
Il terzo impero. La Russia come dovrebbe essere di Mikhail Zinovyevich Yuryev è stato pubblicato da Fanucci lo scorso aprile. Il motivo del mio interesse per questo libro è che si presenta come una sorta di The Turner Diaries (qui un mio ampio post su questo libro) in versione russa. Il problema fondamentale è che Il terzo impero è un libro di una noia assurda, al cui confronto The Turner Diaries è una narrazione avvincente: si tratta forse del libro più noioso che abbia terminato dai tempi della scuola (tanto che in più di un’occasione sono stato tentato di far valere il diritto del lettore di Pennac a non finire il libro) e si potrebbe pure valutare un’azione legale contro Fanucci che sul frontespizio (e nella presentazione sul sito) etichetta Il terzo impero come un “romanzo”. Se andiamo a cercare su enciclopedie e vocabolari (da Wikipedia alla Treccani) possiamo infatti vedere come il romanzo abbia a che fare con una “narrazione” ovvero con la descrizione di una serie di avvenimenti occorsi ad una o più persone in un contesto reale/realistico o fittizio. Il terzo impero non è nulla di tutto ciò se non in minima parte, quella iniziale dove racconta come, a partire dal 2012, la Russia, sotto la guida di Gavriil I il Grande (successore di Vladimir II), abbia cambiato la propria Costituzione trasformandosi in una invincibile autarchia militare, abbia sconfitto gli Stati Uniti e il Califfato medio-orientale, abbia inglobato nel proprio territorio tutti gli stati ex sovietici oltre a tutta l’Europa e sia di fatto lo Stato leader a livello mondiale e garante del “mondo ordinato” suddiviso tra cinque potenze: l’Impero Russo, il Califfato (che ha annesso l’Africa), la Federazione Americana (che comprende sia il nord sia il sud del continente), l’India e la Cina (che a sua volta ha inglobato sud est asiatico, Giappone e Australia).
Per questo libro alcuni commentatori/recensori (compreso l’editore del libro Sergio Fanucci) hanno parlato di “ucronia” ma sbagliando completamente. Una ucronia è l’immaginazione di un percorso storico diverso da quello realmente accaduto mentre Il terzo impero, essendo stato scritto nel 2007, non va ad immaginare un passato diverso ma un futuro: perciò rientra nel campo dell’utopia (per chi condivide le idee del suo autore) o della distopia (per tutti gli altri). Il futuro che immagina Yuryev per la Russia è legato sostanzialmente a tre elementi:
isolazionismo: la Russia non ha bisogno del resto del mondo e in particolare dell’Occidente né in termini di risorse economiche né in termini di risorse culturali, dunque deve evitare di farsi contaminare da ideologie profondamente antirusse (con cui l’Occidente ha dominato il resto del mondo nel XX secolo) come quella della democrazia;
ortodossia: la Russia deve ripristinare il primato ortodosso (anche formalmente attraverso il ripristino del calendario giuliano) non tanto bandendo le altre religioni ma garantendo solo agli ortodossi la possibilità di arrivare al governo;
autarchia militare: prendendo spunto da Fanteria dello spazio di Heinlein, Yuryev immagina che solo la casta militare degli opričniki – sorta di prototipo degli Space Marine di Warhammer – (che possono diventare tali solo se di nazionalità russa e di religione ortodossa) possa votare per designare l’Imperatore, che resta in carica per dieci anni.
Similmente ai Turner Diaries, Il terzo impero ha avuto un’immensa fortuna editoriale in Russia miscelando i sogni nazionalistici ripresi esplicitamente dalle opere di Aleksandr Dugin con la fantascienza (occidentale), grazie anche al sostegno di Putin che acquistò e distribuì migliaia di copie. Apparentemente Il terzo impero ha ispirato anche le mire espansionistiche putiniane in Crimea e in generale nei paesi “russofoni”, ma le previsioni di Yuryev si dimostrano, alla prova della storia, infondate. Il principale elemento fantascientifico che serve a giustificare gli eventi è la creazione di uno scudo che impedisce alle testate atomiche di detonare in modo che, una volta iniziato il conflitto, gli Stati Uniti sono impossibilitati a rispondere all’attacco nucleare russo. Dato per buono questo ritrovato tecnologico, ci sono altri sviluppi assolutamente inverosimili. Ad esempio l’invasione dell’Europa: anche considerando i nuovi supersoldati, il problema non è tanto la capacità di combattimento, ma le linee di rifornimento, problema che già ha minato le pretese di conquista della Russia napoleoniche prima e naziste poi, e che attualmente sta creando problemi alla Russia già con l’invasione di un paese confinante come l’Ucraina. Ad esempio l’annessione di Israele separando lo stato dal Medio Oriente mediante la sua trasformazione in isola: scavando cioè un significativo braccio marino attorno allo stato ebraico. Ad esempio infine la russificazione degli stati europei e in particolare della Germania: non è riuscita l’Unione Europea ad armonizzare i vari stati che la compongono, figuriamoci cosa succederebbe sotto una imposizione totalitaria di una cultura tutto sommato aliena (e la cosa vale anche per la previsione dell’annessione del Giappone alla Cina).
Pur se relativamente deliranti (almeno a lungo termine), queste previsioni avrebbero potuto dar luogo a una narrazione interessante, financo appassionante, se non che Yuryev declina il suo libro sotto forma di una tesi di laurea compilata dallo studente latino-americano Alvaredu Branku dos Santos dopo una permanenza studio di un anno in Russia. Quindi, una volta terminata la sintesi storica che ha portato la Russia dal primo impero (dal X al XIX secolo) al secondo (l’Unione Sovietica inaugurata da Vladimir Giuda) al terzo impero dopo la parentesi nefasta di occidentalizzazione fatta iniziare da Boris il Maledetto per arrivare al mondo ordinato a prevalenza russa del 2056 (anno in cui si immagina che dos Santos scriva la sua tesi), c’è tutta una lunga e dettagliata (oltreché noiosissima) disamina della società, dell’economia, della cultura, delle tradizioni, della politica russa contemporanea (allo scrivente immaginario: 2056) e le differenze con gli altri paesi che si dividono il mondo ed in particolare con quelli della Federazione americana (a cui appartiene lo scrivente immaginario).
Sulla pagina dedicata al libro, Fanucci ci da informazioni relative all’autore:
Mikhail Zinovyevich Yuryev (1959 – 2019) è stato un uomo d’affari e un politico, ex presidente del Consiglio per l’economia e l’imprenditoria del governo russo (1993-1995) ed ex vicepresidente della seconda Duma di Stato. Proveniente da una famiglia ebraica, Yuriev è cresciuto con il padre scrittore di fantascienza e la madre giornalista. Dopo la laurea presso la Facoltà di Biologia della MSU, ha prima lavorato per l’Istituto di Genetica Molecolare, per poi diventare nel 1990 comproprietario e direttore generale del gruppo Interprom. Sostenitore dell’isolazionismo, è stato vicino al presidente Putin fin dalla sua ascesa al potere. Nel 2018 ha fondato l’American Ethane Company insieme ad Alexander Voloshin, ex capo di gabinetto del Cremlino. Negli ultimi anni Yuryev ha condotto diversi talk show politici sulle emittenti RSN e Komsomolskaya Pravda. Muore a soli sessant’anni per motivi sconosciuti.

Yuryev quindi non è un abile scrittore (e chiunque se ne può avvedere da solo leggendo il suo libro) ma non è uno sprovveduto che immagina a vanvera situazioni irrealistiche. Forse allora la sua “morte misteriosa” è dovuta (proprio? anche?) alla sua fortuna di sostenitore del nazionalismo russo in forme che nel 2007 potevano essere gradite a “Vladimir il Restauratore”, mentre poi lo sono forse state meno dato che il decennio di carica imperiale per Vladimir il Restauratore si è esteso oltre il previsto fino ad attualmente 24 anni e la fine potrebbe essere legata più a rovesci internazionali che alla volontà di ricambio interno (con buona pace del santo successore previsto)? Del resto questo è il problema delle utopie: disegnate in modo perfetto mentre le vicende umane sono dominate da imperfezione e irrazionalità. Da questo punto di vista sono completamente d’accordo con la conclusione della recensione di Matteo Sacchi su Il Giornale:
Non si tratta nemmeno di capire quanto davvero il romanzo abbia avuto un’influenza diretta su Putin e il suo entourage. È più preoccupante che incarni una ideologia diffusa. Nel libro per altro non mancano nemmeno posizioni antiebraiche da far rizzare i capelli, o gioiosi programmi di rimodellamento etnico, come nel programma di insediamento coloniale dei russi in Europa, che a un lettore italiano potrebbero giustamente fare stringere la bocca dello stomaco.
Il “problema Russia” per l’Occidente potrebbe essere maggiore (anche perché più sottovalutato e perché la Russia è e continua ad essere un partner commerciale nonostante le sanzioni) del “problema stato islamico”.
Link nel post:
scheda de Il terzo impero sul sito di Fanucci: https://www.fanucci.it/products/il-terzo-impero-la-russia-come-dovrebbe-essere
post su The Turner Diaries: https://ossessionicontaminazioni.com/2021/03/13/the-turner-diaries-visione-di-un-mondo-senza-musica/
pagina di Wikipedia dedicata a Fanteria dello spazio: https://it.wikipedia.org/wiki/Fanteria_dello_spazio
recensione di Matteo Sacchi su Il Giornale: https://www.ilgiornale.it/news/e-nacque-terzo-impero-vladimir-restauratore-2314345.html

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