CRIMES-OF-THE-FUTURE-posterSono passati ormai dieci anni da quando mi venne chiesto di partecipare ad una rassegna cinematografica alla Biblioteca Passerini-Landi di Piacenza presentando un film che amavo in modo particolare. In quell’occasione portai non “un” film ma un dittico: Videodrome ed eXistenZ di David Cronenberg. Un dittico magari non esplicito, ma i cui legami (al di là dell’ovvia presenza del medesimo regista) avevo tentato di spiegare al pubblico, riportando poi le riflessioni anche qui. Quando ho saputo del nuovo Crimes of the Future non ho potuto fare a meno d’essere eccitato pensando alla ripresa dei temi presenti già negli altri due film. Devo ammettere che l’ultimo Cronenberg non mi ha – per usare un eufemismo – fatto impazzire. Spider l’ho iniziato e mai finito, A History of Violence ha principalmente il merito di aver dato il via al filone dei quieti cittadini che si trasformano in vendicatori invincibili, Cosmopolis e Maps to the Stars non li ho proprio visti e A Dangerous Method (rivisto due giorni fa) è interessante (ma non entusiasmante). Crimes of the Future riprende invece i temi della mutazione del corpo e della sessualità deviante (ossessioni del primo Cronenberg ed entrambe ben presenti sia in Videodrome sia in eXistenZ) proiettandoli in un futuro in cui l’umanità ha debellato il dolore ma al prezzo di trovarsi in un crepuscolo incolore. Se il tema della body art, le incisioni del corpo per estrarre i tumori che sono contemporaneamente nuovi organi, si fonde efficacemente con quello di una sessualità esausta che riesce ad esprimersi solo tramite il taglio del corpo del partner effettuato mediante avveniristiche installazioni per le autopsie (piuttosto che con il metallo delle automobili come in Crash) con la mediazione di pod simili a quelli utilizzati per i videogiochi in eXistenZ. Anche qui siamo testimoni di un complotto da parte di una fazione che vorrebbe impedire l’espianto degli organi mutanti ed utilizzarli piuttosto per far sì che il corpo umano riesca a metabolizzare la plastica, materiale che costituisce i rifiuti che stanno soffocando il mondo. C’è poi un’altra fazione che vuole realizzare una sorta di contest per premiare la bellezza interiore. Ovviamente c’è la fazione ufficiale che controlla lo status quo. Il protagonista è Saul Tenser (Viggo Mortensen), star della body art, che cresce all’interno del suo corpo gli organi tumorali per farli estrarre in performance pubbliche dalla sua compagna, la chirurga Caprice (Léa Seydoux). Tenser è contemporaneamente parte di tutte le fazioni ma, più che protagonista o catalizzatore, sembra barchetta sballottata dalle onde.

Potenzialmente svariati dei temi e delle intuizioni presenti nel primo Cronenberg e nel suo “dittico” sono presenti anche qui. Cosa dunque lo rende, a differenza di quelli, un film decisamente meno interessante e, alla fine, abbastanza noioso? Forse proprio la sua estenuante crepuscolarità: le uniche emozioni arrivano dalle due tecniche che teoricamente dovrebbero sistemare le installazioni ma che invece erompono nella trama sia sessualmente sia criminalmente, ma senza mai che ci sia spiegato o suggerito a quale fazione appartengono, quali siano le loro motivazioni. Tutto il film è sostanzialmente come l’inquadratura dei corpi nudi di Tender e Caprice all’interno della macchina per le autopsie, immobili dopo essersi reciprocamente tagliati. La potenzialità erotica della sequenza è congelata dal vedere entrambi esausti e prosciugati da qualsiasi energia. La rivoluzione alle porte in Videodrome e in eXistenZ è, in Crimes of the Future, solamente estinzione e scomparsa. Neanche morte alla fine: nel film ci sono tre morti violente, tutte e tre insensate e “inutili”. La rivoluzione è un “fade out”, un affievolimento fino al completo scomparire. La cifra del film è l’assenza del dolore che ha privato la specie umana di un controllo importante trasformandola in un auto che, senza la spia del carburante, continua a camminare sempre più lentamente fino al completo arresto. E noi, spettatori nella sala cinematografica, non possiamo fare a meno di deprimerci vedendo che quella spia mancante, che nella finzione cinematografica è il dolore, nella realtà è empatia e compassione.

Crimes of the Future

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