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Il libro La svolta biopsichica. Quarantotto brevi meditazioni filosofiche controcorrente (pubblicato la scorsa estate da Casa Editrice Astrolabio) di Franco Fabbro mi ha intrigato per il suo porsi come proposta per una nuova fase della filosofia che giunga dopo quella del pensiero greco caratterizzato dalla “meraviglia” e dopo quella fisico-matematica nata con Galileo Galilei e che perdura tutt’ora. Questa scansione Fabbro la riprende da Hannah Arendt e, alla svolta fisico-matematica, contrappone la svolta dello studio del DNA nel secolo scorso. Il DNA è un codice di istruzioni per la creazione di tutti i possibili organismi biologici presenti sulla Terra, ma esso stesso non è un organismo: piuttosto è una sorta di mappa, di linguaggio con le istruzioni per “costruire” gli organismi. Nonostante questo obiettivo, buona parte delle quarantotto brevi meditazioni riguardano proprio la dimensione fisico-matematica che Fabbro intende superare. Ma il tema è che le (relative) certezze raggiunte dalle scienze fisico-matematiche, sono messe in dubbio dalle scoperte della neuropsichiatria sulla “costruzione” della realtà da parte del sistema nervoso. Dunque la filosofia deve spostare la propria riflessione dal mondo e dalla tecnica alla esperienza umana, in particolare all’esperienza delle relazioni col mondo e soprattutto con gli altri per la formazione di un rapporto politico, che cioè sia rivolto alla organizzazione della “polis”, della comunità umana.

Personalmente penso che la proposta sia assolutamente fondata, anche se mi sembra possibile rilevare almeno un paio di problemi tra le riflessioni fabbriane che riguardano la comunicazione e la personificazione della tecnica.

Per quanto riguarda la comunicazione, Fabbro si rifà solamente ad un semplice modello che prevede emettitore+ricevitore+canale in cui il messaggio si distingue dal supporto materiale che lo veicola. Questo ovviamente “alla faccia” di McLuhan che non viene considerato né nel testo né nella biografia. Ma forse più “grave” dell’ignorare McLuhan, nel contesto delineato da Fabbro, è il suo completo trascurare Paul Watzlawick e il suo lavoro seminale sui paradigmi della comunicazione umana (ne ho pubblicato un post qui) che dimostrano come il classico modello proposto da Fabbro è assolutamente insufficiente a descrivere la comunicazione umana: questo tipo di comunicazione non è mai unidirezionale come nel modello proposto, ma piuttosto è sempre (almeno) bidirezionale e segmentata da una punteggiatura che serve ad entrambe le emittenti/riceventi a dare un senso al messaggio che altrimenti viene distorto ed equivocato (producendo incomprensione, follia, conflitti).

Per quanto riguarda la personificazione della tecnica, Fabbro scrive:

Come gli esseri viventi, la tecnica è autopoietica (accresce se stessa) e come il linguaggio essa è ricorsiva. (p. 134)

Questo posizione viene estesa da Fabbro a immaginare distopici scenari futuri alla Terminator e alla Matrix dove le Intelligenze Artificiali sfuggiranno al controllo umano. In realtà questa paura va in contrasto con quanto lo stesso Fabbro conclude, cioè che il peggior nemico dell’essere umano è l’essere umano stesso, che in una dimensione manichea (e Fabbro si riferisce esplicitamente al mazdeismo parlando di un Signore della luce e di un Signore delle tenebre che si contendono le azioni umane tra bene e male), utilizza le paure per controllare e la tecnica per distruggere. La conclusione di Fabbro si ricongiunge al concetto di democrazia dell’antica Grecia, che è lontano dal concetto di governo rappresentativo a suffragio universale quale è concepito oggi ed è legato invece ad un governo partecipativo suddiviso in entità comunitarie in cui tale partecipazione sia realmente possibile. Anche qui Fabbro pecca nel non considerare che un tipo di democrazia partecipativa quale quella a cui si richiama esiste – per quanto continuamente minacciata dai confliggenti imperialismi turco, islamico e russo – ed è il Confederalismo democratico ideato da Abdullah Ocalan e messo in pratica in Rojava (ne ho scritto due post: qui e qui). Certamente condivido la sua esortazione alla necessità di rallentare la dimensione del “fare” per ridare spazio alla dimensione del “riflettere”: per approfondire, per dialogare, per scoprire assieme come esseri umani come non ucciderci a vicenda o direttamente o tramite la distruzione del nostro ecosistema.

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Franco Fabbro

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Una replica a “La svolta biopsichica: meditazioni filosofiche controcorrente”

  1. Avatar Libri letti nel 2024 – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta

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GOCCIA DI SAGGEZZA

Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

~ Watzlawick, Beavin e Jackson