
Mi è sempre piaciuto Giorgo Li Calzi, trombettista e compositore torinese che si muove tra il jazz e la musica contemporanea, con un modo tutto speciale di suonare lo strumento e di farlo diventare cuore caldo e pulsante di corpi astratti, apparentemente artificiali di suoni. Non ho ascoltato tutto quello che ha pubblicato perché questo suo essere al di fuori dai percorsi canonici della musica lo rende difficile da inseguire sulle comunicazioni di riviste e quotidiani. Così capita che lo incontri per caso, come è capitato per l’ultimo suo album pubblicato (lo scorso aprile) assieme a Chandra Candiani: La via delle nuvole (Auditorium). Se Li Calzi lo conoscevo già (e ho qualcuno dei CD con le sue opere musicali e l’intenzione di recuperare anche i mancanti), di Chandra Candiani (all’anagrafe Livia Candiani), non sapevo nulla, e lo dico a mio detrimento. Ascoltando la voce che legge le poesie in La via delle nuvole ho immaginato potesse essere una bambina, al massimo una ragazzina. Anche la dizione è tipica di una persona molto giovane. Ad esempio nella lettura della poesia Piegare le ali ci sono due parole “complesse”: “sprimacciarsi, becchettare” che vengono declamate con l’attenzione tipica di una persona molto giovane che non ha ancora completa confidenza con la lingua e che perciò le pronuncia lentamente, ponendo attenzione alle “doppie” presenti. Ma se la dizione parla di una bambina o al più di una ragazza, il contenuto ha una consistenza simile a quella dell’acqua, tanto più profonda quanto più appare calma e limpida in superficie. Non a caso in una sua presentazione trovata sul web si scrive che:
Andando a cercare notizie su questa poetessa di cui non so nulla, scopro invece che si tratta di una donna del ‘52 che dopo aver lavorato e studiato filosofia è andata in India a studiare il buddismo ed è ritornata in Italia per tradurre testi buddisti ed insegnare meditazione. Oltre a scrivere poesie apprezzate anche da una poetessa che amo (e che mi spiace sommamente di non essere mai riuscito a invitare e a presentare nelle iniziative organizzate in biblioteca): Vivian Lamarque.
Ma dunque com’è La via delle nuvole? Per certi versi possiamo considerarlo un album musicale, per un altro verso possiamo considerarlo un (audio-) libro di poesie. Questo perché le poesie e la musica in La via delle nuvole non diventano un linguaggio “unico” qual è una canzone in cui il testo si adatta alla musica e la musica si adatta al testo. In La via delle nuvole le poesie vengono declamate dall’autrice e la musica si distende intorno ad esse commentandole ed esaltandole ma conservando una sua autonomia. Per assurdo potremmo immaginare di dividere i due elementi e leggere (ascoltare) le poesie separatamente dall’ascolto della musica e le due esperienze rimarrebbero comunque complete. Ma l’unione di poesia e musica – che non è fusione in un linguaggio unico – ottiene una sorta di avanzamento di livello: non un solo medium in La via delle nuvole, ma due, ognuno a suo modo maturo, che discorrono e si completano restando diversi. Un’esperienza che è piuttosto raro trovare in un album mentre dal vivo è più facile imbattersi in accompagnamenti musicali a letture, di prosa o di poesia. Ma in La via delle nuvole questo dialogo è pura poesia che si fa sia parole sia note, grazie anche al timbro “infantile” dell’autrice che da un tocco di purezza e ingenuità alle immagini presentate. Porto come esempio il testo de La vita nuova
La vita nuova
La vita nuova
arriva taciturna
dentro la vecchia vita
arriva come una morte
uno schianto
qualcuno che spintona così forte
un crollo.
È una scrittura tanto precisa
e netta da non lasciare dubbi
né sfumature di senso eppure
non dà direzioni né mete.
La vita nuova irrompe
come un vecchio che cade
sul ghiaccio, un pensiero
davanti a un muro, la
sirena di un’ambulanza.
Non ci sono feriti
né annunci di sciagura
solo noi da convincere
a lasciar perdere il miraggio
di una via rettilinea, di un
orizzonte, lasciarsi curvare,
piegare alla tenerezza
delle anse del destino.
La vita nuova
è come un grande tuono
sbriciolato
poi a poco a poco
l’erba si china
sotto la pioggia
la prende
la beve.
La poesia già dolce e durissima di suo (la vita nuova arriva come la morte, la vita nuova irrompe come un vecchio che cade sul ghiaccio, la vita nuova è come un grande tuono…) viene accarezzata dalla luce musicale creata da Li Calzi, anch’essa dolce ma con vibrazioni rumoristiche e dissonanze che dicono in musica quanto declamato dalla poetessa. Un dialogo quello tra la poesia di Chandra Candiani (e se mi ripropongo di recuperare gli album di Li Calzi devo a questo punto farlo anche per le sue raccolte) e la musica di Li Calzi che diventa più incantevole ogni volta che ri-ascoltiamo una poesia e la musica che l’accompagna scoprendo nuovi accordi e risonanze tra i due linguaggi.


Link nel post:
sito di Giorgio Li Calzi: https://giorgiolicalzi.com
pagina Facebook dedicata a Chandra Candiani: https://www.facebook.com/chandracandiani
Perché tutti dovrebbero leggere “Questo immenso non sapere” di Chandra Livia Candiani: https://www.justbaked.it/libri/perche-tutti-dovrebbero-leggere-questo-immenso-non-sapere-di-livia-chandra-candiani/

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