steampowered.com/app/2512560/Butchers_Creek/

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