9788834744512Ho adorato Snow Crash di Neal Stephenson (attualmente lo si trova in libreria pubblicato da Mondadori) tanto da rileggerlo diverse volte, da avvicinare altre sue opere come Zodiac e L’era del diamante (entrambe pubblicate inizialmente da ShaKe e la seconda ora riportata in libreria da Fanucci, mentre la prima sembra attualmente scomparsa dal panorama editoriale italiano). Entrambe inferiori a Snow Crash ma, quanto meno L’era del diamante, decisamente con idee pesanti e che tutt’oggi possono servire ad introdurre dibattiti sull’Intelligenza Artificiale all’interno del panorama educativo. Non un caso che avessi utilizzato il romanzo come pretesto per sottolineare problemi legati all’introduzione degli ebook nei servizi bibliotecari (su Bibliotime). Nel 1999 venne poi annunciata la traduzione dell’ultimo (all’epoca) suo romanzo: Cryptonomicon. Per quel che mi riguarda l’hype era talmente alta che non solo ho acquistato il libro non appena uscito, ma ho convinto anche il (compianto) Benedetto Vecchi a farmene scrivere recensione sul Manifesto. Purtroppo il progetto è stato abbandonato e la recensione non ha mai visto la luce perché ho resistito forse metà, forse due terzi delle 1163 pagine in cui si dilungava, inutilmente e in maniera sommamente tediosa, il romanzo. Da allora ho sempre preferito ricordare Stephenson per Snow Crash piuttosto che per l’ennesimo romanzo potenzialmente deludente. Fino ad ora. E già, perché la presentazione editoriale di Fanucci per l’ultimo romanzo di Stephenson – Termination shock (a cui l’edizione italiana ha aggiunto il sottotitolo Soluzione estrema che, come vedremo, è meno pleonastico di quanto sembri) – che qui riporto:

Neal Stephenson trasporta i lettori in un mondo in cui l’effetto serra ha generato una troposfera tormentata da supertempeste, l’innalzamento dei mari, inondazioni, ondate di calore insopportabili e pandemie. Ma a qualcuno viene una “grande idea” per contrastare il riscaldamento globale. Funzionerà? E, cosa altrettanto importante, quali saranno le conseguenze per il pianeta e l’intera umanità se venisse realizzata? Spaziando dal cuore del Texas al palazzo reale olandese dell’Aia, dalle cime innevate dell’Himalaya all’assolato deserto di Chihuahua, Termination Shock – Soluzione estrema riunisce un gruppo eterogeneo di personaggi provenienti da culture e continenti diversi che si confrontano con le ripercussioni reali del cambiamento climatico. In definitiva, la domanda su cui siamo chiamati a riflettere è: può la cura essere peggiore della malattia?

Di portata epica ma con una prospettiva umana e straziante, Stephenson lancia l’allarme sulla crisi climatica, riflette sulle possibili soluzioni e sui rischi più terribili, e racchiude tutto in un’avventura speculativa coinvolgente, spiritosa e illuminante.

mi ha rimandato ad una lettura di poco più di un anno fa: Il Ministero per il Futuro di Kim Stanley Robinson. Se andate a (ri-) vedere la recensione che ne ho fatto su questo blog, noterete che, nonostante le riserve sulla qualità narrativa, ho trovato il libro di Robinson assolutamente affascinante ed inquietante nel suo affrontare l’apocalisse climatica senza edulcorazioni. Avrebbe saputo Stephenson riproporre, ovviamente a proprio modo, la stessa visione? Avrebbe saputo trasmettere ai suoi lettori la stessa urgenza di trovare soluzioni all’estinzione umana? La risposta breve è: no. E, se non volete spoiler, è meglio che vi fermiate qui, perché per darne un giudizio minimamente approfondito dovrò accennare a nodi strategici dell’intreccio.

Di che parla Termination shock, o – per usare il sottotitolo italiano – Soluzione estrema? Intanto andiamo a vedere cosa è un “termination shock”. Se cerchiamo su Wikipedia, la versione italiana ci porta fuori strada perché parla di una regione dell’eliosfera esterna all’orbita di Plutone dove il vento solare rallenta a velocità subsoniche. Dobbiamo piuttosto andare sulla pagina della versione inglese dedicata al “Solar geoengineering”: all’interno di questa voce si elencano anche i rischi, tra cui quelli relativi alla “manutenzione e shock di cessazione”. Qui è possibile leggere:

Solar geoengineering effects would be temporary, and thus long-term climate restoration would rely on long-term deployment until sufficient carbon dioxide is removed. If solar geoengineering masked significant warming, stopped abruptly, and was not resumed within a year or so, the climate would rapidly warm. Global temperatures would rapidly rise towards levels which would have existed without the use of solar geoengineering. The rapid rise in temperature might lead to more severe consequences than a gradual rise of the same magnitude.

[Gli effetti della geoingegneria solare sarebbero temporanei e quindi il ripristino del clima a lungo termine si baserebbe su un dispiegamento di tali tecnologie a lungo termine fino a quando non venga rimossa una quantità sufficiente di anidride carbonica. Se la geoingegneria solare che blocca un riscaldamento significativo si interrompesse bruscamente e non venisse ripresa entro un anno circa, il clima tornerebbe rapidamente a riscaldarsi. Le temperature globali aumenterebbero rapidamente verso livelli precedenti all’uso della geoingegneria solare. Il rapido aumento della temperatura potrebbe portare a conseguenze più gravi di un aumento graduale della stessa entità. (Traduzione mia)]

Il romanzo di Stephenson dunque parla di geoingegneria solare legata all’abbassamento delle temperature sul pianeta e, a giudicare dal titolo, da una sua improvvisa interruzione con i danni conseguenti. Giusto? Non proprio. Cominciamo allora a vedere la trama. Possiamo dire che i personaggi principali siano 3: Frederika Mathilde Louisa Saskia, regina dei Paesi Bassi; Rufus “Red” Grant, discendente dai Comanche, ex soldato e cacciatore di maiali selvatici (che gli hanno attaccato e divorato la figlia); Deep “Laks” Singh, un sikh canadese esperto in “gatka”, l’arte marziale tradizionale dei sikh. Ci sono poi personaggi che potremmo definire comprimari, tanto il loro ruolo nella vicenda è approfondito: Willem Castelein, cresciuto nelle Indie orientali olandesi occupate dal Giappone durante la Seconda guerra mondiale, gay e consigliere della regina; T.R. Schmidt, petroliere texano che, anche per innalzare il valore delle sue proprietà a Huston (che rischiano di finire sott’acqua a causa dell’innalzamento del livello dei mari, a sua volta causato dal riscaldamento globale), decide di installare nel deserto al confine tra Texas e Messico un possente meccanismo di geoingegneria: un enorme cannone che spari nella stratosfera diossido di zolfo che rifletta parte della radiazione solare, esattamente come succede durante un’eruzione vulcanica, ma mantenendo costante nel tempo l’immissione del gas riflettente. All’inaugurazione del suo cannone – battezzato Pina2bo, come omaggio al vulcano – Schmidt invita la regina Saskia e altri rappresentanti di piccoli paesi minacciati dall’innalzamento del livello del mare, come il Sindaco di Londra e esponenti separatisti di Venezia (e non si sta parlando della “vecchia” Liga Veneta coi suoi tank artigianali, ma proprio di nostalgici della Repubblica Veneta che vorrebbero uscire tanto dall’Europa quanto dall’Italia). L’atterraggio sfortunato della regina la fa conoscere con Red, che protegge lei e il suo team e li accompagna a Pina2bo (con risvolto romantico annesso). L’avvio dell’iniezione di zolfo nell’atmosfera non piace però a tutti, e in particolare i più avversi all’operazione sono gli indiani che verificano come l’operazione riduca la portata dei monsoni sul “granaio” dell’India: il Punjab. Arruolano quindi Laks, già presente sul confine indocinese per far avanzare la linea di confine a base d’incontri di arti marziali, per un attacco dimostrativo su Pina2bo, mentre altri supercannoni in costruzione nel mondo vengono attaccati da forze terroristiche. In mezzo a tutto ciò le disavventure dei Paesi Bassi e della loro regina: l’attentato cinese alle dighe che proteggono l’Olanda con il conseguente spaventoso numero di morti e di danni e i deepfake che coinvolgono la regnante e la costringono ad abdicare in favore della figlia. Senza contare – ovviamente – tutto il percorso che porta Laks dal natio Canada all’India alla ricerca delle proprie radici, che si trasformano in sentimento nazionalistico quando vede la possibilità di mettere le doti atletiche al loro servizio, circondato da un gruppo che comprende anche YouTuber che trasformano le sue imprese in exploit mediali famosi a livello mondiale. E senza contare neppure tutto il percorso di Willem che si confronta con l’enigmatico e ambiguo agente cinese Bo, ma anche con la sua famiglia allargata su tutto l’ex impero coloniale olandese e la necessità di fornire supporto e consigli strategici alla sua regina.

Se tutto ciò vi sembra confuso, è dovuto al fatto che effettivamente è confuso, anche perché ogni singolo personaggio viene seguito con dovizia di particolari non sempre necessari all’intreccio. Salvo alla fine dimenticarsi completamente – ad esempio – di Willem che, dall’inizio dell’attacco a Pina2bo, non compare più nella narrazione, mentre appena prima era stato testimone di eventi apparentemente cruciali e narrati con la solita dovizia di dettaglio: dell’attacco al supercannone in Papua, alla distruzione di un albergo, all’arrivo di agenti e militari cinesi in Papua non si sa bene se per sostenere o se per combattere i terroristi (anche se, presumibilmente, per permettere il funzionamento del supercannone). Al di là dei veneziani separatisti, davvero implausibile che un attentato come la distruzione di una diga nei Paesi Bassi, rea di morte e distruzione, venga collegata con probabilità estremamente buona ad un’azione di sabotaggio da parte della Cina e poi tutto venga lasciato cadere senza innescare una crisi internazionale (immaginiamo cosa succederebbe se oggi gli USA potessero mettere le mani su una “pistola fumante” del genere!).

E il “termination shock”? Tutto si conclude con una sorta di sfida all’OK Corral – bisogna ammettere davvero adrenalinica e, questa sì, bene orchestrata – ma, anche ipotizzando una debacle dei buoni, il “termination shock” non ci sarebbe stato comunque essendo attivi o in preparazione altri due supercannoni. Tra l’altro il tema scientifico dell’abbassamento della temperatura del pianeta, per quanto subissati di dettagli tecnici sulle modalità di emissione del diossido di zolfo da parte dei proiettili sparati, non viene mai messo in relazione ai modelli, a cui pure parecchio si accenna, che mostrano come l’immisione dello zolfo nella stratosfera porterebbero allo squilibrio di altri biomi. Per cui alla fine tutta la parte scientifica non è altro che un mastodontico McGuffin per un thriller, non particolarmente eccitante se non nella parte finale (se ci arrivate svegli).

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Neal Stephenson (foto di Cmichel67 da Wikipedia)

4 risposte a “È “Termination shock” (se non vi addormentate)”

  1. Avatar Snow Crash riletto – ossessioni e contaminazioni

    […] seguito della lettura (non proprio soddisfacente, come è possibile vedere qui) dell’ultimo romanzo di Neal Stephenson (Termination Shock), ho approfittato – anche su […]

  2. Avatar alessandro cacciatore
    alessandro cacciatore

    Beh c’è poco da dire, il libro non ha azione, sembra un cinegiornale scientifico ed annoia, si fa prima a studiare fisica.

    Alessandro.

    1. Avatar st2wok

      In realtà di azione ce n’è, ma è dispersa in troppi rivoli e deviazioni. Alcune delle quali alla fine non si sa neppure dove vadano a finire.
      Comunque grazie per il commento.

  3. Avatar Libri letti nel 2024 – ossessioni e contaminazioni by francesco mazzetta

    […] Neal Stephenson Termination shock. Soluzione estrema (Fanucci, 2024) […]

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GOCCIA DI SAGGEZZA

Dove il paradosso contamina i rapporti umani, compare la malattia.

~ Watzlawick, Beavin e Jackson