Qualche giorno fa mi è arrivato l’Attestato di iscrizione all’elenco nazionale dei Bibliotecari: elenchi di professionisti dei Beni Culturali la cui professionalità è certificata dal Ministero della Cultura. Una soddisfazione, tanto più perché anche questo per me basilare riconoscimento mi era stato negato negli ultimi mesi della mia permanenza nel Comune di Fiorenzuola. Tutto questo mi fa pensare ad alcune riflessioni che già da tempo avrei voluto scrivere e condividere soprattutto con i più affezionati utenti della Biblioteca di Fiorenzuola che si sono sentiti in qualche modo “traditi” dal mio trasferimento a Piacenza.
La storia non sarà breve per cui, se vi va di seguirmi in questo viaggio, mettetevi comodi.
La storia comincia nel biennio 2017/18. Finanziato per ⅔ dall’Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna un progetto di oltre € 20K che coinvolgeva 3 comuni (Castelvetro Piacentino, Fiorenzuola d’Arda e Monticelli d’Ongina) per la formazione sulla Comunicazione Aumentativa Alternativa (formazione di base realizzata per oltre 150 persone tra insegnanti, educatori, bibliotecari, genitori, assistenti) e sulla traduzione in simboli degli inbook (25 persone) e l’adesione delle biblioteche partecipanti alla Rete Biblioteche Inbook. Sono stati realizzati venti inbook che hanno permesso alle tre biblioteche del progetto, oltre a quelle di Sarmato e Piacenza, successivamente aggiuntesi, di aderire alla Rete e di poter mettere a disposizione degli utenti, oltre ai 20 autoprodotti ed a quelli normalmente editi dal mercato editoriale, altri 16 inbook realizzati dai progetti di Brugherio, 5 dai progetti di Cles, 9 dai progetti di Finale Emilia, 10 dai progetti di Fiscaglia e 10 dai progetti di Senigallia. Tutto il coordinamento del progetto, la predisposizione del progetto da sottoporre all’IBC, la gestione della parte amministrativa (comprensiva dell’iter necessario per affidare gli incarichi per poter svolgere le docenze e acquisire il materiale), nonché la “supervisione scientifica” è stata svolta completamente dal sottoscritto (ovviamente coadiuvato dal collega in biblioteca che si occupava della gestione quotidiana del front-office e dalla bibliotecaria di Castelvetro e Monticelli che ha aiutato tantissimo nei collegamenti e comunicazioni oltre che affiancarmi in toto sulla già menzionata supervisione). Tale progetto è stato considerato innovativo a livello nazionale per la sua capacità di coinvolgere organicamente e a pieno titolo gli istituti scolastici dalla scuola d’infanzia alla scuola superiore di secondo grado (mentre nei progetti precedenti erano coinvolti solo insegnanti a livello personale) e, per questo chi scrive è stato chiamato in varie occasioni ad esporlo in incontri dedicati ai bibliotecari sia in Regione sia fuori dai suoi confini.
Nel settembre del 2018 il Servizio Biblioteca del Comune di Fiorenzuola, prima accorpato al Settore Servizi Sociali (assieme all’Istruzione), viene riassegnato al Settore Cultura sotto la guida della Dott.ssa Donatella Bracchi. All’inizio la Dott.ssa Bracchi, in qualità di Funzionario Responsabile mi ha conservato le funzioni assegnatemi dalla Funzionaria dei Servizi Sociali di vice-Funzionario.
Nel 2019, per continuare le iniziative e le progettualità sulla Comunicazione Aumentativa Alternativa, la Biblioteca di Fiorenzuola congiuntamente all’Istituto d’Istruzione Superiore Mattei e col supporto degli Istituti Comprensivi di Rivergaro e Gossolengo, Fiorenzuola e Monticelli, delle Biblioteche di Monticelli e Sarmato, del Centro Sovrazonale di Comunicazione Aumentativa e Centro Studi Inbook del Policlinico di Milano e della Commissione nazionale biblioteche e servizi per ragazzi dell’Associazione italiana biblioteche, è stato presentato il progetto Tutti in gioco che ha ottenuto il finanziamento previsto (stavolta ben più contenuto) di € 2K a fronte dell’individuazione di una analogo contributo individuato all’interno del bilancio della Biblioteca di Fiorenzuola. L’obiettivo: formare i docenti all’inclusività dell’utilizzo dei giochi da tavolo all’interno del contesto scolastico e contemporaneamente creare giochi inclusivi ed in particolare un gioco da tavolo che prevedesse l’utilizzo della CAA. La parte relativa alla formazione degli insegnanti è delegata come organizzazione e come finanziamento all’Istituto Mattei. Che chiede al Comune, partner del progetto, la designazione di un esperto. Per concordare questo ed altri aspetti del progetto viene convocata una riunione (Prot. n. 28439 del 06/09/2019) per sabato 14 settembre al pomeriggio per favorire la partecipazione del personale scolastico (a cui la Dott.ssa Bracchi non partecipa) dove viene individuato per tale compito di formazione Andrea Ligabue, già da anni impegnato nella ludodidattica e organizzatore della maggiore fiera dedicata al gioco da tavolo in Italia: il PLAY di Modena (nel 2020 uscirà anche il suo libro per Erickson: Didattica ludica). Il giorno lavorativo successivo (quindi martedì 17 dato che il lunedì era il mio giorno libero) ho steso e inviato a tutti i rappresentanti degli enti partner, ivi compresa la Funzionaria, il verbale chiedendo ovviamente di integrare e correggere dove necessario. A seguito della riunione e della individuazione del formatore, non ricevendo indicazioni difformi a seguito dell’invio del verbale ho chiesto alla Dott.ssa Bracchi ricevendone un diniego prima contestandomi di non avere effettuato l’invio e poi – di fronte all’evidenza dell’espletamento – della impossibilità di segnalare un esperto per una formazione senza fare una valutazione comparata. Peccato che l’affidamento non era a carico del Comune ma della Scuola (stiamo comunque parlando di un impegno di qualche centinaio di euro) e che la scuola chiedeva semplicemente conferma formale dell’individuazione in modalità collegiale. Fatto sta che la questione si è protratta per mail e giorni con una intera mattinata dominata da una discussione animata in cui la Dott.ssa Bracchi mi contestava la competenza di segnalare esperti in ambito ludico (così come implicitamente a tutte le insegnanti e dirigenti intervenute alla riunione la competenza per valutare segnalazioni mie o altrui). Nonostante lo scontro, l’Istituto Mattei ha comunque finanziato ed organizzato la formazione ed il progetto è stato completato. Tuttavia il contesto in cui mi sono trovato a lavorare si era deteriorato oltre un limite che giudicavo accettabile. E questo non è stato che l’episodio che ha siglato definitivamente la decisione. Il crescendo aveva visto la richiesta di sanzione formale (a quel che mi è a suo tempo stato riferito dalla Dott.ssa Bracchi su richiesta del Presidente del Consiglio comunale dell’epoca Arch. Andrea Pezzani) per l’articolo condiviso sulla pagina Facebook della Biblioteca: 6 italiani su 10 non leggono. e questa politica ne è una conseguenza. Si tratta di un articolo lungo e argomentato ed a mio carico devo ammettere di non averlo letto tutto prima di condividerlo. Perciò non mi ero accorto che, all’interno della sua disamina, l’autore Mattia Madonia scrive:
Tutto ciò non dovrebbe stupire, se si considera a chi vengono affidati certi ruoli di fondamentale importanza riguardo a questi temi. L’esempio più calzante è quello della leghista Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria alla Cultura. Un ruolo delicato, che richiederebbe un minimo di competenza in materia. Eppure, intervistata dalla trasmissione di Radio1 Un giorno da pecora, ha confidato di non leggere un libro da tre anni. D’altronde Umberto Eco aveva sintetizzato i tratti del Carroccio dicendo: “Cos’è il leghismo, se non la storia di un movimento che non legge?”. Non sorprende quindi che il governo gialloverde demonizzi gli intellettuali, associandoli a loschi individui distanti dalla realtà del popolo – sì, i famigerati radical chic.
Nonostante il totale accordo personale con quanto scritto ho da subito concordato con l’inopportunità di collegare tale giudizio alla pagina di una Biblioteca in un ente amministrato da una Giunta di Centrodestra. Perciò non solo ho rimosso immediatamente il link all’articolo ma mi sono anche scusato via mail con l’interessato (esponente locale della Lega): questo non è bastato e, dopo una richiesta di consulenza all’Ufficio Associato Interprovinciale Prevenzione e Risoluzione Patologie del Rapporto di Lavoro di Lugo (RA) è stata comminata al sottoscritto una formale sanzione sotto forma di rimprovero verbalizzato in data 19/03/2019.
Durante il 2019 c’è stata inoltre la destituzione del sottoscritto dalla funzione di vice-Funzionario e la spiacevole vicenda della gara di appalto per la fornitura triennale dei libri alle Biblioteche di Alseno, Carpaneto, Castell’Arquato, Castelvetro, Fiorenzuola e Monticelli durata oltre 6 mesi (impedendo qualsiasi acquisto alle biblioteche fino a novembre inoltrato) per questioni indubbiamente importanti legati alla correttezza delle offerte presentate, ma che sono state affrontate senza la solerzia che ritengo indispensabile per non interrompere (come è successo) il servizio pubblico gestito. C’è poi il caso dell’invito (inoltrato tramite PEC) al sottoscritto a Senigallia da parte di Francesca Pongetti, responsabile della Biblioteca speciale della Fondazione A.R.C.A. per raccontare a insegnanti e bibliotecari l’esperienza del progetto CAA coordinato da Fiorenzuola. La lettera è del 16 settembre e, facendo seguito ad essa, ho richiesto “missione” per potermi recare a Senigallia in orario lavorativo e con le spese rimborsate in considerazione che l’invito mi arrivava in qualità di dipendente del Comune per rendicontare del lavoro fattovi. Nonostante diversi “promemoria” via mail la richiesta non è mai stata presa in considerazione (fosse stata rifiutata per motivi di budget avrei potuto chiedere a Pongetti quanto meno il rimborso delle spese) e alla fine sono andato a Senigallia a spese mie perché convinto che l’esperienza fatta dalle biblioteche del piacentino coordinate da Fiorenzuola meritasse di essere condivisa e divulgata. Ulteriore elemento per me destabilizzante è stata l’“offerta” di spostarmi dalla Biblioteca all’Ufficio Personale.
Tutto questo accumularsi di vissuto professionale per me estremamente negativo mi ha indotto a partecipare alla selezione per un Bibliotecario da parte del Comune di Piacenza da assumere tramite mobilità. Anche qui c’è stato ulteriore motivo di scontro perché il Comune di Piacenza ha richiesto la documentazione che comprovasse che svolgessi effettivamente mansioni da Bibliotecario, essendo stata (anni prima per tutti i dipendenti del Comune di Fiorenzuola) la qualifica “anonimizzata” per i D in “istruttore direttivo” generico. La qualifica specifica era attestata però sia dal contratto (n. 18/03) in cui si dichiarava l’inquadramento del sottoscritto nel posto di Istruttore Direttivo Attività Educative-Bibliotecarie sia dall’Associazione Italiana Biblioteche a seguito della verifica dei requisiti professionali. Comunque, dato che i tempi della mobilità si allungavano in maniera preoccupante (il Comune di Piacenza aveva inviato richiesta il 14/10/2019 (prot. 117335), il 1° febbraio 2020 (prot. 3667) ho inoltrato una richiesta di reintegro del profilo professionale, a cui il 4 marzo (prot. 7365) la Dott.ssa Bracchi rispondeva scrivendo:
In relazione alla richiesta in oggetto, si comunica che risulta agli atti di questo Ente che con prot. n. 25884/2006 Le é stato comunicato che “dal 09/08/2006, per effetto dell’atto della G.C. di rideterminazione della dotazione organica preventivamente concordata con le organizzazioni sindacali, il suo profilo professionale é il seguente: ISTRUTTORE DIRETTIVO. Il cambio di profilo, a parità di mansioni, non comporta variazione del contratto individuale di lavoro in essere“.
Non risulta agli atti di quest’ufficio alcun altro atto in merito. Né risulta alcuna Sua richiesta/iniziativa in merito a far tempo dalla citata comunicazione del 2006.
Si ricorda che l’adozione di atti amministrativi, quali anche le deliberazioni di determinazione delle dotazioni organiche, si motivano sull’interesse pubblico primario, che ogni P.A. persegue e tutela prioritariamente.
Per eventuali ulteriori verifiche istruttorie si chiede quindi di integrare eventualmente la richiesta in oggetto con l’esplicitazione dell’eventuale interesse pubblico di questo Ente alla modifica del profilo di Istruttore Direttivo in oggetto.
Risposta che evita accuratamente di rispondere nel merito richiamando burocraticamente atti e disposizioni ma arrivando oltre i 30 giorni previsti dal legislatore come tempo massimo per le risposte ai cittadini. Interpellata l’AIB a proposito, mi sono stati forniti elementi per corroborare ed integrare la richiesta, ma a quel punto è subentrato il Covid, il lockdown e un periodo per me molto prossimo alla depressione. Da segnalare che era in preparazione per la Fiera del libro per ragazzi di Bologna del 2020, in collaborazione tra AIB e Centro Studi Inbook, un evento importante in cui avrebbero dovuto confrontarsi tutti gli attori della filiera del libro in simboli (biblioteche, scuole, autori, editori, librai) la cui preparazione avevo seguito praticamente nel tempo libero (soprattutto riguardo alle riunioni effettuate a Brugherio e a Melegnano), memore del pregresso di Senigallia. Questo ovviamente è ovviamente saltato (e purtroppo non è stato più recuperato) ed anche questo è stato un elemento che ha pesato sul morale e sulla psiche.
Prima di arrivare alla conclusione forse vale la pena di fare una ulteriore digressione. Come richiamato sopra, a seguito delle procedure selettive, il Comune di Piacenza ha richiesto l’attivazione della mobilità il 14 ottobre 2019. Il passaggio effettivo dal Comune di Fiorenzuola al Comune di Piacenza è avvenuto il 1° febbraio 2021. In mezzo ci sono stati “solleciti” da parte del Comune di Piacenza e del sottoscritto che si è rivolto ad un avvocato per sollecitare la procedura le more della quale erano giustificate dalla Dott.ssa Bracchi con la necessità di sostituire la figura professionale (in effetti nell’autunno 2020 si è svolto il concorso, anche se già a fine 2019 avevo recuperato preventivi di cooperative bibliotecarie per coprire la mia assenza con personale qualificato). Curiosamente la Dott.ssa Bracchi ha interrotto il proprio rapporto lavorativo col Comune di Fiorenzuola prima del mio effettivo passaggio al Comune di Piacenza. Le motivazioni mi sono state esplicitate dalle classiche “voci di corridoio”, ma eviterò accuratamente di riportarle, essendo – a differenza di tutto il resto qui riportato – non supportate o supportabili da documentazione. Se non ché, a gennaio 2021, le colleghe nel Comune di Fiorenzuola mi hanno chiesto: non rimarresti qui, adesso che la Dott.ssa Bracchi non c’è più? Ora praticamente per tutta la mia vita lavorativa sono stato attivo sindacalmente, ricoprendo anche il ruolo di RSU, quindi un minimo di consapevolezza e capacità di valutazione delle dinamiche contrattuali penso possa essermi riconosciuta. Tale consapevolezza in casi come questi mi dice che l’Amministrazione non ha alcun obbligo di concedere la mobilità. Ma è chiaro che se un dipendente chiede la mobilità lo fa o perché pensa di poter ottenere nella nuova collocazione un upgrade professionale o perché si trova a disagio nella attuale collocazione e vede la nuova come uno strumento per ovviare a tale disagio. Una Amministrazione che rifiuta una mobilità ha la concreta possibilità di trovarsi a carico un dipendente demotivato con: bassi rendimenti lavorativi, aumento della conflittualità, possibile incremento delle assenze. Per questo l’Amministrazione che intende mantenere un dipendente che ha richiesto la mobilità conviene che affronti le motivazioni del dipendente stesso cercando di offrire una appetibile contropartita per la permanenza. Alla luce di ciò la mia risposta alla domanda delle colleghe è stata che sarei stato certamente disposto a valutare l’opportunità di restare alla Biblioteca di Fiorenzuola, ma che era l’Amministrazione che avrebbe dovuto prospettarmi tale possibilità (eventualmente anche offrendo qualche contropartita: è da quando è andato in pensione l’originario Funzionario responsabile del Settore Servizi sociali-educativi-biblioteca – Dott. Franco Negrotti – che la mia proposta, anche all’Amministrazione precedente, era stata quella di razionalizzare i settori unendo Cultura, educativi e biblioteca). Tanto più che oltre 32 anni di servizio facevano per me della Biblioteca di Fiorenzuola una partner con una consuetudine maggiore della mia stessa consorte e la mobilità stessa un trauma almeno pari a quello di un divorzio. Per altro la ricerca non era per me quella di una crescita professionale, in considerazione del fatto che le competenze professionali che – bene o male – mi sono riconosciute a livello nazionale e, un poco, anche internazionale, sono quelle raggiunte all’interno della Biblioteca di Fiorenzuola: il gaming in biblioteca (e non posso non ricordare che più di metà della collezione di giochi da tavolo sono una donazione personale di giochi acquistati, provati in famiglia quando i figli erano piccoli, e poi portati in biblioteca per farci giocare tutti, ma anche che la Biblioteca di Fiorenzuola è stata prima biblioteca italiana ad avere una collezione di videogiochi, biblioteca capofila per l’adesione italiana a International Games Day @ your library, prima biblioteca a progettare un gioco da tavolo in simboli) e la Comunicazione Aumentativa Alternativa. Detto per inciso, uno dei motivi che mi hanno indotto al presente “cahiers de doléances” è il notare che in questi due ambiti per cui la Biblioteca di Fiorenzuola era riconosciuta a livello nazionale ormai la progettualità e operatività sono minime se non nulle (ed ho il sospetto – ma qui sono su un terreno di pura speculazione – che la responsabilità non sia di chi mi ha sostituito, precedentemente una dei principali motivatori e collaboratori su questi ambiti all’interno di altre biblioteche della provincia). Non vi erano neppure motivazioni economiche, dato che con la mobilità sono arrivato nel Comune di Piacenza col medesimo livello reddituale acquisito a Fiorenzuola, a cui ovviamente sono da aggiungere in negativo i costi per gli spostamenti.
La conclusione infine: sono dovuto andare via dalla Biblioteca che da bambino mi ha visto imparare a leggere ed innamorarmi dei libri al punto da voler diventare bibliotecario, anche perché la qualifica (e il lavoro e la dignità) di bibliotecario mi venisse riconosciuta, per continuare a fare non il lavoro in cui sono bravo (ad altri lascio le valutazioni) ma il lavoro che amo fare. Andare via dal Comune di Fiorenzuola era ormai per me l’unico modo – a livello di Polo bibliotecario piacentino – di continuare a lavorare anche per gli utenti della Biblioteca di Fiorenzuola che mi hanno testimoniato stima ed affetto. Era l’unico modo per salvaguardare la mia personale etica che si rivolge (e si è sempre rivolta nonostante i superiori e le Amministrazioni che si sono avvicendate) al lavoro prima di tutto come una passione con cui rendere un servizio, con cui svolgere attività che appassionano, piuttosto che mero mezzo per percepire denaro per la sussistenza, mezzo sofferto e perciò approcciato tentando il più possibile di non lasciarsi coinvolgere.

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