
Ho iniziato (come molti) ad ascoltare e ad apprezzare John Hiatt dall’album Bring the Family del 1987 dove rispondeva a suo modo a un periodo infelice a causa dell’alcolismo e del suicidio della moglie. Quello che non sapevo è che la moglie la cui prematura scomparsa ha ispirato una delle sue più belle canzoni (Have A Little Faith In Me) aveva anche lasciato anche in dono a John una figlia, Lilly, nata pochi anni prima, nel 1984. E non sapevo neppure che, dal 2012, quella figlia aveva iniziato a seguire le orme del padre, pubblicando il suo primo album: Let Down. Da allora ci sono stati altri album incasellati nell’alt-country di cui ho provato qualche assaggio musicale senza però che mi abbiano suscitato particolare entusiasmo con un sound acustico e folksy. A quanto pare però Lilly deve avere provato le stesse sensazioni perché: dopo essere caduta in depressione ed essersi sposata, assieme al marito Coley Hinson, ha estratto dal cappello una manciata di canzoni più grintose ed elettriche nel nuovo album Forever, con Hinson che suona e produce l’album.
Chi volesse rendersi conto quali affinità e divergenze ci sono tra padre e figlia si può guardare il concerto che hanno realizzato durante il lockdown del 2020 davanti ad un pubblico collegato con Zoom o simili:
Il video, reso disponibile solo di recente, non è pubblicato dagli Hiatt o dalla casa discografica, per cui è anche possibile che venga rimosso per violazione del copyright, e quindi consiglio di vederlo il prima possibile. Quello che si può notare è una certa omogeneità della proposta musicale di padre e figlia (anche perché sono entrambi in una situazione spartana di voce e chitarra acustica) e forse che il vecchio John ha un’estensione vocale più ampia della figlia e una maggiore abilità con la chitarra (ma ci sta contando gli anni d’esperienza in più). Per questo Forever è tanto più una bella sorpresa riavvicinandosi ad un John Hiatt più giovane e “rock” rispetto all’ultimo, piacevole ma un po’ troppo sonnifero.
Mi piace molto anche uno dei video rilasciati assieme all’album, quello per Shouldn’t Be che pare ispirato al primo Halloween di David Gordon Green, dove le tre generazioni di donne riuscivano a sconfiggere il mostro (ne avevo scritto qui).
Non sarà forse uno dei miei album dell’anno ma è una piacevole scoperta e un album che si fa apprezzare dall’inizio alla fine.

Link nel post:
- Sito ufficiale di Lilly Hiatt: https://www.lillyhiatt.com
- Mio post su Halloween di Green: https://ossessionicontaminazioni.com/2019/01/04/halloween-e-suspiria-il-femminile-e-horror/

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