oniricon

Edizioni Bietti ha pubblicato in formato “paperback” lo scorso luglio il libro Oniricon. Sogni, incubi & fantasticherie (pubblicato in prima edizione nel 2017) in cui Pietro Guarriello ha raccolto non solo tutte le lettere di H.P. Lovecraft dove l’autore raccontava a colleghi scrittori e colleghe scrittrici i suoi sogni ma ha anche inserito una sezione con i racconti direttamente derivati dalle descrizioni oniriche. L’idea e la struttura di Oniricon sono ripresi dal volume The H. P. Lovecraft Dream Book, a cura di S.T. Joshi, Will Murray e David E. Schultz, pubblicato da Necronomicon Press nel 1994. Il curatore Guarriello però non si è limitato a tradurre le lettere là riportate, assieme alle relative note dei curatori, ma ne ha aggiunte altre, alcune delle quali finora del tutto inedite, ampliando notevolmente l’apparato critico e bibliografico a cui vanno ad aggiungersi la corposa introduzione di Gianfranco de Turris, un saggio critico dello stesso Guarriello oltre ad un’approccio psicanalitico al mondo onirico di Lovecraft a cura di Giuseppe Magnarapa.

Riporto un ampio stralcio dal saggio di Guarriello per sottolineare l’importanza di questa raccolta non solo per i fan di Lovecraft ma per tutti gli appassionati e i critici di fantastico, “weird” e horror:

[…] non c’è dubbio che H. P. Lovecraft sia stato uno dei più grandi sognatori nella storia della letteratura fantastica, capace di visitare oniricamente paesaggi ignoti, terrestri ed astrali, di stupefacente complessità e bellezza, convogliandone le visioni nella parola scritta. Più di altri, aveva compreso l’importanza dirompente dei sogni, la loro funzione demiurgica e creativa: sfidando ogni parvenza di credibilità, passava dal mondo onirico a quello egualmente etereo, vivido e dettagliato dell’immaginazione fantastica, sempre muovendosi in ambienti irreali ed avventure che portavano verso le minacce incombenti di ogni sorta di orrore in agguato. Ecco quindi che i sogni di Lovecraft, talvolta caotici e frammentari, una volta riversati sulla pagina diventano narrazioni ben costruite, dove la realtà dell’esperienza onirica viene arricchita da dettagli che sfumano nelle pieghe del sogno.

Occorre, però, sottolineare che il mondo onirico fu per HPL ben più di una tematica letteraria: i sogni furono per lui una vera fonte d’ispirazione e meraviglia continue, oltre che un argomento ricorrente in molte sue opere, in cui analizzò sistematicamente la loro funzione nella creazione letteraria. Il dubbio su ciò che è sogno e ciò che è realtà rappresenta una delle riflessioni fondamentali dello scrittore, che assegna alle due dimensioni identico valore, come se fossero esistenze parallele, con leggi e caratteristiche simili. (p. 225)

Il tema della indistinguibilità tra sogno e realtà e quello, ad esso collegato, ed espresso a più riprese nei sogni lovecraftiani, del sogno dentro al sogno, non può non rimandare il lettore alla geniale rappresentazione cinematografica di questo tema offerta da Inception di Christopher Nolan. Se il tema è utilizzato da Nolan in un contesto “action” che poco si addice alla narrativa lovecraftiana, il tema centrale sembra ripreso direttamente dal resoconto dei suoi sogni che è possibile leggere in Oniricon. Nei sogni appaiono inoltre le versioni embrionali delle creature e dei luoghi fantastici che popoleranno i suoi Miti: dai magri notturni che popolavano gli incubi giovanili, fino a Nyarlathotep, ecc. Ma, per certi versi la parte più interessante del libro non sono tanto le lettere o i racconti, ma il colossale apparato critico che consente al lettore di orientarsi nella produzione di Lovecraft e del suo circolo letterario sia storicamente sia criticamente. Una vera miniera di informazioni, anche bibliografiche. E sta qui l’unico – veramente minimo – difetto: il mancato aggiornamento della bibliografia rispetto alla prima edizione ignora diverse raccolte uscite negli ultimi anni sia di Lovecraft sia di autori citati.

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Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

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